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don chisciotte pagina 31<br />

Conoscendo lo sviluppo successivo della storia, questa caratterizzazione<br />

risulta un'anticipazione della situazione esistenziale del buon Alonso.<br />

Américo Castro, <strong>com</strong>mentando i dialoghi tra lui e Sancio Panza, dice:<br />

«Gli elementi narrativi e dialogici nel Don Chisciotte sono<br />

l'espansione liberatoria di lunghe e amare solitudini, non soddisfatte<br />

con il semplice tradursi in poesia. Quei solitari avevano passato le loro<br />

vite maturando piani per evadere dalle loro esistenze noiose e<br />

fastidiose, <strong>com</strong>unque condannate all'assenza di un al di là umano» 20 .<br />

Aggiunge ancora:<br />

«Quel Quesada, Quijada, o <strong>com</strong>e lo chiamavano, era arrivato a<br />

cinquant'anni in una monotona solitudine, cacciando con gli amici,<br />

ascoltando le sciocchezze di due donne, ovvero osservando l'inerte<br />

rozzezza del garzone che gli sellava il ronzino. Idalgo? E che farsene<br />

di quell'idalghìa? Dava da mangiare, sì, ma poi? L'idalgo evade dalla<br />

sua reclusione attraverso la fitta scrittura di alcuni libri. Grazie a lui il<br />

buon Sancio metterà tra parentesi la sua condizione di contadino e<br />

guardiano di maiali» 21 .<br />

Castro parla di una fuga secolare, laica, dal mondo, che coinvolge diversi<br />

personaggi del romanzo: rompono le catene della noia, della stupidità, della<br />

giustizia corrotta, della prevaricazione, delle caste, dando sempre<br />

l'impressione di emergere da un lungo soliloquio. Nella vita alienante di<br />

Alonso, percorsa da più di una vena di inutilità, l'apertura di nuove<br />

prospettive è propiziata dalla lettura dei romanzi cavallereschi. Vi si<br />

immerge a tal punto da dimenticare persino la caccia, grande attrattiva e<br />

status symbol del mondo nobiliare; e a tal punto da perdere il giudizio:<br />

«E così, per il poco dormire e il molto leggere gli si seccò il cervello,<br />

sicché venne a perdere il giudizio. Gli si riempì la fantasia di tutto ciò<br />

che leggeva nei libri, d'incantesimi e contese, battaglie, sfide, ferite,<br />

galanterie, amore, tempeste e impossibili assurdità» [DQ, I, 1].<br />

Per lui nulla è più vero di ciò che raccontano i suoi romanzi, e non c'è<br />

alcuna differenza di realtà tra Amadigi, Orlando, e un personaggio storico<br />

<strong>com</strong>e il Cid Campeador; è incapace di distinguere tra realtà e fantasia. Più in<br />

generale, il suo senso storico si è perduto, la memoria e la tradizione si sono<br />

alterate, contaminate da toni romanzeschi. Contemporaneamente, Don<br />

Chisciotte non <strong>com</strong>prende più le ragioni del presente, le caratteristiche e gli<br />

usi dei tempi nuovi, della quotidianità che non aveva nessuno spazio nel<br />

romanzo cavalleresco.<br />

Anche per questa ragione tali romanzi erano «aborriti da molti», benché<br />

«lodati dai più», <strong>com</strong>e dice Cervantes nel prologo. A un livello più radicale,<br />

20 Américo Castro, "Cervantes y el Quijote a nueva luz", in Cervantes y los casticismos<br />

españoles, Alianza, Madrid 1974, 17-143, 71.<br />

21 ibid., 71.

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