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don chisciotte pagina 91<br />

condivisibile in via di principio, ma non fornisce nessuna garanzia concreta<br />

che l'autore rispetti il suo impegno di veridicità.<br />

Nel caso del Don Chisciotte il racconto riguarda persone/personaggi viventi<br />

e la sua presunta veridicità deve misurarsi con l'immagine che Don<br />

Chisciotte e Sancio Panza hanno di sé. Si troveranno fedelmente ritratti<br />

nella storia? È chiaro che hanno delle aspettative, hanno un loro criterio, in<br />

base al quale decidono cosa dovrebbe o non dovrebbe essere descritto. Sarà<br />

coincidente con il criterio dell'autore? Dice Sancio: «Parola di bravo<br />

scudiero, se [Cide Hamete] avrà detto di me cose che non siano molto da<br />

cristiano viejo quale sono, ci dovranno sentire anche i sordi» [DQ, II, 3].<br />

La distruzione del concetto di veridicità non poteva essere più totale: i<br />

personaggi del romanzo s'interrogano ansiosi sul modo in cui sono stati<br />

descritti nel romanzo stesso. Don Chisciotte e Sancio Panza sono<br />

protagonisti di una storia letteraria nel corso della quale vengono informati<br />

dell'esistenza di questa stessa storia, e ne discutono mostrando di discostarsi<br />

dalla veridicità concepita dall'autore. All'interno della finzione letteraria, del<br />

mondo poetico, Don Chisciotte è inizialmente la descrizione di un uomo<br />

reale, Alonso Quijano, che si fa cavaliere errante. In un secondo momento, è<br />

questo stesso cavaliere che sa di essere diventato protagonista di un libro<br />

che lo ha reso famoso e, in qualche modo, lo ha legittimato. In questo<br />

contesto Cervantes potenzia l'idea iniziale di una scrittura senza guida, senza<br />

una voce narrante affidabile, mostrando che la veridicità della storia, e in<br />

buona misura il concetto stesso della verità, sono una sorta di pregiudizio:<br />

c'è una presunta veridicità, che è essenzialmente un punto di vista.<br />

Sansone Carrasco afferma che nella storia non ci sono parole disoneste né<br />

pensieri che non siano cattolici; Don Chisciotte risponde:<br />

«Scrivere diversamente [...], non sarebbe scrivere la verità, ma<br />

menzogne; e gli storici che si valgono di menzogne andrebbero<br />

bruciati, <strong>com</strong>e quelli che falsificano la moneta» [DQ, II, 3].<br />

La verità ufficialmente e apertamente esposta da Don Chisciotte è il punto<br />

di vista cristiano viejo. Giungerà a dire che l'autore, a causa del discusso<br />

inserimento nel corpo del romanzo della novella del Curioso impertinente,<br />

non è un sapiente, ma un ignorante ciarlatano, che si è messo a scrivere<br />

venga quel che viene. Ma, naturalmente, un punto di vista esposto<br />

pubblicamente può essere il proprio, ma può anche essere semplicemente<br />

adottato, ad esempio se uno vuole passare per cristiano viejo.<br />

Per Don Chisciotte la storia, oltre ad essere una forma di idealizzazione,<br />

deve essere protetta <strong>com</strong>e una verità assoluta, <strong>com</strong>e una cosa sacra che,<br />

essendo vera, contiene in qualche modo Dio stesso che è la verità. Singolare<br />

coincidenza con l'ideologia dominante all'epoca, e piacevole dissenso con<br />

quanto lo stesso Cervantes espone nell'introduzione delle Novelas<br />

ejemplares, quando dice che non sempre si sta in chiesa... ecc. Ci sono<br />

storie, per Cervantes, che non sono cose sacre e non possiedono tale<br />

carattere assoluto di verità. E Sansone Carrasco, con un atteggiamento più

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