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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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Un atto notarile <strong>de</strong>l 24 aprile 1559 rogato dal notaio Paolo Regni sembra in grado di dirci qualcosa<br />

di più importante a proposito di questo possi<strong>de</strong>nte, perché Barth.eus <strong>de</strong> Albignano risulta in un<br />

elenco di <strong>de</strong>bitori che, solidarmente, dovevano la ragguar<strong>de</strong>vole somma di seicento lire imperiali a<br />

due melzesi, uno <strong>de</strong>i quali era un certo Alessandro <strong>de</strong> Rubeis, che come sappiamo bene apparteneva<br />

ad un’altra <strong>de</strong>lle famiglie che fondarono la cappellania.<br />

Il particolare che in questo documento <strong>de</strong>l 1559 mi sembra più interessante però non è rappresentato<br />

dal <strong>de</strong>bito di Bartolomeo dai motivi <strong>de</strong>lla transazione, che non conosciamo perché non vengono<br />

specificati, ma consiste in un’altra circostanza che, indirettamente, può dirci qualcosa su questo<br />

melzese altrimenti sconosciuto che nessun documento, nella sua asetticità, sarebbe in grado di<br />

rivelarci: tutti i personaggi che sono nominati nell’atto come <strong>de</strong>bitori o creditori, infatti,<br />

appartengono alla società melzese nobile e ricca di quegli anni, e non a caso i loro cognomi<br />

ricorrono molte volte anche in questo studio. Ci sono, perciò, secondo me, buone ragioni per<br />

pensare che anche questo signor Bartolomeo <strong>de</strong> Albignanis, che il notaio Regni <strong>de</strong>finisce “abitante<br />

nel borgo di Melzo” ma quattordici anni prima secondo il catasto spagnolo non vi risie<strong>de</strong>va, verso<br />

la metà <strong>de</strong>l Cinquecento appartenesse alla cerchia molto ristretta <strong>de</strong>lle famiglie più ricche e<br />

importanti resi<strong>de</strong>nti nel borgo 86 . Queste sono le uniche notizie sul cognome di uno <strong>de</strong>i fondatori,<br />

con la solita ambigua eccezione rappresentata proprio dal transumpus, che elencava un frater<br />

Gerardus <strong>de</strong> Albignanis fra i numerosi melzesi presenti alla firma <strong>de</strong>ll’atto notarile originario,<br />

<strong>de</strong>finiti omnes <strong>de</strong> dicto burgo Meltio, tutti <strong>de</strong>l borgo di Melzo.<br />

Quando viene davvero fondata la cappellania, nella prima parte <strong>de</strong>l Duecento, sono già nati i liberi<br />

comuni, e una carta che risale più o meno agli stessi anni, scritta nel 1219, già i<strong>de</strong>ntifica Melzo<br />

come borgo e ricorda il nome di un suo console, che è un Malingegno: ma non possiamo<br />

dimenticarci che il transumptus ci vorrebbe convincere che la sua istituzione risaliva addirittura al<br />

1025, e che il lessico incerto <strong>de</strong>llo sconosciuto notaio Dossi o Rossi, autore presunto <strong>de</strong>lla “parte<br />

antica” di quel documento, anche qui come molte altre volte nel testo usava il termine “borgo”<br />

come nessuno, in quegli stessi anni, avrebbe mai adoperato, e così finiva per convincerci<br />

<strong>de</strong>finitivamente che siamo al cospetto di un falso 87 .<br />

Non ci soccorrono nemmeno i consueti repertori lombardi: vi ho trovato solo un Giovanni <strong>de</strong><br />

Albignano, cittadino milanese, chiamato a fare da garante per la vendita di un terreno di Caponago<br />

nel dicembre 1148, a provare che a <strong>Milano</strong> si conosceva già la famiglia <strong>de</strong> Albignano con buona<br />

reputazione verso la metà <strong>de</strong>l dodicesimo secolo, oltre cinquant’anni prima <strong>de</strong>lla fondazione <strong>de</strong>lla<br />

cappellania di Sant’Andrea di Melzo.<br />

Ma quel vecchio documento non ci dice altro che un nome e cognome, perciò non ci può<br />

autorizzare a stabilire una relazione tra la famiglia <strong>de</strong>llo stimato cittadino milanese e quella di uno<br />

<strong>de</strong>i fondatori <strong>de</strong>lla istituzione ecclesiale melzese <strong>de</strong>lla quale ci stiamo occupando 88 .<br />

Il signor <strong>de</strong> Albignano nominato dal transumptus perciò resta, fino a questo punto, assolutamente<br />

uno sconosciuto: non sappiamo dove siano finiti lui o i suoi discen<strong>de</strong>nti per un periodo di tempo<br />

davvero lunghissimo, almeno fin verso la metà <strong>de</strong>l Cinquecento, dopo la partecipazione, senza<br />

dubbio onerosa, alla fondazione <strong>de</strong>lla cappellania, anche se il suo cognome dovrebbe dirla lunga<br />

almeno sulla provenienza <strong>de</strong>i suoi antenati. Purtroppo, nonostante il cognome <strong>de</strong> Albignano rimandi<br />

per forza di cose al piccolo centro prossimo all’Adda che negli anni successivi diventerà addirittura<br />

86 Nell’elenco <strong>de</strong>i <strong>de</strong>bitori troviamo, tra gli altri, Bapta <strong>de</strong> Lampergis filius quondam domini Leonardi, Barth.eus <strong>de</strong><br />

Albignano e Marcus Ant. <strong>de</strong> Ello f.q. Bened.us, che insieme ad alcuni altri promettono di onorare il <strong>de</strong>bito di lire<br />

seicento “di buona moneta” nei confronti <strong>de</strong>l domino Alexandro <strong>de</strong> Rubeis f.q. Martini e <strong>de</strong>l domino Bapta Faxolo.<br />

87 Si potrebbe forse osservare che nel passo cui mi riferisco il testo <strong>de</strong>l notaio ci pone di fronte ad una variante lessicale<br />

che potrebbe anche voler dire qualcosa, ma non è possibile ritenere significativa, perché solo in questo passo <strong>de</strong>l<br />

documento gli individui presenti vengono <strong>de</strong>finiti come melzesi, senza però usare la formula di prammatica intesa a<br />

specificare che <strong>de</strong>l borgo fossero anche abitanti.<br />

88 Libellum, 1148, 21 dicembre, <strong>Milano</strong>. Originale in ASMi, Pergamene, cart. 611, n. 101 A. Regesto: Catalogo <strong>de</strong>lle<br />

Pergamene, vol. IV, fasc. 88. Copia in G. CESARE DELLA CROCE, Co<strong>de</strong>x Diplomaticus Mediol., I 7, c. 311 B.<br />

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