Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo
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erano mai stati proprio del tutto integrati nella vita del Circolo, si erano considerati, o peggio
"sentiti" dimessi ed erano conseguentemente tornati nei loro alvei di provenienza senza che
alcuno muovesse un dito oppure se ne accorgesse. In sostanza la squadra non c'era più.
E infine la Club House; la moglie del proprietario era morta tragicamente, la sua famiglia si era
sfasciata, e senza riferimenti precisi, Zardini progettava di farne un ristorante per i figli e
nicchiava sul rinnovo dell'affitto. Insomma, vista dall'interno, c'era molto da fare, e senza
perdere tempo.
"A maniche rimboccate"
A Firenze dicono: hai voluto la bicicletta? o pedala! E questo calzava con la mia situazione di
allora. Ad ogni modo, dei tre principali problemi, che erano la Club House, la squadra, e le
turbolenze sociali, presi in seria considerazione soltanto il primo, perché era quello più serio; il
18 si era ormai plasmato intorno a quella struttura e il perderla sarebbe stato un colpo duro. Il
problema della squadra si sarebbe probabilmente risolto di lì a un paio d'anni con l'affacciarsi di
un nutrito gruppo di ragazzini.
La seconda Club House
Il progetto di Vietti
Fin dagli anni del mio primo mandato avevo valutato la precarietà di Staulin e la conseguente
necessità di assicurarci una struttura più adatta e durevole.
Ai fini formali avevo quindi impostato uno schema con i Soci Fondatori che contemplava
l'inserimento in statuto di una nuova categoria di "Soci Sostenitori", atti a dare corpo e mezzi a
una ipotetica impresa fondiaria. Fu poi Mariano Delle Piane, nel corso di una riunione che si
tenne a Scandolara, nella casetta di Ascanio Palchetti, ad introdurre il concetto del "socio
esterno" (il famoso Club Member), sostenendo che lo Statuto non doveva neppure essere
toccato. Un concetto questo che raccolse immediato consenso tra i Fondatori e che prevalse poi
nelle successive messe a punto dello strumento di attuazione dell'iniziativa.
Ai fini esecutivi, considerati i costi e l'estrema difficoltà di reperire un immobile pronto, avevo
optato per una nuova costruzione. È vero che era quasi impossibile costruire ex novo a Cortina,
tuttavia il 18 godeva di buona popolarità e la sua "Club House" poteva in qualche modo passare
per una struttura sportiva, superando così i vincoli del piano regolatore. Il Sindaco stesso mi
aveva indicato questa impostazione e arrivò a suggerirmi un tecnico al quale affidare la ricerca
dell'area più adatta. Così il terreno fu presto reperito dalle parti di Rumerlo; quarantuno
diciottini anticiparono un milione a testa (più uno che ne mise tre!), acquistammo un'opzione a
due anni ed il nostro socio Gigi Vietti, con grande entusiasmo, mise insieme (e ci regalò) un
bellissimo progetto che fu presentato in Comune.