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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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Baggio, e più tardi anche Anselmo, diventato Papa Alessandro II 156 . Visto che i da Baggio vivevano<br />

di rendita da un paio di secoli, tutte queste loro proprietà venivano “affidate in beneficium ai<br />

membri di altre importanti famiglie cittadine, quali i <strong>de</strong>ll’Orto, i Cumini o i Rubei” 157 . Non so da<br />

quanto tempo, e perciò a quando risalgano le notizie su questi Rossi o <strong>de</strong> Rossi milanesi. Un altro<br />

Rossi che ci interessa molto esercita la propria arte d’armaiolo nel capoluogo più o meno nello<br />

stesso periodo. L’arte <strong>de</strong>lle armi a <strong>Milano</strong> evi<strong>de</strong>ntemente si è diffusa da parecchio tempo, visto che<br />

le Consuetudini milanesi <strong>de</strong>l 1216 comprendono già la voce “osbergis et panzeriis”, che costano<br />

quattro <strong>de</strong>nari alla libbra. Un documento <strong>de</strong>l 17 marzo 1232 informa che “volendo in quell’anno il<br />

comune di Vercelli concertare lo stabilimento nella città di una fabbrica d’usberghi” ne fece venire<br />

“il fabbricante di <strong>Milano</strong>, certo Aramanno Rubei”, cui concesse speciali privilegi alla condizione<br />

che dovesse “se et eius here<strong>de</strong>s in civitate vercellarium stare et ufficium osberggeriae facere” 158 .<br />

Noto che l’espressione usata nella carta piemontese (osbergerii civitate Mediolani) <strong>de</strong>finisce<br />

Aramanno Rubei come “il fabbricante d’armi di <strong>Milano</strong>”, e non semplicemente come qualcuno che<br />

fa questo mestiere. La data <strong>de</strong>l 1232 però non ci aiuta molto, perchè stiamo cercando le tracce<br />

lasciate da qualcuno <strong>de</strong>i Rossi qualche <strong>de</strong>cennio prima.<br />

Altre notizie milanesi sui <strong>de</strong> Rubeis <strong>de</strong>l ceppo parmense proseguono solo negli anni finali <strong>de</strong>l<br />

Duecento, quindi prima <strong>de</strong>lla redazione <strong>de</strong>l transumptus ma parecchio tempo dopo la fondazione<br />

<strong>de</strong>lla Cappellania di Sant’Andrea, e riguardano ben tre <strong>de</strong> Rubeis nominati po<strong>de</strong>stà di <strong>Milano</strong>:<br />

anzitutto un Giacomo II, “celebre soldato”, quindi po<strong>de</strong>stà anche a Firenze, Orvieto, Mantova e<br />

Perugia, quindi Guglielmo, po<strong>de</strong>stà anche a Lucca e a Mo<strong>de</strong>na, “che per gran<strong>de</strong>zza d’animo e di<br />

spirito non fu inferiore a qualunque altro <strong>de</strong>ll’età sua”, ed infine suo fratello Ugolino, che era stato<br />

capitano <strong>de</strong>l popolo di Reggio nel 1278 e quindi po<strong>de</strong>stà di Lucca per tre volte prima <strong>de</strong>lla nomina<br />

milanese.<br />

Nelle figure di questi antichi po<strong>de</strong>stà milanesi e perciò di qualcuno <strong>de</strong>i loro famigliari, i cui affari<br />

potevano certo rapidamente esten<strong>de</strong>rsi dalla città al contado, è forse possibile individuare anche i<br />

motivi <strong>de</strong>lla presenza <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Rubeis, o di qualcuno di essi, fra i possessori melzesi nel Duecento e<br />

nei secoli successivi, anche tenendo conto che, molto più semplicemente, potessero essere finiti a<br />

Melzo semplicemente perché vi erano giunti i loro amici <strong>de</strong> Canibus. L’attiva presenza a Melzo, ma<br />

anche a Rossate, di questa famiglia nobile, pavese d’origine ma vagabonda, avrebbe perciò potuto<br />

originarsi, in un modo o nell’altro, dagli investimenti di qualche parente o discen<strong>de</strong>nte di<br />

quell’Orlando <strong>de</strong> Rubeis che negli anni finali <strong>de</strong>l dodicesimo secolo “in diverse città di Lombardia<br />

aveva molto potere”. Si tratta, certo, solo di un esercizio di <strong>de</strong>duzione che in assenza di documenti<br />

più specifici non si può in alcun modo, per ora, confermare. Se fosse vero, in questo caso sarebbero<br />

stati i <strong>de</strong> Canibus a seguire i <strong>de</strong> Rubeis, e non viceversa, ma nella sostanza non cambierebbe nulla.<br />

La differenza vera, la sola che ci interesserebbe davvero compren<strong>de</strong>re, è un’altra, e sta tutta in una<br />

domanda alla quale l’assoluto silenzio <strong>de</strong>lle fonti ci impedisce di rispon<strong>de</strong>re: perché mai queste due<br />

famiglie tanto inseparabili, feudatarie di luoghi molto vicini nella Lomellina, co-feudatarie in alcune<br />

terre <strong>de</strong>l Monferrato, e che si sono stabilite insieme anche nel milanese comperando fondi negli<br />

stessi luoghi (Rossate, Lavagna, Melzo) compiono scelte diverse solo in un’occasione, quando i <strong>de</strong><br />

Rubeis a<strong>de</strong>riscono alla fondazione <strong>de</strong>lla cappellania <strong>de</strong>lla chiesa di Sant’Andrea di Melzo, mentre i<br />

<strong>de</strong> Canibus preferiscono restarne fuori.<br />

156 Emissario imperiale <strong>de</strong>ll’imperatore Enrico III nel 1053, allievo <strong>de</strong>l famoso retore ed eremita Landolfo da Pavia<br />

abate di Mont Saint Michel, vescovo di Lucca nel 1057, eletto Papa il 30 settembre 1061, Alessandro II non fu<br />

inizialmente riconosciuto né dall’imperatrice né dal clero milanese, che sostenevano l’altro pontefice Onorio II. Lo<br />

scisma rientrò nel 1064 quando Alessandro II scomunicò il vescovo milanese Guido da Velate accusato di concubinato<br />

e simonìa; la reazione <strong>de</strong>l vescovo provocò in città una vera guerra civile contro la Pataria, il movimento radicale,<br />

schierato a fianco <strong>de</strong>l papa, che combatteva la corruzione <strong>de</strong>lla Chiesa. Guido da Velate posto agli arresti nel monastero<br />

di San Celso, morirà nel 1071, Alessandro II nel 1073.<br />

157 PAOLO GRILLO, op. cit., pp. 316-317. Il corsivo è mio.<br />

158 VITTORIO MANDELLI, Il Comune di Vercelli nel Medioevo, libro II, Vercelli, 1970, p. 60.<br />

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