Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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Come ho già osservato, però, la citazione di un individuo all’interno di un documento non autentico<br />
- e nel caso <strong>de</strong>lle famiglie <strong>de</strong>i fondatori, addirittura il suo chiaro ed evi<strong>de</strong>nte concorso di colpa in<br />
merito alla falsificazione - provano solo la falsità di ciò che la carta dichiara, ma non negano certo<br />
la sua presenza attiva nel contesto storico dato, anzi paradossalmente servono a confermare che<br />
proprio quel personaggio riteneva di avere buoni e concreti motivi per concorrere alla realizzazione<br />
<strong>de</strong>l falso.<br />
Nel caso <strong>de</strong>lla famiglia <strong>de</strong> Canibus e <strong>de</strong>lle vicen<strong>de</strong> che l’avevano prima condotta a Melzo e poi<br />
allontanata, resta però solo la constatazione, sempre <strong>de</strong>solante per un ricercatore, che al di fuori <strong>de</strong>l<br />
transumptus non ne sappiamo niente. Posta la questione in questi termini, c’erano tutti i presupposti<br />
per temere che anche nel caso <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Canibus avrei dovuto mestamente rassegnarmi a consi<strong>de</strong>rare<br />
questa antica famiglia alla stessa stregua <strong>de</strong>lle altre che risultano scomparse da Melzo.<br />
Non vi saprei dire perchè, in questo caso, ho continuato testardamente a cercare invece di<br />
arren<strong>de</strong>rmi all’evi<strong>de</strong>nza: forse solo perchè la <strong>de</strong>cisione di <strong>de</strong>rubricare dalla ricerca anche la voce <strong>de</strong><br />
Canibus avrebbe portato a cinque su un totale di dieci il numero <strong>de</strong>lle famiglie di proprietari <strong>de</strong>l<br />
Duecento melzese circa le quali sarei stato costretto a conclu<strong>de</strong>re di non sapere nulla. Restavano<br />
vivi, in ogni caso, almeno due buoni motivi per <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re di continuare a cercare.<br />
Nel transumptus, non dimentichiamolo, i <strong>de</strong> Canibus non compaiono nell’elenco <strong>de</strong>i fondatori <strong>de</strong>lla<br />
cappellania, ma semplicemente come proprietari di un certo numero di terreni confinanti con i beni<br />
donati alla cappellania.<br />
Se, però, al fine <strong>de</strong>i risultati di questa ricerca quelle citazioni <strong>de</strong>l falso documento di fondazione,<br />
come ho avvisato fin dal principio, rappresentano solo un punto di partenza per indagare sulle<br />
famiglie melzesi più importanti e più ricche <strong>de</strong>l borgo nel lungo periodo che dal principio <strong>de</strong>l<br />
Duecento giunge fino all’inizio <strong>de</strong>lla <strong>signori</strong>a <strong>de</strong>i Trivulzio, la circostanza che i <strong>de</strong> Canibus oppure i<br />
<strong>de</strong> Sorexina fossero ricordati semplicemente come proprietari confinanti non ha alcuna importanza,<br />
senza contare che specialmente nel loro caso la mancanza di altre notizie melzesi di qualunque<br />
genere circa la loro famiglia, oltre che <strong>de</strong>luso, mi lasciava quantomeno perplesso.<br />
Come ho appena ricordato, infatti, uno <strong>de</strong>i terreni donati dalla famiglia <strong>de</strong> Ga<strong>de</strong>rinus a Tassius<br />
Aquaneus, rettore <strong>de</strong>lla chiesa, confinava “con la selva che è <strong>de</strong>tta <strong>de</strong>i Cani e <strong>de</strong>i suoi nipoti”. Noi<br />
sappiamo, però, che quando un luogo viene <strong>de</strong>signato con un nome popolarmente diffuso, tanto da<br />
soppiantare nell’uso quotidiano il suo nome vero - sarebbe meglio dire: il suo nome originale -<br />
significa che questo nuovo nome popolare è conosciuto e riconosciuto, da parecchio tempo, dalla<br />
generalità <strong>de</strong>lla popolazione. Nessuno, in un paese, indicherebbe un bosco come “quello <strong>de</strong>i Cani”<br />
se non sapesse di pronunciare un cognome noto a tutti gli altri compaesani.<br />
Questa semplice constatazione, però, nel nostro caso fa evi<strong>de</strong>ntemente a pugni con l’ipotesi di una<br />
famiglia <strong>de</strong> Canibus che possie<strong>de</strong> <strong>de</strong>i terreni a Melzo per poco tempo, prima di riven<strong>de</strong>rli<br />
abbastanza in fretta, emigrando verso altre <strong>de</strong>stinazioni e senza lasciare in paese altri segni<br />
particolari <strong>de</strong>l proprio passaggio.<br />
Il secondo motivo, ai miei occhi, era ancora più serio ed intrigante. Se, da un lato, questa casata<br />
pare <strong>de</strong>l tutto ignota a tutte le carte su Melzo, non si può certo affermare la stessa cosa allargando lo<br />
sguardo di qualche chilometro. Iniziamo perciò la nostra ricognizione sulle numerose tracce lasciate<br />
da questa famiglia con un documento molto noto a tutti gli storici lombardi.<br />
Circa mezzo secolo prima <strong>de</strong>lla redazione <strong>de</strong>l transumptus, il 20 aprile 1277, a <strong>Milano</strong><br />
l’arcivescovo Ottone Visconti aveva fatto redigere la sua celebre Matricola Nobilium, l’elenco <strong>de</strong>lle<br />
“duecento famiglie nobili di <strong>Milano</strong> e Campagna”. Non vi troviamo alcuna traccia <strong>de</strong>lle altre ricche<br />
famiglie ricordate dal “presunto” notaio Dossi nella parte centrale <strong>de</strong>l transumptus, ma ci sono i<br />
Canibus (senza il <strong>de</strong>) 90 .<br />
90 Matricula Nobilium Familiarum Mediolani, rogata <strong>de</strong> anno 1277 sub die 20 Aprilis per Dominum Marchum De<br />
Ciochis Mediolani Notarium, et Curiae Archiepiscopalis Mediolani Cancellarium. Nel testo, che è solo un elenco, si<br />
legge: “...Cribellis <strong>de</strong> Uboldo. Cribellis <strong>de</strong> Nerviano. Caimbasilicis. Canibus. Calcho. Carugo. Capellis Castello <strong>de</strong><br />
Cirnusculo ...”.<br />
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