VETRIOLO - ClassiciStranieri.com
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don chisciotte pagina 98<br />
vedere Dulcinea, però lui Dulcinea non la vede; vede una villana, e dunque<br />
spiega la realtà che vede (non un'allucinazione) con una teoria che mette in<br />
gioco la magia. Noi sappiamo che Sancio sta mentendo e che la spiegazione<br />
di Don Chisciotte è fuori luogo, e la cosa ci turba. Fidandosi di Sancio, che<br />
dovrebbe fare? L'idea dell'incantesimo è l'unica conclusione possibile, non<br />
volendo discutere le premesse. Come osservatori esterni noi abbiamo il<br />
vantaggio di sapere qualcosa che il nostro cavaliere non vede: la bugia di<br />
Sancio ci è palese. Allora, in questa situazione e in altre analoghe, il punto<br />
di vista del lettore è diventato chiaro: siamo spettatori in grado di valutare e<br />
giudicare. Cervantes continua a presentarci l'intreccio di varie prospettive<br />
(dello scudiero, del cavaliere, del Curato...), ma questo intreccio ora lo<br />
vediamo dall'alto, con un'informazione più <strong>com</strong>pleta.<br />
La <strong>com</strong>media, dice Don Chisciotte, ci mette davanti uno specchio. Sansone<br />
Carrasco è il Cavaliere degli Specchi: dunque un cavaliere da <strong>com</strong>media. È<br />
infatti un simulatore, l'interprete di un ruolo all'interno di un piano per<br />
salvare Don Chisciotte. Anche Sancio sta simulando ed è anche lui lo<br />
specchio di qualcosa. Il <strong>com</strong>plesso di finzioni che ora si muove attorno a<br />
Don Chisciotte costituisce uno specchio, uno speculum, un'immagine... di<br />
cosa? Questo è il punto che turba il lettore.<br />
Supponiamo che sia uno specchio della vita vera, quella extraletteraria, che<br />
ognuno vive nella quotidianità. Potrebbe mettere su questa strada l'incontro<br />
con il Cavaliere dal Verde Pastrano, personaggio la cui caratteristica sembra<br />
quella dell'assoluta normalità della concretezza, sanamente scettico, al punto<br />
da non dare per scontato che Don Chisciotte sia un pazzo:<br />
«Non posso persuadermi che esista oggi al mondo chi favorisce le<br />
vedove, protegge le donzelle, onora le maritate, soccorre gli orfani, e<br />
non lo crederei se non lo avessi visto coi miei occhi in vostra grazia.<br />
Benedetto il cielo, che con questa storia, che vostra grazia dice essere<br />
pubblicata, delle sue alte e vere imprese cavalleresche, saranno<br />
dimenticate quelle innumerevoli dei finti cavalieri erranti» [DQ, II,<br />
16].<br />
È un idalgo di paese, don Diego de Miranda, che vive con la famiglia senza<br />
troppi lussi: ama la caccia, <strong>com</strong>e tutti gli esponenti del suo ceto, ma non<br />
mantiene falconi né levrieri; è un moderato lettore (di libri profani più che<br />
devoti), non amante del pettegolezzo né dei fatti altrui. Buon cristiano,<br />
ascolta la messa tutti i giorni, fa carità senza vantarsene, ama la pace e<br />
confida nella misericordia divina. Sancio lo giudica un santo, Ma Diego è<br />
un uomo concreto, che si preoccupa dei figli, e non si ritiene speciale.<br />
Don Chisciotte viene ricevuto con benevolenza e cortesia nella sua casa, che<br />
purtroppo non conosciamo bene. Infatti risulta che Cide Hamete ne aveva<br />
dato una descrizione dettagliata, che il Traduttore passa sotto silenzio, non<br />
trovando i particolari pertinenti con lo scopo principale della narrazione.<br />
Questo intervento del Traduttore può essere letto <strong>com</strong>e una soluzione<br />
tecnica geniale di Cervantes per risparmiarsi una descrizione obiettivamente<br />
inutile; ma è anche, inevitabilmente, la definizione di un ruolo del