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Da Roma a Cortina di Carlo Durazzo

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Ho vinto tantissime libere, perché riuscivo a lasciar correre gli sci. Perdevo ovviamente dove c'erano delle porte, ma

dove era dritto riguadagnavo subito. I cortinesi erano simpaticissimi allegri e scatenati, i più forti di tutti, però se c'era

da tagliare, tagliavano. Mi ricordo la Coppa Cortina: erano tre libere, in tre giorni diversi. Si faceva in marzo, il

Faloria dalla cima fino in fondo. Nella parte bassa c'era pochissima neve. Avevano tracciato la pista seguendo

l'andamento del terreno e della neve, dove era più compattata. Naturalmente chi aveva tracciato il percorso in fondo

non aveva messo le porte perché si era obbligati a seguire la neve: c'era un curvone di duecento metri e quindi con

quattro badilate di neve si poteva tagliare di netto. La notte prima della gara sono andato con Furio Nordio e

Sandrino Menardi con l'aiuto di una carriola a fare quel bel taglio dritto, che gli altri non potevano individuare

facilmente, si poteva vedere dalla seggiovia, ma una volta in pista era impossibile “azzeccarlo”. Reclami su reclami

non servirono a nulla, perché la porta non c'era .... Questi erano i famosi tagli dei cortinesi ... »

A sciare con Zeno Colò

«Aveva molta simpatia per me, mi ricordo che abbiamo fatto un allenamento sul Teodulo (Cervinia): io mi

attaccavo alle sue code e non lo mollavo e alla fine a Plan Maison lui si girava e mi diceva: sei ancora qua? Ho

imparato da lui a lavorare lo sci sulla cunetta... a lasciarlo scorrere.»

A questo proposito Carlo Durazzo ricorda che in allenamento a Cortina con Zeno ci si fermava

sempre sul Canalone della Tofana al famoso “Pino Nero” che esiste tuttora. Zeno partiva sempre

per primo, alla fine dello Shuss c’è un pianoro e poi un gradino che immette in un canalino. Noi

tutti si faceva un lungo cristiana sul pianoro per prendere il canalino nel suo verso. Zeno invece

dritto sulla sinistra senza cristiana faceva un “Hoch-drücken” (tirare su gli sci prima della gobba e

dopo schiacciarla) e girando per aria s’immetteva nel canalino in posizione perfetta. Noi tutti lì a

rimanere a bocca aperta…

« A Cervinia ho fatto la mia più bella gara, l Trofeo Cervino con austriaci svizzeri tutti universitari.

C'erano in programma due libere il Ventina e il Fürgen. Il Ventina fatto in libera, come era una

volta... era tutto dritto. Si arrivava fino in paese con la schiena a pezzi. Ho vinto tutte e due le gare

dando cinque secondi al campione

Eugenio Monti a Sarajevo

«Alle Universiadi di Sarajevo c'era con noi anche Eugenio Monti. Dovevamo spostarci con il

treno allora... Stavamo prendendo un autobus alla stazione di Sarajevo perché le gare si

facevano poco più in alto... C'eravamo portati una cassetta d’arance ed Eugenio aveva proprio

intenzione di mangiarsene una. Prende un’arancia, ma il capitano della squadra che ci

accompagnava lo riprende e gli dice "avevo detto che non si toccano!" Eugenio ribatte.

L'allenatore: “ho detto di no!”. Arriviamo la sera in albergo, viene Eugenio in camera e ci

dice: “ vi saluto, io con quello non ci sto, torno a casa!” E' sceso fino a Sarajevo a piedi ed è

arrivato in Italia senza soldi.»

Da una lettera inviata a Rolly Marchi una partecipante 26 racconta che essendo stata richiesta di

cucire un bottone a un ragazzo della squadra si era installata sul letto di Eugenio nella camerata

dei ragazzi e che Eugenio si era messo a parlare con lei. Passa nel corridoio il famigerato

capitano/accompagnatore della squadra, la tratta di “puttana” perché stava nella camerata dei

ragazzi. Scioccato, Eugenio non disse niente sul momento, ma la sera stessa dopo averla

avvertita decise di lasciare la squadra e di tornare a casa. Non si trattava dunque solo di

arance...

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