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don chisciotte pagina 92<br />

ragionevole, ricorda l'antica massima secondo cui in ogni libro si può<br />

trovare qualcosa di buono.<br />

Dimensione teatrale e problema della veridicità, nella specifica forma di<br />

veridicità del testo scritto, sono cose connesse. È chiaro che nel processo di<br />

smascheramento, a cui si alludeva prima, la consapevole finzione della<br />

teatralità dovrebbe condurre alla veridicità della descrizione e quindi alla<br />

verità. Facendo della prima parte, già pubblicata, del romanzo un tema<br />

letterario della seconda, Don Chisciotte cambia, all'interno della finzione<br />

narrativa, passando ad essere da persona storica un personaggio protagonista<br />

di un libro. Su questo piano, e solo su questo, diventa omogeneo con gli altri<br />

personaggi che hanno letto il libro e sentito parlare delle sue imprese. Non<br />

abbiamo più la storia dell'idalgo, <strong>com</strong>e diceva il titolo della prima parte, ma<br />

del cavaliere, <strong>com</strong>e recita il titolo della seconda: un cavaliere finto,<br />

recitante, <strong>com</strong>e molti suoi interlocutori (i Duchi, ad esempio). Sono<br />

omogenei nella finzione più o meno consapevole. Certamente cambia il<br />

rapporto tra i personaggi e la realtà. Alcuni elementi permangono: la gente<br />

continua a credere che Don Chisciotte sia pazzo. Altri sono nuovi. Per<br />

ragioni diverse, Don Chisciotte si trova ora al centro di finzioni o messe in<br />

scena allestite appositamente per lui (da Sansone Carrasco, dai Duchi...), ma<br />

non sempre si lascia ingannare. A tratti il ruolo degli «incantatori», che per<br />

Don Chisciotte giustifica le «trasformazioni» repentine della realtà, da<br />

giganti a mulini a vento, da eserciti a pecore, sembra più sottile. A insaputa<br />

del cavaliere, Sansone Carrasco si trasforma in Caballero del Bosque con<br />

l'intento di sfidarlo a duello e vincerlo, dopo avergli strappato la promessa di<br />

tornare a casa in caso di sconfitta. Le cose vanno diversamente e ad essere<br />

battuto sarà proprio Carrasco, che dovrà svelare la sua identità. Come<br />

giustificare la sua presenza? Lo stesso Sancio non può credere che un uomo<br />

serio <strong>com</strong>e Carrasco vada in giro in cerca di cavalieri erranti da sfidare a<br />

singolar tenzone: la tesi degli incantatori diventerà una possibilità da<br />

prendere in considerazione e per i due protagonisti la realtà sarà più<br />

oscillante che mai. Il Cavaliere del Bosco non è certo un fantasma, e sembra<br />

inequivocabilmente Sansone Carrasco, ma, <strong>com</strong>e giustamente osserva Don<br />

Chisciotte, perché mai Carrasco dovrebbe sfidarlo? Che senso ha? E i<br />

Duchi? Non sono forse duchi veri e non trattano Don Chisciotte con gli<br />

onori riservati ai veri cavalieri?<br />

Prima, l'avventurosa vita del nostro eroe coinvolgeva <strong>com</strong>e vittime persone<br />

reali: il barbiere dell'elmo di Mambrino non fingeva di essere barbiere, ma<br />

lo era veramente. Ora coinvolge personaggi che, <strong>com</strong>e i Duchi o Sansone<br />

Carrasco, stanno simulando. Prima Don Chisciotte, consapevolmente o<br />

meno, trasformava il mondo in un grande teatro in cui si presentava <strong>com</strong>e<br />

auctor: autore, capo<strong>com</strong>ico e regista; ora è coinvolto in finzioni sceniche<br />

organizzate da altri - <strong>com</strong>preso lo stesso Sancio, quando vuole spacciargli<br />

una villana qualunque per Dulcinea. Sic<strong>com</strong>e questa teatralizzazione altrui è<br />

coerente con la percezione folle che Don Chisciotte ha del mondo, questi<br />

risulta lucidissimo. Se gli dicono che sta arrivando Dulcinea vestita da<br />

regina, lui da matto ci crede e si aspetta di vedere una regina, perciò se gli si<br />

presenta una villana se ne accorge. Non è che sia rinsavito: la sua follia è a

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