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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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Molto più facile da spiegare, naturalmente, è invece la scelta di natura fiscale di un altro antenato<br />

<strong>de</strong>l notaio Anselmo, quella di conferire alcuni <strong>de</strong>i suoi beni melzesi alla cappellania istituita più<br />

tardi presso la chiesa stessa. Resta un’ultima domanda: come mai Anselmo Aquania, che nel suo<br />

testamento non soltanto dispone i legati più rilevanti al fine di garantire per molti anni la<br />

sopravvivenza <strong>de</strong>ll’ospitale di Gorgonzola da lui espressamente fondato, ma conce<strong>de</strong> numerosi<br />

lasciti ad altre chiese milanesi e alle numerose opere di completamento <strong>de</strong>lla chiesa di Pozzuolo<br />

Martesana, non abbia pensato di lasciare qualche soldo anche alla piccola chiesa melzese che alcuni<br />

suoi antenati avevano fatto costruire, e che altri sapevano utilizzare con accortezza per pagare meno<br />

tasse.<br />

8. QUANTE SFUMATURE HA IL ROSSO<br />

Riprendiamo il discorso su una famiglia particolarmente interessante, quei fondatori <strong>de</strong>lla<br />

cappellania che nel il notaio Dossi ha chiamato “<strong>de</strong> Nigris seu Rubeis”, cioè Negri-Rossi.<br />

Ricordandoci, naturalmente, di ciò che abbiamo già scoperto, cioè i numerosi affari comuni che<br />

legavano due famiglie nobili provenienti dalla Lomellina, i <strong>de</strong> Canibus ed i <strong>de</strong> Rubeis, che<br />

posse<strong>de</strong>vano due terre vicine nel pavese, <strong>de</strong>tte Spexa <strong>de</strong> Canibus e Domus Beltrami Rubei, che fin<br />

dal 1116 erano co-feudatarie <strong>de</strong>i comuni piemontesi di Frassineto, Celle e Rosignano nel<br />

Monferrato, e che posse<strong>de</strong>vano campi a Lavagna e Rossate nel 1173.<br />

Un doppio cognome di solito, come ho ricordato, indica l’esistenza di un matrimonio tra due casate<br />

illustri. Qui, però, dovendo fare i conti con una assoluta mancanza di carte, non possiamo neppure<br />

proporci di sapere quale Negri avesse sposato una Rossi, e dove e quando, ma potrebbe bastare<br />

l’impresa di trovare qualche notizia su ciascuna <strong>de</strong>lle due famiglie. Ciò che sappiamo sui <strong>de</strong> Nigris<br />

nella storia di Melzo, però, si può dire molto in fretta perchè è molto poco.<br />

Nel documento fiscale <strong>de</strong>l 1262 già ricordato più volte è elencato un terreno di Melzo che si trova<br />

“in Buera, fino al Ronco <strong>de</strong> Nigris”. Nella toponomastica locale il termine “ronco”, diffuso in<br />

diverse aree geografiche e sopravvissuto nel nome attuale di molti comuni italiani, viene usato per<br />

indicare un “luogo isolato con sterpi e sodaglia”, ma qualche volta, esattamente all’opposto,<br />

significa “bosco già dissodato dagli sterpi e reso fertile”. Ne <strong>de</strong>riva che Ronco <strong>de</strong> Nigris significa<br />

“sterpaglia <strong>de</strong>i Negri” o se preferite “luogo fertile di proprietà <strong>de</strong>i Negri”. Nell’uno o nell’altro<br />

caso, dobbiamo ricordarci che un luogo, di solito, viene indicato e i<strong>de</strong>ntificato nel linguaggio<br />

popolare come “luogo di qualcuno” solo se questo “qualcuno” è ben conosciuto in paese,<br />

probabilmente da parecchio tempo. Se invece guardiamo alla documentazione locale, rileggendo<br />

specialmente le carte prece<strong>de</strong>nti all’epoca nella quale quel campo cominciò ad essere chiamato così,<br />

ci accorgiamo che la presunta notorietà melzese <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Nigris viene subito smentita, e che questo<br />

“ronco <strong>de</strong> Nigris” <strong>de</strong>l 1262 resterà per molto tempo l’unico termine melzese che richiami in qualche<br />

modo il cognome di cui ci stiamo occupando. Non c’é mai alcun Negri, alcun Niger o <strong>de</strong> Nigris nei<br />

documenti duecenteschi e trecenteschi e nemmeno nei censimenti svolti a Melzo nel Cinquecento.<br />

Escluso, naturalmente, il transumptus, perché ho già ricordato che il fantomatico notaio Dossi o<br />

Rossi, oltre ai fondatori, elencava tra i testimoni <strong>de</strong>l suo atto, insieme al frater Gerardus <strong>de</strong><br />

Albignanis, anche un Franciscus Niger filius Gulielmi. Potrebbe trattarsi di un rappresentante <strong>de</strong>lla<br />

famiglia fondatrice <strong>de</strong>lla cappellania, oppure il capofamiglia stesso, ma il notaio non lo specifica,<br />

limitandosi a precisare che anche questo Francesco Negri era un melzese. Fin qui, dunque, per la<br />

nostra ricerca, la questione <strong>de</strong> Nigris non sarebbe molto diversa da quelle che riguardano i <strong>signori</strong><br />

<strong>de</strong> Ga<strong>de</strong>rinus e <strong>de</strong> Albignanis.<br />

Quanto alle carte antiche riguardanti altri comuni, che potrebbero rivelarci qualcosa circa la<br />

provenienza <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Nigris, ho trovato solo quel “Nigroni iudicis <strong>de</strong> Vineate” che, come si ricor<strong>de</strong>rà,<br />

abbiamo già incontrato come estensore di un contratto di Rigizone <strong>de</strong> Pectoirano. La conferma<br />

<strong>de</strong>ll’esistenza di questo giudice Negro o Negri o Negroni di Vignate, che certifica una vendita di<br />

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