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Introduzione<br />

Nella cultura del suo tempo Cervantes distingue con chiarezza due livelli: il<br />

mondo ideale e la quotidianità. Mondo ideale è l'insieme delle dichiarazioni<br />

di principio, la tavola dei valori normativi che dovrebbero orientare e<br />

ispirare il <strong>com</strong>portamento individuale, le decisioni politiche, la stesura delle<br />

leggi, ecc.; quotidianità è la vita concreta dei singoli, qualunque sia il loro<br />

stato sociale, nonché le correnti in cui si articolano l'opinione pubblica e il<br />

consenso o il dissenso rispetto alle grandi scelte politiche. Cervantes nota<br />

che questi due livelli sono in contraddizione tra loro, perché la vita<br />

quotidiana proclama certi principi, ma non li applica. Si limita a tributare<br />

loro un culto di facciata, per poi seguire altre direzioni. Si domanda inoltre<br />

se questi valori, proclamati ma non messi in pratica, siano effettivamente<br />

validi, attuali e adeguati alla realtà. E poiché questi valori vengono<br />

presentati <strong>com</strong>e tradizionali, si tratta anche di vedere se essi sono tali<br />

veramente e se la tradizione è effettivamente vigente.<br />

Se questi valori non vengono messi in pratica, allora la tradizione è in crisi e<br />

si ha uno sfaldamento tra valori e realtà sociale. Se essi non incarnano<br />

davvero la tradizione della Spagna, e ne sono anzi una falsificazione o<br />

un'alterazione, allora la tradizione si è perduta. Cervantes sostiene appunto<br />

questo, e si colloca dunque fuori dalla cultura che possiamo chiamare<br />

dominante, in due sensi: perché è la cultura di coloro che hanno il dominio o<br />

potere politico, e perché è la cultura a cui fa riferimento l'opinione<br />

maggioritaria della gente. Come ha scritto Francisco Ayala in Un destino y<br />

un héroe, Cervantes si colloca «in una certa ottica dissidente rispetto alla<br />

posizione ufficiale del suo paese» 1 , con un ruolo di coscienza critica.<br />

La reazione cervantina di fronte alla cultura e alla società del suo tempo si<br />

propone tre obiettivi ben precisati. In primo luogo, la critica della<br />

quotidianità, consistente nel dichiarare apertamente che, ad ogni livello, si<br />

predica bene e si razzola male, nel denunciare l'ipocrisia e la falsità della<br />

condotta di vita e il carattere di finzione assunto dalla cultura ufficiale. Il<br />

mondo è pieno di sedicenti cavalieri, che non hanno realmente nulla in<br />

<strong>com</strong>une con la cavalleria: la loro cultura, l'immagine che essi dànno di sé,<br />

non riflettono la loro vita reale, visto che non vanno più a <strong>com</strong>battere in<br />

battaglia o nei tornei. Essere cavalieri significa avere un titolo ufficiale, una<br />

precisa ideologia, integrarsi nella cultura del regime.<br />

In secondo luogo, la cultura dominante ha una sua rappresentazione:<br />

nell'arte, nella letteratura, nel cerimoniale. Le figure che la rappresentano<br />

sono personaggi nobili che vi vengono descritti in modo stereotipato,<br />

secondo le vecchie formule cortesi, artificiali e irreali. Cervantes<br />

1 In Cervantes y Quevedo, Seix Barral, Barcelona 1974, 9-22, 11.

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