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L’agricoltura rappresenta in Italia il 2,2 per cento del prodotto interno lordo ed il numero degli occupati è pari al 4,9 per cento del totale degli occupati. Ma in questo 4,9% è insito anche il fenomeno, particolarmente diffuso nelle aree del Mezzogiorno, dei rapporti di lavoro fittizi che vengono denunciati all’INPS al solo fine ottenere, nel breve periodo, il diritto a percepire prestazioni economiche di malattia, maternità, disoccupazione, ed in futuro il diritto al trattamento pensionistico. Per contrastare tale fenomeno, l’Istituto fin dal 1989 ha promosso specifiche azioni di vigilanza dedicandovi consistenti risorse ispettive. Ma nonostante il notevole impegno profuso ed i pur considerevoli risultati conseguiti il fenomeno non mostra segni di regresso, al contrario è sempre più dilagante Il fenomeno, limitato un tempo allo scambio di favori tra singoli cittadini, va oggi sempre più assumendo i connotati del “business” di organizzazioni malavitose particolarmente abili nel trarre vantaggio dalle anacronistiche e macchinose modalità che regolano le denunce retributive e contributive di questo settore. Le regioni maggiormente colpite sono: Campania, Calabria, Sicilia, Puglia, con estensioni anche in Basilicata, che assorbono da sole l’80% della spesa nazionale per prestazioni previdenziali in agricoltura. Un altro dato macroscopico è costituito dal numero dei beneficiari di prestazioni a carico dell’INPS nelle quattro regioni sopra indicate se rapportato al numero degli abitanti di ciascuna di esse. Le procedure in uso presso l’INPS non sembrano in grado di fronteggiare e contrastare il diffondersi di tali fenomeni distorsivi. La criticità più lampante, infatti, sta nel fatto che è impossibile esercitare i controlli in costanza di rapporto di lavoro. Parlando ad un’assemblea di esperti non mi dilungo, quindi, a parlare delle problematiche delle denunce L’Ispettore e la Società 73 Relazione su: “Truffe in agricoltura e iniziative di contrasto” F. Sparagna, Direttore centrale Vigilanza INPS aziendali, dei registri di impresa e del DM AG unico. Infatti per “normalizzare” un settore la cui criticità ha raggiunto livelli altissimi, ritengo siano necessari interventi strutturali di tipo normativo; primo fra tutti: - l’introduzione, anche graduale, nel settore dell’agricoltura del sistema “DM”. In subordine: - abolizione dell’anacronistico sistema di tariffazione da parte dell’INPS per l’assolvimento dell’obbligo contributivo; - fornitura alle aziende agricole, a cura dell’INPS, di un software di controllo per il diretto calcolo da parte del
74 L’Ispettore e la Società Numero di rapporti di lavoro in agricoltura annullati perché “fittizi” Anno 2003 Anno 2004 Anno 2005 Anno 2006 Anno 2007 Totale N. di rapporti di lavoro, in agricoltura, annullati perché “fittizi” 3.805 32.024 37.134 127.388 132.477 332.828 140.000 120.000 100.000 80.000 60.000 40.000 20.000 0 IIIª Giornata 3.805 32.024 37.134 127.388 132.477 Anno 2003 Anno 2004 Anno 2005 Anno 2006 Anno 2007 datore di lavoro della contribuzione dovuta; - abolizione dell’arcaico termine di pagamento dei contributi oggi previsto a distanza di sei mesi dalla presentazione della denuncia trimestrale dei lavoratori occupati; - introduzione del termine di pagamento dei contributi contestualmente con la presentazione della denuncia trimestrale; - introduzione, permanendo l’attuale sistema, di un versamento in acconto (procedura ben nota nel sistema fiscale) pari al 90% dell’importo contributivo dovuto, da eseguire in uno con la presentazione della denuncia trimestrale e conguaglio annuale su tariffazione dell’INPS. In materia di rapporti di lavoro fittizi l’Istituto sta studiando anche l’opportunità di instaurare una specifica collaborazione con l’AGEA, che si avvale, per il controllo dei requisiti necessari per usufruire dei benefici comunitari, di particolari sistemi di telerilevazione dei terreni che verificano, a livello di singola particella catastale, le colture dichiarate, quelle effettivamente praticate e la titolarità della proprietà o del possesso del terreno. L’incrocio di tali dati con quelli indicati nelle denunce aziendali, residenti negli archivi dell’Istituto, consentirà di monitorare le situazioni di irregolarità. L’attività di vigilanza dal 2003 al 2007 ha rilevato ben 332.828 rapporti di lavoro fittizi. In effetti gli anni del grosso sforzo sono stati il 2006 e il 2007. Segnalo, infine, che in materia di rapporti di lavoro fittizio legati a fenomeni malavitosi, particolari interventi sono in corso nelle regioni Calabria e Campania in collaborazione con alcune Procure della Repubblica, e in Puglia di iniziativa dell’Istituto. Rappresentano, infine, un grande problema in particolare le cosiddette “aziende senza terra”, spesso costituite in cooperative, che si limitano a fornire in appalto alle imprese agricole la sola manodopera, e quelle che acquistano il prodotto sulla pianta, sostituendosi così alle stesse imprese nella gestione della fase conclusiva del ciclo produttivo. Per tali tipologie di aziende non solo serve una specifica strategia repressiva in quanto operano, prevalentemente, come soggetti di somministrazione abusiva di manodopera, ma appare indispensabile intervenire con una serie di modifiche normative. Bisogna riprendere un’idea, che era stata lanciata un paio di anni fa sulla necessità di definire un piano nazionale straordinario (dandone mandato all’INPS, di concerto con Camere di Commercio, Assessorati regionali al Lavoro e all’Agricoltura) per determinare un apposito elenco anagrafico dei datori di lavoro che operano in agricoltura e nelle attività connesse, differenziati tra: 1. imprenditori agricoli, 2. imprese che operano in attività connesse all’agricoltura, 3. aziende senza terra, 4. e coltivatori che producono per l’autoconsumo e attività marginali. Sarebbe un sistema efficace per differenziare le concessioni e gli interventi adattandoli alle diverse fattispecie; prefigurando che le possibilità di utilizzo delle favorevoli norme previste per le collaborazioni tra parenti ed affini e quelle occasionali autonome siano rese disponibili solo per i coltivatori che producono per l’autoconsumo e per attività marginali. Altrettanto utile sarebbe anche una modifica del sistema di tassazione del reddito delle imprese agricole, passando dall’imposizione sul reddito dominicale e agrario a una tassazione ordinaria. Si agirebbe così sull’interesse stesso delle aziende nel fare emergere tutti i costi d’attività, fra cui i costi del lavoro. Da troppi anni attendiamo la riforma degli ammortizzatori sociali che sarebbe auspicabile contenesse: • l’unificazione della disoccupazione ordinaria agricola e dei trattamenti speciali agricoli in un solo trattamento, simile a quello con “requisiti ridotti”, previsto per la generalità dei lavoratori, da
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