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don chisciotte pagina 43<br />
forse resti di antiche recinzioni, qualche rudere, insomma qualcosa che,<br />
all'imbrunire e in certe condizioni, potrebbe anche sembrare un castello. Il<br />
fatto caratteristico non è dunque che Don Chisciotte si sbaglia, ma che<br />
continua a sembrargli un castello anche dopo l'incerta prima occhiata,<br />
quando ci si ritrova dentro: la prospettiva visionaria, che inizialmente poteva<br />
presentare una certa verosimiglianza, è adottata senza riserva e non viene<br />
discussa più. Di fatto Don Chisciotte è capitato nel luogo più opposto a un<br />
castello, in una sorta di anticastello. Don Chisciotte si manifesta al mondo<br />
per la prima volta tra gente bassa e plebea, contigua agli ambienti marginali<br />
o malavitosi. Tuttavia questa gente lo accoglie, sia pure in chiave <strong>com</strong>ica, e<br />
ridendo lo asseconda.<br />
Le prime due persone che incontra nella sua nuova carriera di eroe sono<br />
(grandezza dell'ironia cervantina) due prostitute in viaggio per Siviglia,<br />
prontamente scambiate per belle donzelle o graziose dame che stanno sulla<br />
porta del castello. In chiave parodica, l'immagine della dama cortese vista da<br />
Don Chisciotte ha il volto reale della prostituta (o della villana, nel caso di<br />
Aldonza/Dulcinea). Con coerenza, il cavaliere anziano che darà l'investitura<br />
a Don Chisciotte è in realtà un oste burlone e picaro. L'elemento burlesco<br />
occupa qui il primo piano in modo pesante e quasi esclusivo, mostrando<br />
tutto l'anacronismo del progetto di Don Chisciotte: il nostro eroe non<br />
distingue una dama da una puttana (cosa che <strong>com</strong>unque non era sempre<br />
facilissima), né un cavaliere da un briccone, né il sogno dalla realtà.<br />
Tuttavia esiste una linea di <strong>com</strong>unicazione tra il suo universo demenziale e<br />
la realtà quotidiana: il romancero o, più in generale, una mediazione<br />
letteraria. Le «donzelle» non <strong>com</strong>prendono il linguaggio di Don Chisciotte,<br />
magniloquente e ricco di arcaismi, ma l'oste può dialogare con lui tramite i<br />
romances. Don Chisciotte gli dice di non preoccuparsi se non vi è un letto<br />
per lui, perché «mis arreo son las armas, / mi descanso es pelear». L'oste<br />
conosce il romance da cui sono tratti questi versi, e risponde continuando la<br />
citazione. Questa possibilità di dialogo è interessante, perché rivela<br />
l'esistenza di una cultura <strong>com</strong>une diffusa, esattamente quella che alimenta<br />
anche i romanzi cavallereschi con i temi eroici, e che Don Chisciotte decide<br />
di prendere sul serio.<br />
Non è strano che l'idalgo ricorra ai versi. Lo fa anche quando le allegre<br />
fanciulle gli tolgono l'armatura, adattando al suo caso una strofa famosa:<br />
«Nunca fuera caballero<br />
de damas tan bien servido<br />
<strong>com</strong>o fuera Don Quijote<br />
cuando de su aldea vino:<br />
doncellas curaban dél,<br />
princesas de su rocino».<br />
L'elemento significativo, <strong>com</strong>e in molti altri passi, è il fatto che Cervantes<br />
rimarca la conoscenza del romancero nell'oste. In effetti si trattava di un<br />
genere letterario diffuso e apprezzato anche presso il popolo: gli umanisti,<br />
generalmente, non lo avevano in simpatia, perché lo vedevano <strong>com</strong>e un<br />
veicolo dei valori della cultura cristiano-vieja.