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don chisciotte pagina 82<br />
b) lo pseudo-ideale arcaizzante di Don Chisciotte;<br />
c) il livello dell'ideale autentico (Cardenio e Luscinda, ma non solo<br />
loro).<br />
In questo secondo caso, la moltiplicazione dei personaggi permette di<br />
descrivere e raffigurare il mondo ideale in modo dinamico: non lo si<br />
identifica più con il carattere ben definito, ma anche standardizzato, di una<br />
sola figura. Ideale è ora una vicenda provvidenziale grazie alla quale i<br />
quattro personaggi accettano il loro destino e dànno vita a una situazione<br />
armonica e realizzante. Inoltre, <strong>com</strong>e dicevo, anche qui è presente il testo<br />
all'interno del testo (d): il racconto del Curioso impertinente, letto nella<br />
locanda.<br />
In Marcela c'è una relazione negativa tra i livelli c e d, cioè tra l'ideale vero<br />
e il testo insertato nella storia: la poesia dell'innamorato suicida esprime<br />
valori diversi da quelli incarnati dalla ragazza. Ipotizziamo che anche<br />
nell'episodio di Cardenio si abbia questa relazione: ne risulterà, <strong>com</strong>e ipotesi<br />
di lettura, che i protagonisti della novella del Curioso impertinente vivono<br />
una vicenda di valore opposto a quella di Cardenio e <strong>com</strong>pagni. Infatti,<br />
mentre Cardenio e soci vivono una storia provvidenzialmente guidata verso<br />
il lieto fine e il trionfo del reciproco amore, i protagonisti della novella del<br />
Curioso impertinente interpretano una storia di ostinazione e nevrosi, al<br />
termine della quale tutti risultano colpevoli e, secondo un vecchio schema<br />
letterario, muoiono: la morte simboleggia con estrema chiarezza la loro<br />
negatività.<br />
Tanto Marcela quanto Cardenio e gli altri sono fuggiti dal consorzio umano:<br />
Marcela, per poter avere nei fatti quella libertà di cui si sente naturalmente<br />
portatrice; Cardenio e gli altri, per una ragione non molto diversa: per<br />
l'impossibilità di diventare ciascuno colui che vuole essere, l'impossibilità di<br />
realizzare ciascuno la propria vocazione. È dunque coerente che, con la fuga<br />
di Marcela dopo il suo intervento al funerale dello spasimante, la sezione a<br />
lei dedicata si chiuda: il suo episodio è <strong>com</strong>pleto. Invece, quando Cardenio<br />
fugge nel bosco, la sua vicenda non si chiude né è <strong>com</strong>pleta: se il giovane<br />
innamorato restasse nel bosco, non si realizzerebbe, anzi la sua condizione è<br />
talmente frustrante e alienata da causargli disturbi mentali. Per realizzarsi,<br />
Cardenio deve tornare nel consorzio umano e unirsi a Luscinda.<br />
Dunque è vero che nel romanzo esistono luoghi, <strong>com</strong>e il bosco, dove si<br />
rifugiano gli emarginati di vario tipo, ma è anche vero che questo luogo<br />
selvaggio, ha una duplice valenza. In Marcela è un posto in cui si protegge<br />
se stessi dagli altri, per una libera scelta di solitudine; in Cardenio è il<br />
termine di una fuga. Nell'isolamento, Marcela si realizza, mentre Cardenio<br />
vi ricorre proprio per l'impossibilità di realizzarsi nel mondo che abbandona.<br />
Per Marcela il bosco rappresenta la norma, la sua norma; per Cardenio, no.<br />
E per singolare simmetria, nel bosco di Marcela Don Chisciotte entra<br />
camminando e conversando normalmente, mentre nel bosco di Cardenio<br />
entra fuggendo egli stesso dalla caccia della Santa Hermandad.