L'Ispettore e la Società L'Ispettore e la Società - Aniv

sempre nell’aspetto artigianale, che
non ci consente di fare degli sviluppi
particolari.
Dico questo perché mi pare che oggi
un ispettore che venga ad imbattersi
in questi casi particolari sia solo.
Una persona sola di fronte a
sfide spesso tecnicamente molto
complesse, a fenomeni elusivi
che spesso hanno alle spalle
pensatoi molto raffinati, con fior di
professionisti alle spalle.
Non so trovare risposte ad un’altra
domanda.
Perché non si vuole imboccare in
maniera decisa la strada per far
uscire i vari settori ispettivi dallo
spontaneismo, istituzionalizzando
varie funzioni di intelligence, in
grado di indirizzarli più utilmente
verso campi di azione più affini alle
rispettive specializzazioni?
Perché parlo di specializzazioni?
Perché, a mio avviso, bisognerebbe
ottimizzare le scarse risorse
dividendosi i piani operativi proprio
secondo le specializzazioni.
Gli ispettori del lavoro dovrebbero
privilegiare alcuni ambiti che
portano meno soldi, o non li portano
affatto, ma che sono comunque
filoni importantantissimi sotto il
profilo della tutela sociale, come
l’inserimento o meno dei soggetti
disabili o la mancata attuazione del
principio della parità, la tutela dei
minori, o la tutela delle lavoratrici
gestanti o altri filoni di legislazione
sociale in senso stretto.
La vigilanza sulla vasta gamma delle
frodi contributive dovrebbe rimanere,
invece, la mission fondamentale
del personale ispettivo degli enti
previdenziali.
Sono, inoltre, convinto che andrebbe
trasformato in disposizione di legge il
progetto dell’INPS dell’introduzione
del processo verbale diffida, di cui
parliamo da anni, che, se compilato
dall’Ispettore previdenziale, dovrebbe
contenere la diffida a “sanare”, nel
termine ivi assegnato, le irregolarità
riscontrate attinenti alla materia
previdenziale ed assistenziale,
mentre per la materia di competenza
della DPL dovrebbe contenere la
presa d’atto degli inadempimenti
constatati, permettendo alla stessa
di utilizzarli per l’emissione dei
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provvedimenti sanzionatori di propria
pertinenza, evitando, e lo sottolineo,
duplicazioni di interventi, come
peraltro vorrebbe il Dlgs 124.
Non so, inoltre, trovare risposta
al fatto che pur essendone tutti
preoccupati, non si intervenga subito
con provvedimenti legislativi su
istituti contrattuali come il part-time
in edilizia o sul sistema di versamento
in uso per la previdenza agricola.
La normativa sul Part Time che è
stata introdotta alcuni anni fa è quella
voluta dall’Europa. Certo!
Ma qui non siamo in Danimarca e in
molte province il 40 % delle aziende
di questo settore ha solo lavoratori a
Part Time.
Faccio, perciò, una proposta in
controtendenza rispetto alle nuove
linee assunte dal Ministero.
Vista la situazione perché non tornare
rapidamente al ruolo autorizzatorio
delle DPL rispetto alle forme
contrattuali del part time in edilizia?
La comunicazione all’INPS è un
pannicello caldo, che non serve a
niente.
Sull’agricoltura poche parole.
La ricerca, da parte degli ispettori
dell’INPS, di quelle che tutti loro
chiamano le “anime morte”, cioè
persone inesistenti o che non hanno
mai lavorato nel settore, ma che
ciononostante sono richiedenti
impropriamente prestazioni
previdenziali, fa assomigliare questo
paese alla Russia degli Zar descritta
da Gogol.
È una vergogna!
Non ci sono ricette facili per uscirne!
Qualcuno propone il passaggio del
settore al sistema DM.
Io, invece, invoco almeno una laica
discussione sul tema.
Ho una sola certezza, però!
Quanto meno, da subito, si
inquadrino nel terziario le
aziende senza terra che fanno solo
somministrazione di manodopera.
Già con questo semplice
provvedimento le truffe
comincerebbero ad attenuarsi.
Nel merito, infine, della proposta del
centro studi aniv circa l’appartenenza
alla giurisdizione tributaria di tutte
le controversie aventi ad oggetto i
contributi previdenziali e i premi,
nonché le sanzioni amministrative,
comunque irrogate dalle competenti
soggettività pubbliche, devo dire
che solo con una simile norma si
potrà concludere un accertamento
con addebito anche quando non
sia possibile individuare i nomi dei
lavoratori da assicurare.
Un annoso problema, ma soprattutto
un fenomeno sempre più frequente
in alcune fattispecie di lavoro nero e
di sotto-occupazione, che a voi tutti
sono note.
Non si tratterebbe, peraltro, di
niente di nuovo: già lo fa l’agenzia
delle entrate, grazie al DPR 600 del
1973, e si chiama “verbale su base
induttiva”.
Concludo, anche se avrei molte altre
cose da dire, dichiarando che noi
ispettori siamo disponibili per una
campagna nazionale di educazione
alla legalità e contro il lavoro nero
qualora parti sociali e Ministeri
avessero intenzione di intraprenderla
in tutti i luoghi della formazione e
della cultura.
Rilevo con amarezza che finora
la nostra disponibilità è stata
semplicemente ignorata!
Ai nostri graditi ospiti, che
rappresentano le parti sociali più
importanti del paese, vorrei, però,
rappresentare in conclusione una mia
profonda convinzione.
L’attività ispettiva non può essere
ascritta nel bilancio dello stato solo
come un costo e come tale sottoposta
ai tagli e ai ridimensionamenti delle
politiche di bilancio.
La centralità politica della lotta al
lavoro nero ed irregolare e della
prevenzione degli infortuni deve
avere il suo riscontro operativo nelle
politiche di bilancio.
Di conseguenza la spesa per il
miglioramento e la qualificazione
dei servizi ispettivi, deve essere vista
come investimento per lo stato.
Ogni ispettore ripaga ampiamente,
con i risultati della sua azione, la
spesa che lo stato impegna per
sostenere il suo operato.
Come sistema paese non dovremmo
avere paura di innovare, di tentare
politiche nuove, diverse da quelle del
passato.
L’unica cosa di cui dobbiamo
avere paura, è della paura stessa di
cambiare!