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don chisciotte pagina 103<br />
Don Chisciotte si riposiziona, sorprendendo persino Cide Hamete? O Cide<br />
denigra Don Chisciotte insinuando che è un simulatore? (è una postilla<br />
aggiunta al testo, quindi verosimilmente posteriore alla spiegazione che si<br />
tratta di una visione avuta in sogno): si noti che nelle ultime pagine della<br />
storia, quando Don Chisciotte muore, non risulta affatto che abbia ritrattato<br />
il suo racconto. Oppure Cervantes spiazza il lettore mettendo in dubbio i<br />
suoi presupposti (la pazzia di Don Chisciotte, ad esempio)? La postilla al<br />
margine di Cide Hamete si trova in un capitolo, il 24, dove si narrano, <strong>com</strong>e<br />
dice il titolo, cose impertinenti ma necessarie alla vera <strong>com</strong>prensione della<br />
storia. In effetti il capitolo si apre con singolari allusioni ironiche. Si<br />
mettono alla berlina gli eremiti, si fa satira sui signori <strong>com</strong>e sui pubblici<br />
ufficiali (la storia del regidor che raglia), sui futili motivi di discordia, si<br />
sfottono gli inquisitori con il burattinaio Maese Pedro, e Sancio mette<br />
appunto in discussione la veridicità della storia raccontata dal suo padrone.<br />
Si ha l'impressione che Cervantes stia sistematicamente destrutturando ogni<br />
certezza e giochi a far smarrire il suo lettore: la sequenza di realtà<br />
«oscillanti» è diventata impressionante.<br />
Realtà oscillante è un'espressione tipica della critica cervantina per indicare<br />
il fatto che un oggetto o una situazione sono diversi a seconda di chi la<br />
guarda o la giudica. ma in questo gioco ci sono dei gradi. Un conto è se a<br />
oscillare è l'interpretazione di un oggetto <strong>com</strong>e la bacinella da barbiere o, da<br />
un altro punto di vista, l'elmo di Mambrino: noi sappiamo (o crediamo di<br />
sapere) che si tratta di una bacinella (ci viene raccontato <strong>com</strong>e Don<br />
Chisciotte se la procura e la narrazione delle vicende ad essa legata ci offre<br />
un punto di vista che sembra permettere un'interpretazione sicura: al di là<br />
delle apparenze e delle illusioni che Don Chisciotte può avere, quando<br />
qualcuno gli dà ragione, l'oggetto resta una bacinella, e chi sostiene il<br />
contrario lo fa per burla, o per pazzia). Ora questa prospettiva esterna viene<br />
meno, e su un punto chiave: non sappiamo più chi sia veramente Don<br />
Chisciotte: un pazzo o un ciarlatano? uno che crede a quello che vive o uno<br />
che gioca? Alla fin fine, dopo la lettura della prima parte, ci sono chiari certi<br />
ideali, sappiamo che le idee di Don Chisciotte sono anacronistiche ma che<br />
questo non significa dover accettare <strong>com</strong>e valida la realtà quotidiana: in essa<br />
infatti c'è l'ipocrisia, ma ci sono anche le storie esemplari. Insomma,<br />
avevamo imparato a distinguere una realtà autenticamente valida da una<br />
realtà il cui valore è falso. Ora questo sembra venir meno, non dalla parte<br />
dell'ideale, ma da quella della realtà: non è più facile capire cosa sta<br />
accadendo realmente. I Duchi, ad esempio, mettono in scena situazioni che<br />
sono false, sono recite, ma al tempo stesso sono reali in quanto gioco e<br />
spettacolo: non è che Don Chisciotte sogni quando si trova al centro della<br />
loro messa in scena, ma si trova a sua insaputa in una recita, cioè all'interno<br />
di uno spazio di cui ignora l'essenza teatrale.<br />
Questa seconda parte del Chisciotte è piena di fatti storici indiscutibili: ad<br />
esempio il fatto che sia stata pubblicata la prima parte o, più avanti, il fatto<br />
che circoli a stampa una continuazione apocrifa del romanzo, che non si<br />
deve alla penna di Cervantes. Ma è anche piena di realtà false. Sancio<br />
presenta tre contadine a Don Chisciotte, dicendo che si tratta di Dulcinea; il