VETRIOLO - ClassiciStranieri.com
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don chisciotte pagina 7<br />
ideali che appartenevano alla tradizione medievale si sono corrotti,<br />
fossilizzati, deformati, a seguito di un lungo processo di cui non si è più<br />
coscienti.<br />
Per Cervantes, e in generale per un punto di vista «platonizzante», l'ideale<br />
non è irreale, né è il contrario della realtà. Cioè non può esistere una<br />
separazione che veda da un lato la realtà e dall'altro i valori, intesi <strong>com</strong>e<br />
concetti astratti. Esiste invece una realtà valida, nel senso che in qualche<br />
modo partecipa del valore e, per così dire, lo contiene, ed esiste una realtà<br />
non valida, nel senso che si è organizzata senza uniformarsi al valore.<br />
Usando fuori contesto un esempio di Xavier Zubiri, direi che l'idea o eidos<br />
del buon governo brilla per la sua assenza quando vediamo un cattivo<br />
governante; invece un buon governante la incarna, la realizza in una certa<br />
misura. Pertanto non c'è contrapposizione tra l'ideale (eidos) e il reale, ma si<br />
ha una presenza graduata, più o meno accentuata, persino sensibile, dell'uno<br />
nell'altro. La contrapposizione esiste solo nel caso estremo in cui una realtà<br />
ha rifiutato l'ideale, adeguandosi a una sua negazione o contraffazione.<br />
Per esempio, una cultura che ha <strong>com</strong>e ideale di riferimento il cattolicesimo<br />
trova un fondamento forte in san Paolo, l'apostolo delle genti. Succede però<br />
che questa cultura, pur continuando a dirsi cristiana e cattolica, pratichi una<br />
crudele politica di pulizia etnica. In tal caso abbiamo due interpretazioni<br />
opposte del cristianesimo, di cui la seconda è una deformazione della prima,<br />
formulata da san Paolo. Uno può, in modo più o meno perfetto, ispirarsi a<br />
un cristianesimo autentico, così <strong>com</strong>e, nell'esempio precedente, uno può<br />
riuscire più o meno bene nel tentativo di essere un buon governante: il<br />
valore e l'ideale a cui ci si ispira è allora visto <strong>com</strong>e presente, sia pure<br />
parzialmente, nella realtà. Ora, a chi aspira a questo cristianesimo autentico,<br />
l'idea di un cristianesimo razzista sembra assurda e mostruosa: non può<br />
pensare che si tratti di un ideale, di un altro modo legittimo di interpretare il<br />
cristianesimo, anzi vede il razzismo cristiano <strong>com</strong>e un errore, un<br />
pregiudizio, un'immoralità. Gli risulta evidente che solo una perversione del<br />
giudizio può immaginare un razzismo cristiano: non c'è dunque una<br />
contrapposizione tra l'ideale (=cristianesimo) e la realtà (=razzismo), ma tra<br />
una realtà effettiva, che è appunto il cristianesimo, e un errore, un<br />
pregiudizio, una deformazione, quale è appunto il razzismo.<br />
Naturalmente il razzista non sarebbe affatto d'accordo con questa<br />
valutazione e non si riterrebbe un pervertito: abbiamo sempre che fare con<br />
valutazioni che possono affermare o negare un certo valore; ma qui non<br />
stiamo facendo una ricerca filosofica, e non ci interessa scoprire verità<br />
assolute e incontestabili. Stiamo descrivendo il modo in cui Cervantes vede<br />
le cose: c'è una norma ideale e la sua falsificazione; la cultura ufficiale e<br />
dominante è falsificazione; non viene <strong>com</strong>unque messa in pratica,<br />
limitandosi alle dichiarazioni di facciata, dietro le quali ciascuno segue il<br />
suo interesse, con discrezione.