don chisciotte pagina 86 personaggi, che rappresentano le persone normali, si mettono sulla sua lunghezza d'onda, recitando. Don Chisciotte ne uscirà rinsavito.
don chisciotte pagina 87 Falsificazioni Uno dei pilastri che reggono la prima parte del romanzo di Cervantes è la teatralità, intesa <strong>com</strong>e capacità di evocare spazi di vita immaginari, inediti, in cui ogni personaggio (che è un personaggio letterario, non un attore professionista) va ad interpretare un ruolo per lui nuovo o non abituale, e in questa recita consapevole rivela la sua autentica natura e la sua personalità più sincera. Questa autenticità si rivela, nel senso che nella vita precedente del personaggio essa era rimasta nascosta o coperta. Ciò che la copriva, o le impediva di manifestarsi, è l'adozione, da parte del personaggio stesso, di un <strong>com</strong>portamento sociale, una condotta o una mentalità conforme alle opinioni <strong>com</strong>uni, ai pregiudizi, a ciò che la gente o «la società» si aspetta da ciascuno. Se la gente vuole cristiani vecchi, allora l'individuo, nella sua vita quotidiana, nasconde ciò che potrebbe sembrare difforme dallo stereotipo del cristiano vecchio e ostenta ciò che può confermare o sottolineare l'appartenenza a questa casta - per esempio si appende al collo delle improbabili corone da rosario massicce, o frequenta tutte le devozioni possibili e immaginabili, benché non gliene importi niente. Questo atteggiamento meramente ricettivo produce un conformismo di massa, o forse sarebbe più corretto dire una conformazione, attraverso cui l'individuo altera il suo sentire personale, per non essere emarginato dalla società. Beninteso, dal modo in cui lui interpreta i voleri della società. Si produce una falsificazione, una recita, abituale lungo tutto il «secolo d'oro» della Spagna, e attestata non solo dagli storici, ma anche dagli scrittori che descrivono la realtà del loro tempo. È però una recita diversa da quella a cui alludevo in relazione alla teatralità. Sancio, ad esempio, recita consapevolmente quando racconta l'incontro, mai avvenuto, con Dulcinea, mentre recita inconsapevolmente quando ostenta il suo status di cristiano viejo: le sue affermazioni in merito non le vive <strong>com</strong>e una recita teatrale fatta per gioco e per esplicita finzione, ma <strong>com</strong>e assoluta verità; potrà anche trattarsi di bugia, potrà benissimo risultare che Sancio è un converso, ma lui, in pubblico, non lo ammetterà mai. La società ammette che il Curato organizzi una recita per ricondurre a casa un povero matto, e approva questo piano, considerandolo astuto e saggio, ma non ammetterebbe, né approverebbe che il Curato fosse un converso giudaizzante, che pratica la religione ebraica in segreto, mentre ostenta idee e condotta cristiane: interverrebbe l'inquisizione per mandarlo sul rogo. Perciò, nel testo, il Curato parlerà pubblicamente della sua trovata, e persino si vanterà della geniale invenzione della principessa Mi<strong>com</strong>icona, ma in nessun modo direbbe mai una sola parola sulle sue origini etniche ebraiche, se mai le avesse. Diremmo in tal caso che recita? Certamente non allo stesso