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don chisciotte pagina 60<br />

modelli cortesi. Cortesi sono infatti gli spasimanti della ragazza, sconsolati e<br />

un po' ridicoli:<br />

«Qui sospira un pastore, lì un altro si lamenta; laggiù si odono<br />

amorose canzoni, qua disperati lamenti. C'è chi passa tutte le ore della<br />

notte seduto ai piedi di una quercia o di una roccia, e lì senza chiudere<br />

gli occhi piangenti, inebetito e assorto nei suoi pensieri, lo trova il sole<br />

al mattino, e c'è chi, senza dare pausa né tregua ai sospiri, nell'arsura<br />

della più fastidiosa siesta estiva, steso sulla terra ardente, manda i suoi<br />

lamenti al pietoso cielo» [DQ, I, 13].<br />

Secondo una certa pretesa dell'amor cortese, Marcela avrebbe dovuto<br />

necessariamente cedere alle amorose ragioni di questa oste di rimbambiti: se<br />

non lo fa, è crudele, <strong>com</strong>e vuole la retorica un po' piagnona del<br />

corteggiamento. Ma lei non lo fa, con una scelta meditata che crea scandalo:<br />

«Tutti noi che la conosciamo stiamo aspettando di vedere dove va a<br />

parare la sua alterigia e chi deve essere il fortunato che deve venire a<br />

dominare una condizione così terribile e godere di una bellezza cosi<br />

grande» [DQ, I, 13].<br />

«Deve essere», «deve venire» (ha de ser, ha de venir): vi si può leggere<br />

l'aspettativa di una conclusione inevitabile, tanto naturale quanto è<br />

innaturale la condizione solitaria della ragazza. Dominare, domare<br />

(domeñar) sembra essere l'unica risposta che una certa società maschile, o<br />

un'opinione pubblica maschile, riescono a concepire di fronte all'esigenza<br />

femminile (individuale) dell'autonomia.<br />

Se si accetta che Marcela è un personaggio esemplare, cioè che raffigura un<br />

ideale valido e praticabile nella sua epoca, si può notare subito un tratto<br />

originale: nell'arcadia di Cervantes, almeno in questo caso, i pastori non<br />

rappresentano un modello positivo, perché hanno gli stessi pregiudizi<br />

dell'opinione dominante. Non <strong>com</strong>prendono le ragioni di Marcela, così<br />

<strong>com</strong>e i suoi spasimanti, vestiti da pastori, non <strong>com</strong>prendono la pastorizia<br />

reale. Sono gli uni il riflesso degli altri. Lo stesso Don Chisciotte<br />

inizialmente cade nell'equivoco, vittima della sua ideologia dell'amor<br />

cortese, e passa la notte, per imitazione, pensando a Dulcinea. Ma poi le<br />

cose cambiano, perché la storia ha un'evoluzione molto interessante: non è<br />

solo il caso di un amore non corrisposto.<br />

Intanto Grisostomo, l'innamorato rifiutato, muore, a quanto pare suicida.<br />

Sulla scena del suo bizzarro funerale si manifesta con chiarezza il conflitto<br />

tra la libertà e il falso ideale d'amore. Grisostomo ha disposto di essere<br />

sepolto in campagna, «<strong>com</strong>e se fosse moro» [DQ, I, 13], e in effetti vi sono<br />

critici che lo ritengono un morisco. Le sue ultime volontà fanno discutere gli<br />

uomini di chiesa, che non vorrebbero rispettarle perché «sembrano cose di<br />

gentili». Si è però esagerato nel sostenere, partendo da questi elementi, che<br />

Marcela e Grisostomo non potessero sposarsi per la loro appartenenza a<br />

diverse etnie: questa interpretazione va violentemente contro il testo, che su<br />

questo punto è chiarissimo e inequivocabile. Marcela non vuole sposarlo (lo<br />

conferma in prima persona), né vuole sposarsi. L'intera struttura del

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