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Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo

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A Malga Lareto entrammo, fisicamente, dopo consistenti lavori di restauro (e ricordo ancora con

commozione ed affetto, perché mancò poco dopo, il generoso contributo di lavoro e di inventiva

che ci diede Ascanio Palchetti) a Natale del 96.

Alvise de' Faveri, che con Ascanio ne aveva più di ogni altro curato la messa a punto, vi

organizzò la prima e la più celebrata serata di Capodanno. Io non ci potei andare, perché

impacciato da una tortuosa vicenda sentimentale.

Il referendum sui Club Members

Al contrario del Consiglio dei Fondatori, che era allineato su ottiche e tesi omogeneamente

condivise, il mio Consiglio Direttivo, che era stato liberamente nominato dall'Assemblea, era

spesso diviso. Quindi, ogni decisione veniva presa con maggioranze risicate e con notevoli

discussioni e confronti. Gli effetti di questa situazione vennero al pettine allorché, attenendomi

al regolamento che inquadrava l'acquisto della Club House, misi all'ordine del giorno la presa in

considerazione dei primi due candidati a "Club Member". Alcuni consiglieri, contrari, non

vollero deliberare, e l’attuazione del programma rimase così in posizione di stallo.

Senza Club Members sarebbe venuto a mancare il programmato ricambio nel collocamento

delle quote, e di lì in avanti sarebbe anche aumentato il "pressing" per diventare Soci Ordinari,

verosimilmente da parte di candidati in età avanzata o non proprio di quella estrazione

goliardico-alpina cui accennavo più sopra.

Le strade per risolvere la situazione erano apparentemente due: le dimissioni mie e del

Consiglio, il cui effetto era incerto, e lì per lì poteva essere pessimo, oppure la realizzazione di

un referendum: Club Member sì o Club Member no.

Il Consiglio approvò unanimemente questa seconda opzione, e il referendum si fece di lì a poco.

Prevalsero i no, se ricordo bene per nove voti di differenza, e a mio parere il Circolo si porta

dietro, ancora oggi, i guasti e i problemi legati a quel "no". Spero dunque che in qualche modo,

prima o poi, qualcuno, rimboccandosi le maniche, riesca a porvi rimedio.

Dopo il referendum rimasi in carica per un altro anno, fino al termine del mio mandato. Quel

risultato mi era rimasto sul gobbo, ma attraverso di esso erano anche terminate le discussioni. La

squadra si era nel frattempo ricostituita e, con la nuova sede di Malga Lareto, la sopravvivenza e

la prosperità del 18 erano assicurate per il futuro.

Nel mese di giugno del '98 ad Arezzo, in casa di Dante Bini, nominammo presidente Piero,

all'unanimità. E a lui cedo la parola per raccontare dei suoi anni.

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