Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo
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annunciare che Mc Indue è morto qualche giorno prima (l'avevo letto su un giornale inglese).
Eugenio rinuncia definitivamente a farsi toccare da qualsiasi altro e si tiene un naso
leggermente storto in punta, che d'altronde gli sta proprio bene».
Onorificenze e meriti sportivi di Eugenio
UNA GRANDE CONDOTTA ED INTEGRITA’ SPORTIVA
Nel 1964 i Giochi Olimpici Invernali furono aperti ad Innsbruck, i grandi favoriti nel bob a
quattro erano gli austriaci, di casa, e gli italiani. Gli esperti davano ai canadesi una possibilità
come outsiders. Qualche cosa di magico accadde. Canada 1 batte il record olimpico nella prima
discesa e ha un mezzo secondo di vantaggio sul resto dei concorrenti. Durante quella prima
discesa da record ci fu un problema. I canadesi nell’ultimo tornante erano troppo veloci e la
slitta impattò il muro di ghiaccio. L’incidente rovinò un asse portante della slitta.
Se non l’avessero riparato, i canadesi sarebbero stati squalificati.
Eugenio Monti e il suo equipaggio non volevano vincere se non concorrendo contro i migliori
nelle stesse condizioni. Quindici minuti prima della partenza, della successiva discesa dei
canadesi, Victor Emery, il guidatore, raggiunse la partenza e trovò la sua slitta rovesciata. Gli
italiani l’avevano smontata. L’impatto contro il muro di ghiaccio aveva causato un danno al
primo asse. I meccanici di Monti stavano facendo del loro meglio per ripararlo.
Con l’aiuto di Monti, Canada 1 riprese la gara e mantenne la sua prima posizione. Vinsero la
medaglia d’oro e Monti fu medaglia di bronzo.
Questo è solo l’inizio di una grande storia.
Nella gara di bob a due, Tony Nash della Gran Bretagna, dopo la sua prima discesa, fece il
miglior tempo. Una vite che assicura l’aggancio del seggiolino dei concorrenti al telaio, si era
storta. Eugenio, che era in partenza con la sua slitta, gli comunica " Mandatemi un inglese con
una chiave all’arrivo e vi darò la mia vite”. Rispettando la sua parola ed ignorando le domande
dei giornalisti italiani sorpresi, dopo il suo arrivo, dà la sua vite, che è riportata in partenza e
rapidamente avvitata al bob Inglese. Alla fine della gara Tony Nash e Robin Dixon della Gran
Bretagna vincono la medaglia d’oro ed Eugenio quella di bronzo ed il premio Pierre de
Coubertin per il fair play dimostrato.
Eugenio fu aspramente criticato dalla stampa italiana, ma fu sportivamente molto chiaro nel
dichiarare che “Nash non aveva vinto perché gli ho dato la vite, ha vinto perché ha fatto le
migliori discese”
La grande lezione di Eugenio è stata che un vero sportivo, che capisce l’ideale Olimpico, vuole
vincere contro il migliore concorrente nel migliore dei suoi giorni. Non è felice ma scontento
quando i migliori concorrenti subiscono un danno o sono squalificati.
La motivazione del premio Pierre de Coubertin è la seguente:
“His act represents sportsmanship at its best: the pursuit of victory with zeal and passion,
recognizing that there is no true victory without honour.
Eugenio Monti and his Italian team represent everything that is important in life. We must
not only give the best of ourselves, but also give the best to everyone around us.”
“La sua azione rappresenta la sportività nel suo migliore aspetto: la ricerca della vittoria con
zelo e passione, riconoscendo che non c’è vera vittoria senza onore.