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scatterà (non automaticamente, ma) nel caso in cui gli adempimenti fiscali e contributivi con siano stati regolarmente effettuati dall’appaltatore ovvero dai suoi subappaltatori. Ma il tempo è tiranno ed è opportuno quindi richiamare la vostra attenzione sugli aspetti tecnici ed operativi che l’argomento comporta. Ebbene, con questa mia introduzione ho cercato, anche se in modo esemplificativo, di evidenziare non solo la complessità dell’impianto normativo venutosi a delineare ma di creare le premesse per una discussione sulle difficoltà operative e tecniche alle quali dovremo far fronte. Primo elemento di discussione è la valutazione delle difficoltà operative in sede di verifica. Attraverso una lettura incrociata e, per alcuni versi, sovrapposta, delle norme che definiscono le forme di responsabilizzazione dei soggetti che innescano i – o partecipano ai – processi di segmentazioneintegrazione produttiva va affrontata una questione decisamente spinosa: quella della delimitazione dell’ambito oggettivo di applicazione del precetto di responsabilità solidale del committente. In altri termini si tratta della difficoltà da parte degli ispettori di individuare con riferimento a quali lavoratori coinvolti in quali appalti la responsabilità solidale del committente si cumula con quella di appaltatore e subappaltatori a supporto dei pagamenti, versamenti. Sappiamo delle problematiche che sorgeranno per alcune tipologie di lavoro, come le imprese di pulizie, facchinaggio, edilizia e, da non dimenticare mai, per il fenomeno sempre più attuale dei conto terzisti “cinesi”. Tuttavia, non meno difficile potrà risultare la individuazione dei contratti di appalto e quindi di subappalto soggetti al precetto di corresponsabilità del committente. In proposito, ci dovremo confrontare con il mondo della contrattualistica, dove non sempre il tutto è chiaro, formalizzato nella forma scritta, ovvero rispettoso delle norme citate. Inoltre, di particolare complessità L’Ispettore e la Società 67 risulterà la precisa identificazione dei lavoratori dipendenti dell’appaltatore e del subappaltatore in relazione alle cui prestazioni opera concretamente l’obbligazione solidale del committente, un caso su tutti lo abbiamo già rilevato quando siamo alla presenza di aziende che presentano nei confronti dell’INPS una parziale posizione debitoria. Infine, è di tutta evidenza che la norma sarà difficilmente applicabile sia nel caso in cui la prestazione attinente all’esecuzione dell’appalto investa solo una parte del tempo di lavoro del dipendente dell’appaltatore o del subappaltatore (in ipotesi addetto anche ad altre attività), sia, più in generale, per la mancanza allo stato di un sistema oggettivo di conoscenza –a vantaggio di tutti i soggetti obbligati e beneficiari- del contenuto dei contratti commerciali e, quindi, del modo in cui, concretamente, la filiera produttiva si snoda dal primo committente all’ultimo subappaltatore. Non c’è dubbio che la oggettiva difficoltà nella individuazione dei lavoratori beneficiari della responsabilità solidale del committente diventa pressoché insormontabile quando ad essere azionata è la pretesa al versamento, da parte del debitore solidale, dei contributi assicurativi e previdenziali non versati dall’appaltatore o dai subappaltatori. Se, infatti, il lavoratore coinvolto nell’esecuzione di un appalto ha generalmente la conoscenza dei processi produttivi e, quindi, è nelle astratte condizioni di provarli per valersi della solidarietà del committente nel pagamento dei trattamenti retributivi o dell’indennizzo da infortunio, altrettanto non può dirsi per gli enti assicurativi e previdenziali ovvero l’amministrazione finanziaria che avranno enormi difficoltà a provare il coinvolgimento nella esecuzione dell’appalto del singolo lavoratore nei cui confronti siano in ipotesi maturate le omissioni contributive e fiscali. Certo, un aiuto potrà venire dal decreto interministeriale di recente pubblicazione che stabilisce per quali dipendenti dell’appaltatore e del subappaltatore il committente sarà tenuto a richiedere la verifica del corretto adempimento degli obblighi fiscali assicurativi e previdenziali per andare esente dalla sanzione amministrativa di cui si è detto. Secondo elemento di discussione che vorrei introdurre è che, per affrontare al meglio la situazione della responsabilità solidale, gli ispettori hanno bisogno di formazione, di metodologie ispettive condivise con la conseguente uniformità dei comportamenti. La decisa e meritoria estensione dei meccanismi di responsabilizzazione del committente deve essere accompagnata, per una corretta applicazione dell’impianto normativo, da un adeguato sistema di conoscenza legale delle norme e dei contratti che danno luogo ai fenomeni di integrazione produttiva. Ma la proposta che formulo non è solo di organizzare un percorso formativo teorico, questo ormai per la nostra attività non è più sufficiente. La formazione che immagino è di tipo partecipativo, ovvero basato sull’interazione tra ispettori, avvocati, esperti. (la presenza dell’Avv. Sgroi a questo nostro forum non è casuale). L’apprendimento sarà maggiore perché vi saranno colleghi con esperienza sul campo che costituiranno la base su cui riflettere per dedurne concetti e regole di validità generale. (obiettivo di sempre: l’uniformità dei comportamenti e delle metodologie ispettive da parte del corpo ispettivo) A mio avviso, la formazione oggi non serve solo ad imparare cose nuove o a ripassarne di vecchie, ma è un potente strumento di motivazione, costituisce un’eccellente occasione di confronto anche tra colleghi che coprono ruoli diversi (gli avvocati nostri interlocutori privilegiati) ma indirizzati verso uno stesso obiettivo. L’INPS deve investire in questo. Terzo ed ultimo elemento di discussione comprende la valorizzazione dell’attività ispettiva. Vista l’importanza strategica e politica, assume fondamentale importanza aggiornare gli strumenti di ausilio delle fondamentali attività degli Ispettori. In primo luogo la procedura di verbalizzazione deve essere
68 L’Ispettore e la Società IIIª Giornata implementata di una ulteriore funzionalità che dovrà rendersi disponibile in tutti i casi in cui l’ispettore accerti che il soggetto ispezionato ha maturato nei confronti dell’INPS debiti contributivi dovuti sui compensi erogati al personale occupato in attività eseguite su commissione di terzi. In tale ipotesi il verbale, che in via prioritaria sarà redatto nei confronti del soggetto appaltante, prevederà la possibilità di dar luogo ad ulteriori atti da redigere a carico del soggetto/dei soggetti appaltatori/subappaltatori dell’opera o servizi nella loro veste di obbligati in solido. Ciò consentirà, inoltre, la tempestiva acquisizione al database (VG00 New) dell’archivio nazionale della vigilanza. Questo archivio, già adesso, è una fonte informativa di elevato valore non solo per l’entità delle informazioni ivi residenti ma soprattutto per le qualità delle stesse, infatti, i dati raccolti corrispondono a realtà e fatti riscontrati da testimoni privilegiati quali sono gli ispettori di vigilanza. Solo in questo modo vi sarà la possibilità di osservare e di monitorare l’andamento del nuovo impianto normativo nel suo divenire, consentendo di programmare anche specifiche iniziative di contrasto. Infine, è indubbio che il nuovo impianto normativo rappresenta per l’Istituto una ulteriore leva nell’azione di recupero dei contributi e sicuramente un meccanismo che potrà concorrere a ridurre la portata di un fenomeno che è fonte di distorsione del sistema produttivo del paese. Pertanto, diviene di assoluta priorità aggiornare le procedure del recupero crediti in modo da recepire e soddisfare tutti gli adempimenti necessari per azionare il credito nei confronti dell’appaltatore/subappaltatore nonché di tutti i responsabili solidali. (Se ciò non avverrà in tempi brevi, paradossalmente, qualcuno un domani rileverà che la percentuale di riscosso rispetto all’accertato continua a scendere, e maliziosamente è probabile che lo attribuirà agli ispettori.) Concludendo, non è più sufficiente, né centrale, finalizzare gli accertamenti unicamente sul grado di padronanza della normativa e di conoscenza della giurisprudenza. Sono necessarie ulteriori capacità in grado di comprendere le dinamiche di mercato nelle quali agiscono i soggetti indagati. Devono essere favorite qualità nuove: attitudine al lavoro di equipe (dicevamo con attori interni ed esterni), attenzione al contesto socioeconomico, padronanza delle nuove tecnologie di trattamento e analisi dei dati. Obiettivo, pertanto, è concorrere a mutare quel che dà il segno al risultato della vigilanza: non conta unicamente e solamente la completezza e la profondità dell’accertamento, ma il suo effetto sociale (è assai più importante avere colto i fenomeni socialmente più gravi, accertandoli in quantità adeguata, piuttosto che avere minuziosamente scandagliato eventuali comportamenti omissivi di una singola azienda).
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