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Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo

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Non essendoci veri e propri allenatori/accompagnatori, nella squadra italiana regnava l’anarchia,

a tutto vantaggio di fugaci promiscuità ed esilaranti improvvisazioni, ma quasi mai a discapito

delle prestazioni sportive che anzi erano spesso sopra le aspettative.

Da un certo punto di vista questo vuoto organizzativo ci responsabilizzava molto di più e

rendeva il tutto molto più divertente e goliardico. Mi ricordo che specialmente gli svizzeri (i

‘cugini’ del SAS) erano particolarmente infastiditi dal nostro casino e dall’eccellente rapporto

disorganizzazione/risultati.

Tutto fu diverso alle Universiadi di Sapporo del ‘91 in Giappone, disputate sulle stesse piste

delle Olimpiadi del ’72 fu, di fatto, una piccola Olimpiade.

Giapponesi gentilissimi e con il mito degli italiani, ci fermavano per strada e ci chiedevano se

nella nostra dieta da atleti era presente il ‘tiramisù’… di cui erano ghiotti!

La discesa libera si svolse sul vulcano di Hokkaido, molto facile, troppo, nessuno di noi italiani

aveva sci e scioline adatte e infatti fu una delusione.

Gli austriaci andarono fortissimo, erano gli stessi ragazzi che ci stavano dietro tutto l’anno… poi

si scoprì che pochi giorni prima la federazione gli aveva dato gli stessi materiali della Squadra

A, e tutto fu chiaro (però è sempre brutto dare la colpa alle scioline!).

Il gigante e lo slalom furono due tracciati perfetti, i giapponesi correvano con la squadra di

Coppa del Mondo, e infatti credo che vinsero tutto, le televisioni giapponesi erano entusiaste!

Io rimasi intorno al 15° posto in tutte le discipline e alla fine fui 7° in combinata: prestazioni non

proprio esaltanti, ma ripagate da un’atmosfera indimenticabile!

Nell’inverno ‘92 con Alberto partecipammo, con altri ragazzi europei, ad una tournè di gare

universitarie in Nord America: Quebec, Vermont, New York. In pratica ci muovevamo con il

pulmino tra una gara e l’altra, nei giorni senza gare stavamo nei loro campus con gli amici

americani.

Tutto era ben organizzato: livello delle gare ottimo, posti bellissimi, clima e ragazze molto

rilassate, una sorta di paradiso dello sport universitario!

Arrivammo anche sul podio un paio di volte, i nostri punteggi in effetti erano fra i migliori, ma

bisognava fare i conti con i punti FIS americani che erano sottovalutati rispetto ai nostri.

Negli anni che seguirono il mio impegno da atleta si limitò praticamente solo agli Italo Suisse,

ed Alberto e Maurizio, sebbene ancora in parziale attività, cambiarono sci club, pur

partecipando amichevolmente ad alcune edizioni dell’Italo Suisse.

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