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don chisciotte pagina 45<br />

gli oggetti si illuminano di una luce diversa a seconda di chi li interpreta, e<br />

vengono descritti in base a <strong>com</strong>e appaiono a un personaggio quando entrano<br />

nella sua esperienza. Scrive Américo Castro:<br />

«Le possibilità letterarie della letteratura e della vita contemporanee<br />

furono usate, "disposte" da Cervantes in modo tale che le figure<br />

immaginarie sembrassero costruirsi la loro esistenza in proprio, spinte<br />

da stimoli immanenti, piuttosto che determinate da circostanze previe<br />

e trascendenti» 43 .<br />

Cervantes mostra letterariamente l'interdipendenza tra la realtà osservata<br />

(quindi interpretata) e le condizioni dell'osservatore. È chiaro che un oggetto<br />

ha la sua forma e la sua consistenza o condizione, ma quando entra in<br />

contatto con una persona, viene interpretato (forse viene consapevolmente<br />

falsato) e diventa parte di un'immagine del mondo. Quest'immagine è<br />

costruita, dunque, in modo più o meno consapevole, interpretando<br />

soggettivamente i dati reali. Se questa interpretazione sembra «reggere»,<br />

dando l'impressione di spiegare con coerenza e regolarità gli eventi, allora la<br />

si chiama «oggettiva»: cioè si trasferisce l'oggettività delle cose ai pensieri<br />

che le spiegano. Questo può dar luogo a un'allucinazione meno eclatante di<br />

quella chisciottesca, ma non meno pericolosa. Insomma, Don Chisciotte fa<br />

in modo iperbolico ciò che gli altri fanno in modo normale e <strong>com</strong>unemente.<br />

In altri termini, la visione degli interlocutori, che si contrappone alla sua<br />

allucinazione individuale, non è una percezione sana della realtà, esente da<br />

pregiudizi e distorsione interpretativa, ma è un'allucinazione collettiva.<br />

Nel caso degli spettatori del Retablo de las maravillas, <strong>com</strong>e in quello della<br />

Governante o in altri, il grottesco e la caricatura sono armi letterarie per<br />

svelare il carattere illusorio della visione del mondo collettiva. Si ha così<br />

«un modo nuovo di affrontare poeticamente il tema dell'esistenza<br />

umana: mettendo a fuoco l'universo dei valori universali dalla<br />

prospettiva del soggetto, intendendo quest'ultimo non <strong>com</strong>e un punto<br />

fisso e immutabile, ma, in quanto soggetto, mutevole, diverso e<br />

pertanto suscettibile di percepire quei valori eterni secondo varie e<br />

alterate costellazioni» 44 .<br />

Naturalmente ogni cosa reale ha la sua struttura, la sua consistenza, la sua<br />

dimensione fisica e le sue proprietà ben determinate: di rigore esiste una<br />

sola realtà, col suo significato. Il problema è piuttosto un altro: tale realtà,<br />

tale significato, la verità sulle cose, sul mondo, sulle persone, ci sono ignoti.<br />

Non è questione di pigrizia, disinteresse, ignoranza, ma di un fatto più<br />

grave: la verità e il significato delle cose e della vita non sono a portata di<br />

mano davanti a noi; quando andiamo a cercarli, con un'operazione attiva<br />

d'indagine, troviamo che, con gli elementi forniti dall'esperienza, sono<br />

43<br />

Américo Castro, El Quijote taller de existencialidad, in «Revista de Occidente», n.<br />

52/1967, 1-34, 5.<br />

44<br />

F. Ayala, Cervantes y Quevedo, cit., 43

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