Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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<strong>de</strong>ll’arcivescovo Ariberto d’Intimiano si esten<strong>de</strong>vano in molte pievi lombar<strong>de</strong>, oppure potrebbe<br />
trattarsi di uno <strong>de</strong>i molti altri enti religiosi milanesi che già prima <strong>de</strong>l Duecento posse<strong>de</strong>vano diversi<br />
terreni di Melzo 187 . Oppure, ancora, dalla zona di Ello poteva provenire un nucleo parentale che, già<br />
raggiunta una buona fortuna in loco, aveva colto l’occasione di acquistare <strong>de</strong>i terreni melzesi grazie<br />
alle buone relazioni instaurate con le autorità religiose <strong>de</strong>l milanese o con un loro capitaneo. In<br />
assenza di dati documentali più <strong>de</strong>ttagliati occorre fermarsi qui. Ma credo probabile che negli anni<br />
seguenti sia stata proprio la <strong>de</strong>terminazione a conservare un legame con il luogo e con le famiglie di<br />
provenienza, e viceversa, a portare a Melzo altri “da Ello” al seguito <strong>de</strong>i primi. Nel rapporto tra<br />
collina e pianura, in ogni caso, era proprio il continuo sviluppo di scambi commerciali e di<br />
manodopera contadina che contribuiva a far crescere nei massari e nei fittavoli la nuova aristocrazia<br />
contadina, una nuova cultura mercantile e pre-capitalistica. Un’intera epoca storica perciò costituiva<br />
la silenziosa incubatrice di quel successivo e straordinario sviluppo imprenditoriale e capitalistico<br />
che soltanto negli ultimi anni <strong>de</strong>ll’Ottocento, anche a Melzo, avrebbe saputo compiutamente<br />
dispiegarsi.<br />
Anche queste famiglie immigrate dalla piccola terra <strong>de</strong>l lecchese, una volta approdate in modo più o<br />
meno stabile nei vari comuni di <strong>de</strong>stinazione, avevano perduto quasi subito il proprio cognome<br />
originale, che già qualche generazione più tardi sarebbe stato molto difficile ricostruire, ed oggi è<br />
impossibile. Sopravvivono però alcuni indizi, sparsi ma concordi - nel caso di Melzo, la presenza di<br />
un console <strong>de</strong>l 1262 il cui nome, forse in omaggio alla carica, era scritto in modo completo,<br />
Albertus <strong>de</strong> Cento <strong>de</strong> Ello, così come la volontà o l’opportunità <strong>de</strong>l signor “Marchesius da Ello”<br />
presente alla firma <strong>de</strong>l transumptus di volersi distinguere da quell’altro - indizi davvero minimi, non<br />
posso negarlo, ma pronti a suggerire, nonostante tutto, che la nostra ricerca non sia affatto finita.<br />
I documenti lombardi più antichi provano che nella seconda parte <strong>de</strong>l dodicesimo secolo il cognome<br />
da Ello risultava già piuttosto diffuso in diversi comuni <strong>de</strong>lla regione. Il continuo lavoro di<br />
catalogazione <strong>de</strong>i documenti antichi svolto nelle università lombar<strong>de</strong> produce frutti preziosi. Fino a<br />
poco tempo fa la carta più antica riguardante un da Ello ricordata dai repertori <strong>de</strong>l dodicesimo<br />
secolo era quella di provenienza bresciana <strong>de</strong>ll’anno 1171: si tratta <strong>de</strong>lla vendita di un terreno di<br />
Dello, in provincia di Brescia, ai tre fratelli Giovanni, Anselmo e Oberto, figli <strong>de</strong>l fu Beato da Ello,<br />
che in questo caso indica senza discussioni un individuo <strong>de</strong>l luogo 188 . Altri documenti coevi<br />
testimoniano anche la presenza di numerosi da Ello di provenienza lecchese in diverse località <strong>de</strong>l<br />
circondario. Pochi anni dopo, nelle carte troviamo l’attestazione <strong>de</strong>i primi da Ello abitanti a Melzo.<br />
Una pergamena, macchiata e lacerata nella parte <strong>de</strong>stra, conservata nell’Archivio di Stato milanese,<br />
ci racconta che il 20 maggio 1188 l’arciprete Anrico <strong>de</strong>lla canonica milanese <strong>de</strong>i Decumani investe<br />
“per massaritium” Bernardo <strong>de</strong>tto il Polverella e Pietro e Lanfranco entrambi <strong>de</strong>tti da Ello con i<br />
loro eredi maschi, “tutti abitanti di Melzo”, di un fitto annuo da consegnarsi per metà il giorno di<br />
San Lorenzo, l’altra metà il giorno di San Michele 189 . Il fitto riguarda i terreni che l’arciprete Anrico<br />
ha acquistato da Rigizone <strong>de</strong>tto <strong>de</strong> Pectoirano e il nuovo proprietario dichiara che questi massari<br />
187 L’indizio principale sta ancora una volta nel contratto con il quale Rigizone <strong>de</strong> Pectoirano abitante a <strong>Milano</strong> nel<br />
1175 aveva affittato a Giovanni <strong>de</strong>tto Tenzini di Melzo quattro appezzamenti melzesi (vedi nota 64); qualche anno<br />
dopo, come già sappiamo, sarà infatti il nuovo proprietario <strong>de</strong>i fondi, l’arciprete <strong>de</strong>i Decumani Anrico, che li affitterà a<br />
Pietro e Lanfranco entrambi <strong>de</strong>tti da Ello ed ai loro eredi maschi, “tutti abitanti di Melzo”, precisando anche che questi<br />
massari sono gli stessi che già lavoravano per conto <strong>de</strong>l prece<strong>de</strong>nte proprietario.<br />
188 Carta vendicionis, maggio 1171, Dello. Alberico e Richelbono, figli <strong>de</strong>l fu Michele, Imelda loro madre, e Flos,<br />
moglie di Alberico, tutti di legge romana, dichiarano di aver ricevuto da Giovanni, Anselmo e Oberto, figli <strong>de</strong>l fu Beato<br />
da Ello, 4 lire e 12 soldi di <strong>de</strong>nari milanesi d’argento, quale prezzo per quattro appezzamenti allodiali di terra arabile siti<br />
nella corte di Dello. Originale in ASMi, AD, Pergamene, cart. 64 [A]. Regesto <strong>de</strong>l 1714, Archivio di Stato di Brescia,<br />
Religione, cart. 35.<br />
189 Originale in ASMi, Pergamene, cart. 379, n. 9 [A]. Registro <strong>de</strong>l 1711: cart. 236, c. 17r. Segnatura antica cass. E, 2N,<br />
n. 2. Sul verso l’annotazione a mano “Investit dominus Anricus archipresbiter <strong>de</strong> canonica <strong>de</strong>cumanorum”. L’affitto da<br />
pagare è così stabilito: “in sancto Laurentio <strong>de</strong> frumento bono et bello sine frau<strong>de</strong> modios septem et modium unum<br />
liguminum, medietas cicerorum et medietas fabarum, et in sancto Michaelle sequenti modios sex panici et modios sex<br />
milli et cauponos duos, bona et bella”.<br />
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