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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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Nei giorni <strong>de</strong>lla istituzione <strong>de</strong>lla cappellania di Sant’Andrea, perciò, i fondatori <strong>de</strong> <strong>Aquaneis</strong> erano<br />

già da parecchio tempo una <strong>de</strong>lle famiglie più in vista di Gorgonzola, proprietari di diversi fondi<br />

anche a Melzo e certo in rapporti di conoscenza e familiarità e d’affari con le altre famiglie <strong>de</strong>i<br />

fondatori melzesi, ed anche la prossimità <strong>de</strong>i due territori avrebbe potuto ren<strong>de</strong>re <strong>de</strong>l tutto<br />

comprensibile la loro <strong>de</strong>cisione di partecipare alla costituzione <strong>de</strong>lla cappellania in una chiesa di<br />

Melzo, in grado di assicurare notevoli esenzioni fiscali ai soci fondatori.<br />

Se però rileggiamo il transumptus per cercare di ricordarci l’elenco <strong>de</strong>lle terre conferite dalla<br />

famiglia alla cappellania, possiamo facilmente individuare la vera ragione <strong>de</strong>lla partecipazione <strong>de</strong>gli<br />

Aquania all’impresa, la più semplice e logica <strong>de</strong>lle ragioni possibili: il terreno dove sorgeva la<br />

chiesa, infatti, era di loro proprietà. Di più: la chiesa stessa, il suo edificio stesso, era di loro<br />

proprietà. Ecco il testo: “… un terreno con sedime presso <strong>de</strong>tta chiesa, confinante ad est con la via,<br />

a sud col cimitero di <strong>de</strong>tta chiesa, a ovest con Iacomolo Acquaneis…”.<br />

Chi negli anni passati ha studiato la storia di Sant’Andrea, forse più interessato alla sua vicenda<br />

artistica piuttosto che storica, e perciò anzitutto all’individuazione <strong>de</strong>lle famiglie fondatrici, aveva<br />

sempre sottovalutato questo particolare essenziale, che invece era lì sotto gli occhi di tutti: “Terreno<br />

e sedime presso <strong>de</strong>tta chiesa…”. Non sappiamo ancora quando Sant’Andrea fu costruita - certo<br />

diversi anni prima <strong>de</strong>lla redazione <strong>de</strong>l transumptus - ma ora conosciamo almeno il nome <strong>de</strong>l suo<br />

proprietario. La nostra conoscenza di Melzo si è arricchita di un altro piccolo tassello, essenziale<br />

per la comprensione di una vicenda fino ad ora sempre rimasta piuttosto oscura 144 .<br />

Altra cosa, naturalmente, è riuscire a compren<strong>de</strong>re perché proprio un antenato <strong>de</strong>l notaio Anselmo<br />

Aquania - cioè, <strong>de</strong>tto in altre parole, perché proprio un possi<strong>de</strong>nte che nel dodicesimo secolo con<br />

ogni probabilità abitava anche lui a Gorgonzola - avesse <strong>de</strong>ciso di costruire a proprie spese una<br />

piccola chiesa privata non a Gorgonzola, ma a Melzo. A meno che questo <strong>de</strong> <strong>Aquaneis</strong>, negli anni<br />

più remoti nei quali la chiesa venne costruita, fosse un melzese. Se è così, non se n’è mai sentito<br />

parlare.<br />

A proposito di certi particolari mai abbastanza consi<strong>de</strong>rati, nel transumptus c’è un’altra spia che la<br />

dice lunga sulla gran<strong>de</strong> <strong>de</strong>vozione <strong>de</strong>l notaio Anselmo Aquania verso la congregazione <strong>de</strong>lla<br />

“Milizia <strong>de</strong>lla Beata Vergine Gloriosa” cui apparteneva. Avevo già <strong>de</strong>tto che per sua volontà tutti i<br />

componenti <strong>de</strong>lla Scuola <strong>de</strong>i Poveri “<strong>de</strong>lla Beata Gloriosa Vergine” di Gorgonzola dovevano<br />

appartenere obbligatoriamente al terzo ordine <strong>de</strong>i frati Umiliati per avere diritto di parteciparvi.<br />

Bene, ma anche il notaio Dossi o Rossi, redigendo scrupolosamente il transumptus, ci ha informato<br />

che tutti i beni <strong>de</strong>lla nuova cappellania sono concessi pro tempore vita sua al prete Tassius<br />

Aquaneus, <strong>de</strong>l quale però non ci viene solo suggerita l’ovvia parentela con gli Aquania proprietari<br />

<strong>de</strong>lla sua chiesa, ma ci viene presentato come appartenente “all’ordine <strong>de</strong>lla Beata Vergine Maria,<br />

parrocchia di Santa Maria ad Passarella…”. Secondo il transumptus, dunque, anche il prete melzese<br />

Tassius, che però visse, come sappiamo, quasi un secolo prima <strong>de</strong>l notaio milanese appartenente<br />

alla congregazione <strong>de</strong>i Frati Gau<strong>de</strong>nti, risultava affiliato ad un ordine religioso milanese <strong>de</strong>dicato<br />

alla Vergine Maria, così come altri componenti <strong>de</strong>lla stessa famiglia. Può darsi che questa sia<br />

un’altra <strong>de</strong>lle tante contraddizioni storiche di cui il documento è pieno zeppo, visto che in molti altri<br />

passi l’autore <strong>de</strong>lla finta donazione <strong>de</strong>l 1025, forse non sapendo che pesci pigliare, “pren<strong>de</strong> in<br />

prestito” nomi, luoghi e circostanze <strong>de</strong>l presente 145 . D’altra parte non si può nemmeno esclu<strong>de</strong>re,<br />

144 Si potrebbe aggiungere che ancora una volta il merito di un’acquisizione nuova si <strong>de</strong>ve solo all’esame attento <strong>de</strong>lle<br />

carte documentali. Qui non c’entra nulla l’attenzione, per dirla con Ginzburg, nei confronti <strong>de</strong>lle tracce e <strong>de</strong>gli indizi<br />

che esse continuamente ci sottopongono. In questo caso le carte c’erano, e bastava leggerle.<br />

145 Per esempio, l’autore sostiene che in quel giorno <strong>de</strong>l 1025 era presente alla donazione il prevosto <strong>de</strong>lla chiesa<br />

parrocchiale melzese di Sant’Alessandro e Margherita, circostanza impossibile visto che in quell’anno la chiesa<br />

maggiore di Melzo non era ancora stata costruita, ma per dare una patente di veridicità alla sua affermazione riferisce il<br />

suo nome, indicandolo come Dominus Presbyter Zaninus Machus; se è <strong>de</strong>l tutto chiaro che questo presunto sacerdote<br />

non poteva essere il prevosto di una chiesa che non esisteva ancora, il suo nome era stato comunque scelto a ragion<br />

veduta, visto che parecchi Machi, o <strong>de</strong> Machi, abitarono a Melzo nei secoli successivi, perciò anche negli anni di<br />

redazione <strong>de</strong>l transumptus, e diversi di loro ricoprirono cariche ecclesiali. Per un melzese <strong>de</strong>lla metà <strong>de</strong>l Trecento,<br />

perciò, che il prevosto si chiamasse Zaninus Machus poteva apparire <strong>de</strong>l tutto credibile.<br />

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