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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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spazio angusto di quella piccola chiesetta rurale 214 . Per questa ragione, io sostengo - senza alcuna<br />

prova, ma sulla base di una logica che mi sembra invincibile - che la costruzione <strong>de</strong>lla parrocchiale<br />

di Sant’Alessandro venne <strong>de</strong>cisa a seguito <strong>de</strong>lla impraticabilità, <strong>de</strong>l cedimento se non <strong>de</strong>lla parziale<br />

o completa <strong>de</strong>molizione di un prece<strong>de</strong>nte luogo di culto, edificato all’interno <strong>de</strong>lle mura diversi<br />

secoli prima, che quasi certamente sorgeva nella piazza centrale - una piazza a proposito <strong>de</strong>lla<br />

quale ho già osservato come apparisse fin troppo gran<strong>de</strong> per Melzo, ma solo se continuiamo ad<br />

immaginarcela vuota. Un’antico luogo di culto che si chiamava, molto probabilmente, chiesa di<br />

Sant’Ambrogio. Ma questa è un’altra storia, e richie<strong>de</strong> la pazienza di un’altra indagine.<br />

Resta irrisolta, infine, quella che per me rappresenta la quasi insolubile questione legata alla<br />

traduzione <strong>de</strong>l cognome latino <strong>de</strong> Rubeis che in italiano diventa Rossi o <strong>de</strong> Rossi, e <strong>de</strong>l cognome <strong>de</strong><br />

Rotiis, che più volte nelle carte melzesi è tradotto come Rossi e <strong>de</strong> Rossi, e non solo come Rozza.<br />

Ho perciò <strong>de</strong>ciso di svolgere una sorte di supplemento d’indagine, che propongo come ultimo<br />

capitolo di questo studio. Spero che il lettore non consi<strong>de</strong>ri le prossime righe alla stregua di una<br />

conclusione, ma piuttosto come una sorta di anticipazione, o di semplice bozza, di quella ricerca più<br />

seria e più <strong>de</strong>ttagliata che la presenza <strong>de</strong>lla famiglia Rozza a Melzo si merita, e che prima o poi si<br />

dovrà incominciare.<br />

14. LA FAMIGLIA PIU’ RICCA DI MELZO<br />

Per esaurire la panoramica <strong>de</strong>lle notizie sulle dieci famiglie nominate nel transumptus, occorre<br />

occuparsi, finalmente, anche <strong>de</strong>lla più ricca. Come sa molto bene chi si occupa <strong>de</strong>lla storia di<br />

Melzo, lungo tutto il medioevo e anche nell’età mo<strong>de</strong>rna, fino agli ultimi anni <strong>de</strong>l Seicento, la<br />

famiglia più illustre <strong>de</strong>l borgo subito dopo i Trivulzio è quella <strong>de</strong>i Rozza, che nel corso di cinque<br />

secoli ricoprono più volte tutte le maggiori cariche istituzionali, che il catasto <strong>de</strong>l 1545 ci dice<br />

possiedano oltre mille pertiche, e che abitano, si potrebbe dire da sempre, nel gran<strong>de</strong> fabbricato<br />

adiacente alla Porta meridionale chiamato, popolarmente, Casa <strong>de</strong>l Po<strong>de</strong>stà.<br />

Per scoprire che cosa abbiano a che fare i Rozza col transumptus, dobbiamo leggere ancora una<br />

volta qualche riga <strong>de</strong>l documento. Come già sappiamo la famiglia più importante di Melzo non è<br />

compresa fra quelle fondatrici <strong>de</strong>lla cappellania, ma quando, nella parte centrale <strong>de</strong>l testo, dopo<br />

avere certificato le varie donazioni il notaio incomincia a elencare i nomi <strong>de</strong>i firmatari, sottolinea in<br />

modo particolare la presenza <strong>de</strong>i <strong>signori</strong> “Beltramus Rozij <strong>de</strong> Burgo Melzo e Michael filius Alberti<br />

Rozij <strong>de</strong> ipso Burgo” nominandoli subito dopo il proprio nome (Michael Dossius, o Rossius,<br />

notarius) e quello (falso) <strong>de</strong>l prevosto, ma prima ancora di elencare quali fossero le sei famiglie<br />

fondatrici <strong>de</strong>lla cappellania. Nel mio libro ho scritto che questa circostanza potrebbe essere intesa<br />

come una sorta di omaggio <strong>de</strong>l notaio alla famiglia Rozza, che poteva essere stata invitata in virtù<br />

<strong>de</strong>lla sua riconosciuta autorità ed importanza, oppure come legittima rappresentante <strong>de</strong>l potere nella<br />

terra di Melzo, dove le nascenti istituzioni comunali sarebbero sorte solo negli anni<br />

immediatamente successivi. Mi sembrava una spiegazione sufficientemente logica, ma qui, a<strong>de</strong>sso,<br />

ci interessa stabilire qualcosa di più, e di diverso. Gli storici <strong>de</strong>ll’origine <strong>de</strong>i cognomi pensano che<br />

“Rozza”, conosciuto in tutta la Lombardia come attesta anche l’uso molto diffuso <strong>de</strong>l termine<br />

dialettale “rozza” per indicare una roggia, potrebbe <strong>de</strong>rivare dal nomen latino Rotius, ma anche da<br />

soprannomi dialettali di un capostipite rosso di capelli. Si cre<strong>de</strong> che anche il nome <strong>de</strong>l comune<br />

milanese di Rozzano sia stato originato dallo stesso nomen latino, con l’aggiunta <strong>de</strong>l suffisso che<br />

indica appartenenza: in questo caso, Rotius sarebbe stato il nome <strong>de</strong>l legionario romano che si vi<strong>de</strong><br />

214 In tutti gli altri comuni <strong>de</strong>lla nostra Pieve le prime chiese, poi diventate parrocchie, sorsero in coinci<strong>de</strong>nza con la<br />

formazione e l’espansione <strong>de</strong>lla pieve stessa, vale a dire tra il sesto e l’ottavo secolo. E’ impossibile perciò che solo<br />

Melzo - anzi, Mellesiate, e poi Meleso - sia rimasta senza una chiesa interna alle mura fino a 400 o 600 anni più tardi. Si<br />

veda la mia Storia di Melzo..., cit., nella quale riporto in appendice al primo volume l’elenco <strong>de</strong>lle prime chiese <strong>de</strong>l<br />

territorio con le datazioni relative.<br />

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