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don chisciotte pagina 25<br />
Anche nel suo libro precedente, La Galatea (pubblicato molti anni prima,<br />
nel 1585), Cervantes aveva esordito prendendo le distanze dalle opinioni del<br />
volgo. Questa polemica contro l'opinione non era solo il tipico<br />
atteggiamento elitario di uno scrittore di talento; piuttosto va vista in<br />
relazione all'opinione dominante nell'epoca: è un atteggiamento di rottura in<br />
un periodo storico in cui il <strong>com</strong>portamento personale sembra dominato da<br />
una sorta di nevrosi di massa. Scrive ad esempio Américo Castro:<br />
«La Spagna del Seicento era totalmente retta dall'opinione, dalle<br />
decisioni della massa opinante, del volgo irresponsabile contro cui il<br />
nostro autore si scaglia in varie occasioni, perché le sue decisioni<br />
riguardavano l'essere cattolici o eretici, l'avere o non avere onore, lo<br />
scrivere bene o male, ecc. Contro questa opinione mostruosa e<br />
soggiogante, Cervantes oppose una sua visione del mondo, fondata su<br />
opinioni, quelle degli uomini importanti e quelle degli uomini di bassa<br />
condizione, dei saggi e di quanti erano fuori di testa» 13 .<br />
Non è che il volgo operi scelte politiche, cioè che ci sia un quadro in<br />
qualche modo condizionato democraticamente. Al contrario, il volgo ha<br />
sposato totalmente (per fede, interesse, o mero conformismo) l'opinione<br />
imposta dal potere dominante, diventandone di fatto <strong>com</strong>plice: ad esempio,<br />
non opponendo resistenze rilevanti alle manifestazioni di antisemitismo,<br />
ecc. Questo volgo, così solidale con la sua classe dirigente, che non gli<br />
lascia poteri reali, non conta politicamente, ma socialmente, sospettando o<br />
emarginando. Un'opinione così opprimente, <strong>com</strong>e se si vivesse all'interno di<br />
un'ideologia totalizzante, era uniforme e <strong>com</strong>patta. Cervantes credeva<br />
invece nella varietà, nella molteplicità delle opinioni, nella loro<br />
<strong>com</strong>presenza dialettica, ma pacifica, nell'uso personale delle facoltà del<br />
giudizio. Queste opinioni che dialogano e si confrontano sono l'opposto<br />
della monocultura abitualmente ostentata nei libri attraverso le solite<br />
citazioni standard, collocate nel testo in modo meccanico e professionale.<br />
Ma se le opinioni sono plurime, cade il dominio della cultura ufficiale:<br />
rispetto a questa, un libro costruito sul libero gioco delle opinioni apparirà<br />
illegittimo e bastardo.<br />
Inoltre è chiaro che Cervantes situa ideologicamente il libro in base alla sua<br />
condizione o nascita. L'analogia tra nascita e scrittura è molto insistente.<br />
Nello spazio di poche righe si parla di generazione del proprio simile<br />
secondo l'ordine naturale, di generazione della storia di un figlio secco e<br />
raggrinzito, di generazione in carcere, di parti facilitati dalle muse nel luogo<br />
ameno, del padre che ha un figlio brutto, dell'essere patrigno, del libro <strong>com</strong>e<br />
figlio... solo nel primo paragrafo dell'introduzione. In una Spagna<br />
ossessionata dalla buona nascita, il romanzo è un figlio mal nato, è diverso<br />
da quelli che sono nati <strong>com</strong>e si deve. Si può allora accostare l'emarginazione<br />
13 Américo Castro, El pensamiento de Cervantes, Centro de Estudios Históricos, Madrid<br />
1925; ediz. ampliata, con note di J. Rodríguez Puértolas: Noguer, Barcelona 1972, 85; trad.<br />
it.: Il pensiero di Cervantes, Guida, Napoli 1991.