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Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo

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Appendice

Non posso però terminare un racconto sulla mia esperienza diciottina, qualunque sia la sua

destinazione, senza una citazione - che è anche il ringraziamento d'ufficio- degli amici che sono

stati maggiormente vicini a me, allo Sci Club 18, e alle vicende che ho narrato. E allora ecco

qua.

Prima di tutti Nicolò, che per me "è" lo Sci Club 18 più di ogni altro; poi, ma a pari merito,

Harvey, uomo di grandissimo intuito, al quale l'unica cosa che non perdonerò mai è quella di

sentirci poco. Quindi Ascanio Palchetti, che è stato come un padre e un amico carissimo; Mario

Franchetti, che era diciottinissimo anche lui, e di fascino leggendario; Dino Zamboni, un stountman,

sulla neve e sui materassi; e che dire del Fileno, al quale il 18 dovrebbe fare un

monumento in legno pregiato. E poi il mio amico Giovanni Pierobon, che massacrandomi

incessantemente i coglioni per una buona quindicina di anni ha portato tutta questa vicenda a

dimensioni impensabili. Gustavo, arguto come pochi, e confidente di primissimo ordine;

Francesco Colonna, Principe, e tesoriere per censo; Vittorio Sambuy, presidente telegrafista,

marinaio, narratore, e figliol prodigo; Gianandrea, compagno di gare, di viaggi in mezzo a

bufere di neve, e di imprevedibili casini; Dante Bini, che si farebbe uccidere per la causa, e

Carlo Durazzo, la maschera di ferro, esperto in avannotti, statistiche e demoskopea; Roberto

Battista, che anche lui, con la sua testa sulle spalle, per il 18 ne ha fatte davvero tante e sempre

al momento giusto; Lorenzo Attolico; Eugenio Monti, un campione da Tavola Rotonda; Furio

Nordio, prototipo perfetto di proto-diciottino; Anna Bozza, anche lei nelle fila dei prototipi,

unica donna veramente diciottina senza esserlo mai stata. E poi Carmelo, un errore di

montaggio, che tuttavia si impose sul mercato; Zeno Soave, un giallo nell'imprenditoria del

Nord Est, nonché scippatore di Club House; Adriano Vigo, privo di legamenti e con le ossa tutte

rotte; Tita dalla Zonca, un duro della discesa libera; Filippo Rusca, come il cavallo, non sai mai

cosa pensa! Paolo Asta, tombeur de femmes e bon vivant; Cesare Piovene, instancabile, e

stipatore di elicotteri; Paolo Scaroni, ormai irraggiungibile, e Antonio Puri Purini, intoccabile;

Patrizia Medail (ma che cosa non ha fatto, quella). Doris Pignatelli, no comment; mio fratello

Carlo, sempre a brontolare; Alvise di Canossa, sponsor per eccellenza; Giorgio Emo, residente

in automobile, Gaddo della Gherardesca, l'unico ad aver introdotto una Regina a Malga Lareto;

Ernesto Gazza (babbo di Carmelo); Rinaldo, un incrocio tra Zatopek e Gunther Sachs; sua

sorella Puni (più prudente teaser). E poi i Reale, e i Rebecchini, e i Folonari, che mi han sempre

fatto spavento come i Cinesi; e ancora gli ottimi Viansson, Bonacossa, Borri, Alvise de’ Faveri,

Selvatico, Degli Uberti, Delle Piane, Gioscia, Marzotto, Kechler, e tutti, tutti gli altri, perché

non si può qui trascrivere, e commentare, l'intero elenco dei Soci.

Un'ultima speciale menzione è tuttavia dovuta al presidente in carica Piero Colonna, forza

Roma, e viva il 18!

Firenze, 9 gennaio 2004

La famiglia Reale e il 18 di Amedeo Reale

La storia della mia famiglia con la neve, con Cortina e lo Sci Club 18, ha radici antiche e, tutto

sommato, molto bizzarre, se si pensa alle nostre origini leccesi.

Mia nonna, veneta, e mio nonno, leccese, frequentavano Cortina dagli anni ’30.

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