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don chisciotte pagina 13
certa grossolana analisi: evidentemente, se si rappresenta la nascita di
Cristo, avremo un attore che interpreta la parte di san Giuseppe e non certo
il vero san Giuseppe, e il pubblico sarà composto dagli spettatori che
assistono allo spettacolo, non dai pastori cui gli angeli annunciarono la
nascita di Gesù. La vicenda teatrale è spettacolo, non storia, anche se si
costruisce con elementi tratti dai racconti storici, ed essendo racconto e
rappresentazione della realtà, lo spettacolo teatrale può contenere una
valutazione della realtà stessa, come ogni altro testo. Possiamo avere un
dramma a tesi, senza che questo alteri la distinzione tra realtà storica e
finzione o spettacolo teatrale.
Immaginiamo un teatro a tesi, come lo erano le prime forme religiose del
teatro medievale. Lo spettatore (o il lettore) prende atto di ciò che sostiene
l'autore attraverso lo spettacolo, lo valuta, lo confronta con la sua personale
esperienza della realtà e, al termine di questa valutazione, può essere o non
essere d'accordo con ciò che è stato sostenuto dal testo teatrale. In questo
confronto la principale pietra di paragone dovrebbe essere la realtà esterna
al testo. Un testo teatrale può essere uno strumento per parlare della realtà,
la quale, a sua volta, può essere il punto di partenza di molte interpretazioni.
Potremmo avere un personaggio che, nel testo di una commedia, si rivela
ipocrita, falso e vanaglorioso, come il Calisto della Celestina, e questa
descrizione potrebbe anche svolgere una funzione di denuncia di un'intera
classe sociale rappresentata da questo personaggio. Questo però non
significherebbe confondere le acque e portare il lettore o spettatore a recitare
lui stesso un ruolo in quella commedia: oltre alla distanza tra spettacolo
teatrale e realtà c'è una distanza, forse più netta, tra attore e spettatore. Se il
testo dice che tutto il mondo è teatro, è un attore a dirlo e uno spettatore ad
ascoltarlo: i ruoli non si confondono.
Orbene, Cervantes riesce a confondere questi ruoli. El retablo de las
maravillas, un testo incluso nella sua raccolta di entremeses, lo mostra con
chiarezza e fornisce una feconda chiave di lettura del Chisciotte.
Il personaggio di Chanfalla è un autor di teatro (termine che all'epoca
indicava anche il capocomico o l'impresario di uno spettacolo teatrale), e
organizza un embuste, un imbroglio, col suo retablo, o teatrino di
marionette. La beffa colpisce uno dei nervi scoperti della sensibilità
spagnola, un tema su cui era generale la massima suscettibilità: il lignaggio,
la legittimità della nascita, l'orgoglio etnico. La sua compagna e complice,
Chirinos, ironizza sull'idea che le virtù personali siano trasmesse dal sangue,
e dice al Governatore del paese in cui sono giunti per dare spettacolo:
«Insomma, la quercia dà le ghiande; il pero, le pere; la vite, l'uva; e
l'onorato, onore, senza poter fare altrimenti». L'onore è una specie di
ortaggio, che nasce a tempo debito, nel luogo adatto, da un progenitore che,
in quanto nobile, è onorato e virtuoso anche se è un coglione: singolare
teoria (materialista, scientifica e modernissima) di genesi spermatica
dell'etica.
Il teatrino di Chanfalla è magico. Lo ha fabbricato il sapiente Tontonelo,
con gran profusione di astrologismi; la sua qualità è inaudita e singolare: