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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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frammentari dati in nostro possesso non ren<strong>de</strong> sufficientemente credibile. Al contrario, almeno per<br />

quanto riguarda le vicen<strong>de</strong> melzesi <strong>de</strong>l Cinquecento, che fino ad oggi sono quelle relativamente<br />

meglio documentate, sembra piuttosto evi<strong>de</strong>nte l’esistenza di una netta <strong>de</strong>marcazione tra le famiglie<br />

<strong>de</strong>i personaggi <strong>de</strong>l ceppo (De-Di) Rubeis/Rossi e quelli <strong>de</strong>l gruppo (De) Rozza/Rotijs. Perché, a ben<br />

ve<strong>de</strong>re, il più convincente elemento di possibile collegamento tra le due famiglie - se mettiamo in<br />

secondo piano il caso <strong>de</strong>i due Rozza di fine Trecento e i diversi cognomi <strong>de</strong>l sindaco Martino <strong>de</strong><br />

Rossi - è rappresentato da una sola riga <strong>de</strong>lle Ordinazioni fe<strong>de</strong>riciane <strong>de</strong>l 1605 nella quale il nome<br />

<strong>de</strong>lla quattrocentesca madonna Caterina Rozza viene riferito come Caterina De Rossi pur<br />

appartenendo, con ogni possibile evi<strong>de</strong>nza, all’altra e più ricca famiglia. E questo, con ogni<br />

evi<strong>de</strong>nza, non basta. Il lettore che volesse consultarlo troverà, in appendice, l’elenco completo <strong>de</strong>lle<br />

fonti melzesi oggi disponibili su entrambi i gruppi famigliari. Fino a questo momento occorre<br />

evitare conclusioni affrettate e improbabili, e prestare fe<strong>de</strong> solo all’evi<strong>de</strong>nza documentale che la<br />

tabella riassume, in attesa che altre ricerche consentano di esaminare nuove carte, che potrebbero<br />

anche riservarci sorprese impreviste.<br />

POSCRITTO<br />

Prima di conclu<strong>de</strong>re questa ricerca, non posso dimenticarmi di un aspetto più volte ricordato e<br />

sempre lasciato ca<strong>de</strong>re, ma che giunti all’epilogo è impossibile tralasciare. Il lettore più attento non<br />

mi perdonerebbe, ed è risoluto a rivolgermi la domanda forse più difficile ma inevitabile. Ho<br />

provato fin dal principio a cercare una spiegazione di quello strano cognome doppio <strong>de</strong> Nigris-<strong>de</strong><br />

Rubeis ed in seguito mi sono anche domandato come mai un famoso Cardinale preferisse dire “De<br />

Negri senza De Rossi”, espressione che faceva diventare il dilemma ancora più complicato e quasi<br />

insolubile. Se i cognomi <strong>de</strong> Rubeis e Rozza fossero davvero quasi intercambiabili, il dilemma<br />

diventerebbe un vero e proprio rompicapo, che potrebbe essere scritto così: che cosa significa “De<br />

Negri-De Rossi oppure Rozza”, o se preferite “De Negri senza De Rossi oppure Rozza”. Come<br />

uscirne?<br />

Sfortunatamente <strong>de</strong>vo rispon<strong>de</strong>re che, finora, tutti i miei tentativi di trovare spiegazioni dotate di<br />

senso non hanno avuto esito. Posso riferire solo <strong>de</strong>ll’unico risultato che non mi sento di cestinare<br />

come innumerevoli altri. L’indice <strong>de</strong>i nomi di un prezioso codice genovese chiamato Annales<br />

Lamienses elenca, tra l’altro, tutti gli individui nominati alla carica di console di Genova nella<br />

seconda metà <strong>de</strong>l Duecento 227 . Vi incontriamo anzitutto un Wilielmus Rocius, <strong>de</strong>finito consul<br />

lanuensis <strong>de</strong> placitis, altrove nominato anche come Vilielmus Rotius, Wilielmus Roza e Wilielmus<br />

Rocia, perciò coniugando il cognome in quasi tutte le varianti che anche noi conosciamo dalla<br />

lettura <strong>de</strong>i documenti <strong>de</strong>lla storia di Melzo. Ci sono, poi, altri due consoli che si chiamano il primo<br />

Enricus e il secondo Lanfrancus Roza, seguiti, rispettivamente, da un Enricus Rubeus <strong>de</strong> Volta e da<br />

un Lanfranchus Rubeus. Un Nicola Roza non è mai chiamato con cognomi diversi, ma ci sono altri<br />

casi ancora più complicati: oltre a Vilielmus o Wilielmus Roza, il primo <strong>de</strong>i consoli che ho<br />

ricordato, c’è un altro individuo ricordato come Wilielmus <strong>de</strong> Nigro, e per un Obertus Roza c’è un<br />

altro console chiamato Vilielmus Oberti <strong>de</strong> Nigro. Va precisato che nessuno <strong>de</strong>i casi ricordati può<br />

essere consi<strong>de</strong>rato come una prova che questi scambi di nomi e cognomi si riferissero allo stesso<br />

console o comunque ad individui appartenenti allo stesso nucleo parentale, e perciò, di per se’,<br />

227 Il codice è custodito nell’originale incompleto dalla Bibliothèque Nationale di Parigi ma ne esiste una copia<br />

completa al British Museum (indicato come manoscritto 12031). Fu ritrovato nel 1880, insieme ai Libri Iurium e ad altri<br />

preziosi manoscritti genovesi, nell’archivio <strong>de</strong>l Ministero francese <strong>de</strong>gli affari esteri, ma appartiene probabilmente alla<br />

prima metà <strong>de</strong>l secolo XV. Lo storico Pertz lo utilizzò per la sua edizione <strong>de</strong>gli Annali nei Monumenta Germamae<br />

Historica (si veda Scriptores, XVIII, pp. 9-10, ed Annales, vol. I, pp. IV-LIX). Il codice è citato anche nelle Fonti per la<br />

storia d’Italia pubblicate dall’Istituto Storico Italiano per il Medio Evo, tipografia <strong>de</strong>l Senato <strong>de</strong>lla Repubblica, edizione<br />

di cinquecento esemplari, 1929.<br />

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