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don chisciotte pagina 23<br />
e gioca un ruolo. Oltre al fatto che Cide, il Traduttore e il Narratore sono<br />
finzioni letterarie, abbiamo anche un Cervantes ritratto in modo non<br />
veridico: è arduo pensare che una certa frase, o un'altra, nel romanzo,<br />
possano essere l'espressione del pensiero «vero» del vero autore del testo.<br />
Di fatto Cervantes si è sottratto al nostro sguardo.<br />
Guardando però le tracce e i frammenti del mosaico nascosto, nel romanzo<br />
c'è un personaggio che parla in quanto Cervantes, cioè in quanto autore del<br />
Don Chisciotte, e dà qualche informazione.<br />
Dice anzitutto che il romanzo è stato concepito in carcere, e questo tema<br />
viene intrecciato con un topos retorico molto usuale: l'immagine del libro<br />
<strong>com</strong>e figlio generato dall'autore:<br />
«Non ho potuto io andare contro l'ordine della natura, dove ogni cosa<br />
genera il suo simile. Così, cosa potrà generare il mio ingegno sterile e<br />
mal coltivato, se non la storia di un figlio secco, raggrinzito,<br />
strampalato e pieno di pensieri diversi e da nessuno mai immaginati,<br />
<strong>com</strong>e si addice a chi è nato in una prigione, dove ogni s<strong>com</strong>odità ha la<br />
sua sede, e dove ogni triste rumore ha la sua dimora» [DQ, I, pról.].<br />
Non ho la curiosità dei vecchi eruditi, di sapere se davvero il Chisciotte è<br />
stato pensato in galera, perché mi pare che il dato biografico non sia<br />
influente. Supponiamo che sia vero: nessuno obbligava Cervantes a dirlo,<br />
facendo la figura del delinquente. Se lo dice, è perché vuol fare questa<br />
figura, burlescamente, e dunque questo messaggio è importante, non<br />
l'aspetto biografico. Che il Chisciotte nasca in carcere, è un dato letterario<br />
ed ha un senso a cui ora il dato biografico non aggiunge nulla. Il fatto da<br />
interpretare è che Cervantes, <strong>com</strong>e prima cosa, dice al lettore che ha in<br />
mano un libro scritto da un avanzo di galera.<br />
Tecnicamente, lo fa costruendo un'immagine opposta a quella del locus<br />
amoenus, cioè la classica ambientazione in un paesaggio ideale, un giardino<br />
fiorito, uno stereotipato ambiente bucolico 11 . Non si limita però a rovesciare<br />
una formula o una convenzione (cosa altrettanto topica e ben nota alla<br />
retorica), ma intreccia in un'originale interpretazione alcuni tremi<br />
tradizionali.<br />
Il luogo non ameno (il carcere) condiziona la relazione retorica tra l'autorepadre<br />
e il libro-figlio, facendo di questo libro-figlio un vero bastardo:<br />
«La tranquillità, il luogo gradevole, l'amenità dei campi, la serenità del<br />
cielo, il mormorio delle fonti, la quiete dello spirito [= gli elementi<br />
caratteristici del luogo ameno] contribuiscono molto a che le muse più<br />
11 «Il "luogo ameno" [...] è un angolo di natura, bello e ombroso; vi si trovano almeno<br />
un albero (o parecchi alberi), un prato e una fonte o un ruscello; vi si possono aggiungere,<br />
talvolta, anche il canto degli uccelli e i fiori; la descrizione più ricca <strong>com</strong>prende anche una<br />
tenue brezza» (Ernst Robert Curtius, Letteratura europea e medioevo latino, tr. it., La<br />
Nuova Italia, Firenze 1992, 219. Cfr. anche 207-226).