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della prevenzione infortunistica nel mondo del lavoro rende in un certo senso concreto il principio per cui la libertà di interesse economico non può non fondarsi sulla dignità della persona umana per ottenere una democrazia compiuta, posto che, altrimenti, una visione della tecnica e del profitto sganciata dall’etica ridurrebbe l’homo faber a un prodotto unico, culturale e artificiale; egli non sarebbe più un progetto, ma sarebbe progettato. Ebbene, l’insieme normativo del T.U. esclude l’assolutizzazione della tecnica ed evita così di limitare l’intero sistema prevenzionistico a una sorta di democrazia procedurale con la tecnicizzazione non solo del diritto ma anche degli stessi diritti umani, che, invece, non devono mai intendersi come mere dichiarazioni politiche e neppure come principi solo proclamati dall’ordinamento giuridico. 5. Gli ispettori ministeriali del lavoro e gli ispettori di vigilanza degli organismi pubblici nella logica europea di un ineludibile e imparziale controllo statale. Il principio dell’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà soprattutto politica di ogni cittadino e di ogni residente nel territorio nazionale impone allo Stato di esercitare imparzialmente il potere di controllo in ordine all’osservanza di tutte le prescrizioni legislative e regolamentari, emanate per una giusta e pacifica convivenza sociale. Ebbene, nel mondo del lavoro e delle attività produttive in genere quel potere di controllo trova oggi, accanto al citato d.lgs. n. 81 del 2008 sulla sicurezza, una speciale normativa che ha razionalizzato le funzioni ispettive in materia di previdenza sociale e di lavoro. Si tratta, invero, del d.lgs. n. 124 del 2004, che assegna al Ministero del lavoro il coordinamento delle iniziative di contrasto del lavoro sommerso e irregolare, di vigilanza in materia di rapporti di lavoro e dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale. E’ L’Ispettore e la Società 11 rimasta così istituita un’apposita «Direzione generale» con compiti di indirizzo e coordinamento delle attività ispettive svolte dai soggetti che effettuano vigilanza in materia di rapporti di lavoro, al fine di assicurare l’esercizio unitario dell’attività ispettiva di competenza anche degli enti previdenziali nonché l’uniformità di comportamento degli organi di vigilanza. Anche per questo tipo di attività ispettive, riteniamo determinante, per l’efficacia delle relative azioni di accertamento, il responsabile e penetrante lavoro della “Commissione centrale di coordinamento dell’attività di vigilanza” da svolgere con l’impegno serio di individuare gli indirizzi e gli obiettivi strategici, nonché con l’intento di imporre, nella struttura gerarchico-istituzionale, le valutate priorità degli stessi interventi ispettivi. D’altra parte, la legge prevede che le direzioni regionali e provinciali del lavoro organizzino, presso i datori di lavoro, attività di prevenzione del lavoro non regolare e di promozione del rispetto della normativa in materia lavoristica e previdenziale. Nel corso di tali ispezioni, i funzionari, qualora dovessero ravvisare profili di inosservanza o di non corretta applicazione di detta normativa, sono legittimati a fornire le indicazioni operative sulle modalità da attuare per la conformità delle attività produttive alla legge. Comunque, al fine di ottenere una migliore e più efficiente organizzazione dell’attività ispettiva in ambito regionale, le Direzioni regionali del lavoro, di concerto con le Direzioni regionali dell’INPS e dell’INAIL nonché con il comando del nucleo dei Carabinieri presso l’ispettorato del lavoro, sono tenute a costituire, senza ulteriori indugi, gruppi di intervento immediato per porre fine a fenomeni largamente lesivi della dignità delle lavoratrici e dei lavoratori. Questo dovrà essere il nuovo modello operativo degli accertamenti ispettivi a ragione del fatto che, in tal modo, si otterrebbe un duplice risultato politico e precisamente quello di un controllo del territorio più incisivo e quello di una migliore risposta sociale in difesa dei diritti patrimoniali e previdenziali garantiti ai prestatori di lavoro subordinato. Fattispecie di natura penale, quali, ad esempio, l’occupazione di lavoratore clandestino 9 , il favoreggiamento dell’ingresso irregolare di cittadini non comunitari 10 , lo sfruttamento dell’ingresso irregolare 11 o della permanenza in Italia dello straniero in condizione di soggiorno non regolare 12 , sarebbero perseguite secondo una calibrata metodologia di risposta dello Stato alle attese di sicurezza delle popolazioni interessate. D’altro canto, è da dire come gli ispettori ministeriali del lavoro siano stati legittimati a esercitare l’attività di vigilanza sull’applicazione della legislazione in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, dandone preventiva informazione al servizio di prevenzione e sicurezza dell’Azienda sanitaria locale, comunque competente per territorio. La legge circoscrive, però, una tale attività di vigilanza al settore delle costruzioni edili o di genio civile, ai lavori mediante cassoni in aria compressa e ai lavori subacquei nonché ad altre attività produttive comportanti rischi particolarmente elevati e da individuare con apposito decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri. Inoltre, il predetto personale ispettivo può adottare provvedimenti di sospensione di un’attività imprenditoriale qualora riscontri l’impiego di lavoratori non risultanti dalle scritture o da altra documentazione obbligatoria. L’adozione del provvedimento di sospensione, applicabile anche nell’ambito dei cantieri edili, è comunicata all’autorità per la vigilanza sui contratti pubblici di lavori, servizi e forniture e al Ministero delle Infrastrutture, al fine dell’emanazione di un provvedimento interdittivo alla contrattazione con le pubbliche amministrazioni e alla partecipazione a gare pubbliche di durata pari alla sanzionata sospensione. Lo spaccato essenziale, che abbiamo cercato di offrire riguardo al complesso normativo afferente alle attività di vigilanza, si appunta tutto
12 L’Ispettore e la Società Iª Giornata quanto sull’esigenza politica di un nuovo e più avanzato impegno dei pubblici dipendenti deputati allo svolgimento di quelle attività. Note 1 Fu Aldo Moro a esplicitare più efficacemente il significato storico-politico di quella novità, dicendo che «… non si potrà negare che il còmpito storico che sta dinnanzi alla democrazia italiana, in quanto essa persegue il potenziamento della dignità umana, sia di immettere nella pienezza della vita del paese le classi lavoratrici, … le quali, per un complesso di ragioni, furono più a lungo estromesse dalla vita dello Stato e dall’organizzazione economica e sociale» (seduta del 13 marzo 1947). Che la democrazia politica dovesse procedere al superamento degli ostacoli alla partecipazione, condusse a collegare il fondamento sociale del lavoro all’art. 3, secondo comma, Cost., nel quale, impegnandosi lo Stato a superare gli ostacoli alla pari partecipazione, detto fondamento diveniva il presupposto politico di una democrazia piena e di una partecipazione effettiva e concreta. Con una tale riflessione venne eliminato l’equivoco dell’Italia come «repubblica dei lavoratori», posto che, altrimenti, si sarebbe scambiata la realizzazione di un presupposto con la definizione di un regime politico; si sarebbe confuso, in altri termini, un presupposto della democrazia con il funzionamento della stessa democrazia. 2 Sul principio di solidarietà politica, economica e sociale di cui all’art. 2 Cost. è interessante ricordare come tale articolo fosse stato il primo a essere posto in discussione all’Assemblea costituente e che, nella prima sottocommissione, l’allora on.le Dossetti cercò di ottenere su di esso l’adesione, in particolare, dell’on.le Togliatti, il quale, dopo circa cinque ore di discussione, si rivolse all’on.le Dossetti dicendo: «Questa è la vostra concezione dell’uomo, questa è la mia concezione dell’uomo, questa è la nostra concezione dell’uomo». Sull’argomento, si veda, da ultimo: G. SALE S.I., I cattolici alla Costituente, in La Civiltà Cattolica, n. 3775, 3 novembre 2007, p. 213ss.; Idem, Dossetti La Sante Sede e la Costituente, ibidem, n. 3782, 19 gennaio 2008, p. 115 ss. 3 I valori, sulla base dei quali è intesa fondata l’Unione, sono rimasti individuati nel rispetto della dignità umana, nella libertà, nella democrazia, nell’uguaglianza, nello stato di diritto, nel rispetto dei diritti umani, compresi i diritti appartenenti a una minoranza (art. 1 bis del TUE). In proposito, è opportuno segnalare come i predetti valori non siano stati qualificati col termine di «universali» a causa di un atteggiamento di eccessiva prudenza, posto che, essendo essi connaturali all’identità europea, si è voluto evitare di farli intendere come autoritariamente condivisi da qualunque altro Stato. Nella seconda parte dell’art. 1 bis si statuisce, poi, che i valori dell’Unione «sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini». 4 Così, G. DOSSETTI, La Costituzione – Le radici I valori Le riforme, Edizioni lavoro, Roma, 1996, p. 35. 5 Il d.lgs. n. 81 del 2008 è stato pubblicato nel Supplemento ordinario n. 108/L della G.U. n. 101 del 30 aprile 2008. 6 Per quanto, in particolare, attiene alle funzioni e ai compiti istituzionali che le diverse leggi fissano come propri dell’INAIL, è che dire come spetti allo stesso INAIL anche l’impegno a svolgere, con la finalità di ridurre il fenomeno infortunistico, le seguenti attività: «a) raccoglie e registra, a fini statistici e informativi, i dati relativi agli infortuni sul lavoro che comportino un’assenza dal lavoro di almeno un giorno, escluso quello dell’evento; b) concorre, alla realizzazione di studi e ricerche sugli infortuni e sulle malattie correlate al lavoro, coordinandosi con il Ministero della salute e con l’ISPESL; c) partecipa alla elaborazione, formulando pareri e proposte, della normazione tecnica in materia; d) eroga, previo trasferimento delle necessarie risorse da parte del Ministero del lavoro e della previdenza sociale, le prestazioni del Fondo di cui all’articolo 1, comma 1187, della legge 27 dicembre 2007, n. 296. In sede di prima applicazione, le relative prestazioni sono fornite con riferimento agli infortuni verificatisi a far data 1° gennaio 2007» (art. 9, quarto comma, T.U.). 7 R. RUGGIERO, La globalizzazione e il multilateralismo, in Il Sole 24 Ore, 27 aprile 2008, pp. 1-11, il quale richiama l’attenzione sul fatto che, «tenendo presenti le nuove precedenti realtà della vita internazionale, la direzione verso la quale stiamo andando è quella di passare dal prevalente bipolarismo che ha caratterizzato la nostra storia prima della caduta del muro di Berlino a un multilateralismo competitivo tra un gruppo di grandi potenze. Si tratterebbe degli Stati Uniti, della nascente Europa politica, della Russia, della Cina, del Giappone, dell’India, del Brasile. Nessuno dei soggetti che vi farebbero parte è in grado di prevalere nettamente sugli altri. Ciascuno di essi cercherà di attirare gli altri Stati nella propria orbita per aumentare il proprio peso relativo. Questo perché si tratterebbe di un multilateralismo dinamico. Su queste basi si potrebbe incentrare la nuova governabilità globale. Una prospettiva certo non facile». 8 Così, HUGUES DELÉTRAZ S.I., La crisi istituzionale dell’Europa, in La Civiltà Cattolica, n. 3779, 1° dicembre 2007, p. 452. 9 Cfr.: art. 22, comma 12, del d.lgs. n. 286 del 1998, secondo cui “Il datore di lavoro che occupa alle proprie dipendenze lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno previsto dal presente articolo, ovvero il cui permesso sia scaduto e del quale non sia stato chiesto, nei termini di legge, il rinnovo, revocato o annullato, è punito con l’arresto da tre mesi ad un anno e con l’ammenda di 5.000 euro per ogni lavoratore impiegato”. 10 Cfr.: art. 12, comma 1, del d.lgs. n. 286 del 1998, che così dispone: “1. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque in violazione delle disposizioni del presente testo unico compie atti diretti a procurare l’ingresso nel territorio dello Stato di uno straniero ovvero atti diretti a procurare l’ingresso illegale in altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, è punito con la reclusione da uno a cinque anni e con la multa fino a 15.000 euro per ogni persona”. 11 Cfr.: art. 12, comma 3, del d.lgs. n. 286 del 1998, il quale statuisce che “3. Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque, al fine di trarre profitto anche indiretto, compie atti diretti a procurare l’ingresso di taluno nel territorio dello Stato in violazione delle disposizioni del presente testo unico, ovvero a procurare l’ingresso illegale in altro Stato del quale la persona non è cittadina o non ha titolo di residenza permanente, è punito con la reclusione da quattro a quindici anni e con la multa di 15.000 euro per ogni persona”. 12 Cfr.: artt. 12, comma 5 e, 43, del d.lgs. n. 286 del 1998. Ancora una vota, in proposito, torniamo a sollecitare il Governo della Repubblica a estendere legislativamente uniformità di status e di competenze agli ispettori di vigilanza degli enti previdenziali, lasciando tuttavia che ogni corpo ispettivo permanga nelle istituzioni di appartenenza con capacità di sviluppare quelle sinergie di produttività, che contribuirebbero a dare slancio e credibilità ad un’organizzazione nazionale del lavoro necessariamente meglio qualificata e più competitiva.
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