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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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Questo rapido e quasi convulso avvicendarsi di compravendite, che contrassegna l’intero periodo<br />

storico che ha occupato questa ricerca, ren<strong>de</strong> <strong>de</strong>l tutto plausibile anche la repentina scomparsa da<br />

Melzo o dalle sue vicinanze anche di alcuni <strong>de</strong>gli stessi fondatori <strong>de</strong>lla cappellania, come lo<br />

sconosciuto dominus <strong>de</strong> Ga<strong>de</strong>rino, cioè di individui e famiglie che, pur avendo dimostrato una<br />

fe<strong>de</strong>ltà molto relativa al nostro territorio, fino al momento di andarsene vi avevano <strong>de</strong>stinato<br />

aspettative ed investimenti non secondari e non effimeri, tanto da accettare di conferire una serie di<br />

beni <strong>de</strong>lla propria casata alla cappellania di una nostra chiesa. Diverso è il caso <strong>de</strong>l signor <strong>de</strong><br />

Soresina e ancor più quello <strong>de</strong>i fratelli <strong>de</strong> Canibus, esponenti di famiglie molto ricche e di antica<br />

aristocrazia, rappresentanti di un potere tradizionale fondato sulla rendita fondiaria, ma che ho<br />

<strong>de</strong>finito “melzesi per caso” perché molto più abituati di molti altri alle continue compravendite di<br />

fondi anche piuttosto lontani tra loro e spesso <strong>de</strong>l tutto slegati dai rispettivi luoghi di provenienza;<br />

famiglie ed individui, perciò, <strong>de</strong>stinati a fermarsi in ogni luogo solo per il tempo necessario a<br />

procurarsi un utile, di conseguenza <strong>de</strong>l tutto estranei alle vicen<strong>de</strong> di quelle comunità, e perciò non<br />

interessati né minimamente coinvolti nell’impresa <strong>de</strong>lla costruzione <strong>de</strong>lla chiesa e poi <strong>de</strong>lla<br />

fondazione <strong>de</strong>lla cappellania, ed anche <strong>de</strong>stinati a lasciare ben poche tracce nella storia successiva<br />

<strong>de</strong>l nostro comune.<br />

Un discorso simile in fondo - anche se riguarda le ragioni di chi aveva <strong>de</strong>ciso di non a<strong>de</strong>rire alla<br />

fondazione <strong>de</strong>lla cappellania - si può fare anche per i ricchi milanesi <strong>de</strong> Balsemo, appartenenti ai<br />

quei nuovi ceti urbani in corso di affermazione e in costante ricerca di occasioni di intrapren<strong>de</strong>nza e<br />

di guadagno, che molto probabilmente all’epoca <strong>de</strong>i loro primi acquisti di terreni a Melzo non li<br />

avevano affato consi<strong>de</strong>rati alla stregua di semplici investimenti occasionali ed episodici, ma in<br />

seguito avevano cambiato opinione ed intenzioni, sia perché fuori dalle mura <strong>de</strong>l nostro borgo<br />

<strong>de</strong>tenevano proprietà importanti ma eccessivamente frazionate, sia perché altrove, proprio alle porte<br />

di <strong>Milano</strong>, avevano la possibilità di cogliere l’occasione migliore che stavano inseguendo. Tra le<br />

vicen<strong>de</strong> <strong>de</strong>i “melzesi per caso” un posto particolare, come si è visto, merita invece il continuo<br />

intrecciarsi <strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Rubeis con quelle <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Canibus, due famiglie di antica e nobile<br />

tradizione provenienti dalla Lomellina, i cui vagabondaggi ho scelto di raccontare più distesamente<br />

di altri, sia per via <strong>de</strong>lla parentela <strong>de</strong>i secondi con un celebre capitano di ventura, sia a causa di tutti<br />

gli interrogativi sollevati dalla mo<strong>de</strong>rna traduzione in Rossi o <strong>de</strong> Rossi <strong>de</strong>l cognome <strong>de</strong>i primi. La<br />

differenza vera tra le vicen<strong>de</strong> melzesi di quelle due casate, la sola che ci interesserebbe davvero<br />

compren<strong>de</strong>re, è un’altra, e consiste nella principale <strong>de</strong>lle doman<strong>de</strong> cui non ci è dato di rispon<strong>de</strong>re:<br />

perché mai queste due famiglie apparentemente inseparabili, e che si erano stabilite insieme anche<br />

in questa zona <strong>de</strong>l milanese comperando fondi a Rossate, a Lavagna e a Melzo, abbiano poi<br />

maturato scelte diametralmente diverse rispetto alla permanenza nel nostro comune, come hanno<br />

dimostrato a sufficienza, credo, tutte le carte censuali e notarili che provano la lunga presenza<br />

melzese <strong>de</strong>i discen<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Rubeis nel Cinquecento e nel Seicento, al contrario <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Canibus<br />

ben presto migrati altrove. Proprio l’esame <strong>de</strong>l transumptus, in questo caso, ci ha rivelato che queste<br />

opposte scelte erano maturate piuttosto in fretta, visto che solo i <strong>de</strong> Rubeis avevano a<strong>de</strong>rito alla<br />

fondazione <strong>de</strong>lla cappellania <strong>de</strong>lla chiesa di Sant’Andrea, mentre i <strong>de</strong> Canibus, per ragioni che mai<br />

conosceremo, fin dal principio avevano preferito restarne fuori.<br />

Se le vicen<strong>de</strong> <strong>de</strong>lle famiglie fino ad ora ricordate ci hanno <strong>de</strong>tto molte cose circa la mutevolezza <strong>de</strong>l<br />

vertice <strong>de</strong>l potere locale, niente però sembra autorizzarci a confinare schematicamente sul versante<br />

opposto, quello <strong>de</strong>lla pura e semplice persistenza, le storie <strong>de</strong>lle famiglie rimanenti. Non sarebbe<br />

lecito farlo nel caso <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Albignano: nonostante l’assoluta mancanza di carte che li riguardino<br />

prosegua per tre lunghi secoli, infatti, non possiamo affatto compren<strong>de</strong>rli nell’elenco <strong>de</strong>i “melzesi<br />

per caso”, perché nel 1559 abbiamo visto ricomparire il loro discen<strong>de</strong>nte Bartolomeo <strong>de</strong> Albignanis,<br />

che il notaio Regni <strong>de</strong>finisce “abitante nel borgo di Melzo”, come individuo ben inserito nella<br />

cerchia molto ristretta <strong>de</strong>lle famiglie più ricche e importanti resi<strong>de</strong>nti nel borgo, ma soprattutto<br />

perché nel 1605 l’arcivescovo Fe<strong>de</strong>rico nella sua relazione pastorale compren<strong>de</strong> la famiglia “<strong>de</strong><br />

Albignani” tra quelle “che pretendono il juspatronato” <strong>de</strong>lla cappellania quasi quattro secoli dopo<br />

la sua istituzione. Così, se mettiamo insieme questo gruppo tanto contrastante di dati e ne cerchiamo<br />

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