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Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo

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DANTE BINI INTERVISTA A VENEZIA NEL 2001

In modo asciutto e chiaro racconta il suo rapporto con lo sci club 18 e soprattutto con i soci che

lo compongono. Un percorso romantico e suggestivo attraverso la storia di questo gruppo.

« E' impossibile ricreare lo spirito dello Sci Club 18 racchiudendolo in un libro. Ci sono troppi

coinvolgimenti sociali, sono avvenuti troppi fatti, ci sarebbero troppi aneddoti da raccontare.

E' impossibile perché non si può definire il significato di amicizia. Noi sentiamo questa

amicizia, la viviamo, la teniamo custodita, ed è una cosa nostra. Bisognerebbe prima definire il

senso che diamo a questa parola. Questo sarebbe lo spirito dello Sci Club 18.

Io ho viaggiato. Vivo all'estero, negli Stati Uniti, sono stato in Australia e Giappone, in paesi

lontani ma ogni volta che torno qui ho la sensazione di cancellare quegli anni che mi hanno

tenuto lontano dagli amici.

La mia famiglia comprò la casa a Cortina nel 1936 e buona parte dei “diciottini” li conosco da

allora ed è un fenomeno unico nella mia vita. Li rivedo tutti in un ambito straordinario che

crea nell’animo suggestioni e il valore estetico di quelle montagne ne rafforza le percezioni. E'

un ambiente immobile nel tempo. Cortina, circondata dalle Tofane, dal Faloria. Questa

immobilità rappresenta l'immobilità dell'amicizia tra di noi.

Parliamo ampezzano e lo spirito della valle, della montagna, dell'amore per lo sport, per le

rocce, per le camminate all'aria aperta ci accomuna. Nicolò Donà delle Rose, Nicola Gandini

erano ragazzini piccoli, quando io facevo già parte della squadra universitaria. La prima volta

che vidi Gandini fu sul Faloria, alla partenza del canalone. Indossava un cappuccio di lana.

Noi principi della neve eravamo lì fermi a guardare. Questo ragazzino si mise a uovo e parti

con leggerezza, e una grinta da campione che mi fece chiedere chi fosse quel prodigio che non

faceva parte del nostro gruppo e così, dopo anni di attività agonistica, ne è diventato anche il

presidente.

Ognuno di noi porta con sé ricordi fantastici e ognuno ha un suo modo di vedere lo Sci Club 18.

Roma rappresentò la culla, la fucina creatrice della iniziativa associativa. A Cortina si

sviluppo il movimento sportivo. Nel 1936, quando appunto la mia famiglia prese casa c'erano

poche famiglie, i De Faveri, i Giuliano, i Devoto, i Marchi di Firenze.

A Cortina vissi la mia infanzia, frequentai le scuole elementari e per andare a scuola dovetti

imparare a sciare perché era l'unico mezzo per raggiungere i banchi.

E non voglio dire di più dello Sci Club 18 perché il mito se troppo svelato perde la sua forza.

Piccole cose preziose legate ad atmosfere suggestive, alla giovinezza, all'amicizia, alla vita ».

Sciare con Rolando Zanni (racconto di Carlo Durazzo)

«Incontrai Rolando ai piedi della pista del Blauherd a Zermatt nel marzo del 1952. Avevo 18

anni e stavo per finire la scuola in Svizzera in un collegio di Losanna (avrei dato la maturità

svizzera in giugno). Ero stato in collegio in Svizzera fin dall’età di 12 anni prima a St Moritz,

dove avevo almeno imparato a sciare e facevo parte come junior del glorioso Sci Club Alpina.

Mi piacevano molto le grandi gare di discesa che si facevano allora in primavera delle saghe

fra gli sciatori locali e spesso internazionali, le discese duravano alle volte, per i migliori, più

di 20 minuti! Avevo preso parte alle più famose; la Diavolezza a St Moritz (si saliva a piedi

allora), il Derby della Parsenn a Davos e mi preparavo a fare il Derby del Gornergrat, una

delle più famose. Rolando era lì con Naido Carrel, venivano tutti e due da Cervinia dove

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