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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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Fig. 24. Chiesa di Sant’Alessandro e Margherita di Melzo:<br />

cappella di Santa Caterina, altro particolare <strong>de</strong>gli affreschi<br />

Devo dire, a<strong>de</strong>sso, perché ho ricordato le vicen<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla istituzione voluta da Caterina Rozza presso<br />

l’altare di San Gerolamo. Tra le numerose disposizioni <strong>de</strong>lle Ordinazioni lasciate dal cardinal<br />

Fe<strong>de</strong>rico alcune riguardano la cappellania corale di San Gerolamo istituita per volontà<br />

<strong>de</strong>ll’arcivescovo Carlo. Il testo <strong>de</strong>lle Ordinazioni è in italiano, perciò abbiamo l’opportunità di<br />

scoprire come il Cardinale abbia tradotto i nomi e cognomi <strong>de</strong>gli individui citati. Ebbene,<br />

l’arcivescovo Fe<strong>de</strong>rico nomina, per due volte, messer Giulio Cesare Rozza, che <strong>de</strong>finisce “il<br />

pretenso padrone di <strong>de</strong>tta Cappella”, ma quando ricorda e trascrive il nome <strong>de</strong>lla sua fondatrice, che<br />

qualche pagina indietro aveva già scritto una prima volta in latino come Caterina <strong>de</strong> Rotijs, lo<br />

scrive, cioè lo traduce, come Caterina <strong>de</strong> Rossi 225 .<br />

Nessuno, per quanto io sappia, chiamava i <strong>de</strong> Rotiis con il nome italiano <strong>de</strong> Rossi. Come abbiamo<br />

visto, a Melzo si chiamavano Rossi o <strong>de</strong> Rossi solo i <strong>de</strong> Rubeis. Non ci sono dubbi sull’i<strong>de</strong>ntità<br />

<strong>de</strong>lla nobildonna, e neppure sulla sua appartenenza per matrimonio al nucleo parentale <strong>de</strong>i Rozza,<br />

ed appare davvero strano, anche se non possiamo esclu<strong>de</strong>re <strong>de</strong>l tutto la possibilità di una semplice<br />

disattenzione, che l’arcivescovo traduca il cognome come De Rossi ben sapendo che nel suo stesso<br />

rapporto egli stesso l’ha già usato più volte per indicare la famiglia <strong>de</strong> Rubeis. La profonda cultura e<br />

la gran<strong>de</strong> attenzione formale che contraddistinguono ogni riga <strong>de</strong>l lungo documento fe<strong>de</strong>riciano<br />

dovrebbero farci esclu<strong>de</strong>re che l’arcivescovo non si sia accorto <strong>de</strong>lla contraddizione. Se così fosse,<br />

dovremmo pensare che il Cardinale consi<strong>de</strong>rasse <strong>de</strong>l tutto corretto tradurre <strong>de</strong> Rotijs in De Rossi.<br />

225 Il testo <strong>de</strong>l Cardinale, limitandoci alle parti che qui ci interessano, dice: “La capella di san Hieronimo si muri <strong>de</strong>l<br />

tutto d’avanti, et in esso muro se li fabrichi un pulpito di legno honorevole per le prediche... L’Altare di d.a capella si<br />

levi, il cui titolo, honori, et preheminenze, et li oblighi lo transferiamo ex nuovo all’Altare di S.to Pietro Martire, come<br />

anco di ciò M.r Giulio Cesare Rozza padrone di questa Cappella s’è cosi contentato... Non si manchi di sodisfar<br />

l’obligho <strong>de</strong>lle tre Messe la settimana al d.o Altare, conforme all’instrom.o d’erettione di <strong>de</strong>tta Cappella dotata <strong>de</strong> certi<br />

beni hora di reddito di lire 53 l’anno dalla quondam Madonna Cat.a <strong>de</strong> Rossi con l’obligho di quattro Messe la<br />

settimana di poi ridotte a tre Messe... conforme anco all’instromento consenso dato da M.r Giulio Cesare Rozza<br />

pretenso padrone di <strong>de</strong>tta Cappella rogato nelli atti <strong>de</strong>lla visita”. Si veda: “1605. Visita di Fe<strong>de</strong>rico Borromeo,<br />

Arcivescovo di <strong>Milano</strong>, alla chiesa <strong>de</strong>i SS. Alessandro e Margherita in Melzo”, trascrizione di Lino Ladini, p. 60 e segg.<br />

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