Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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Ritorniamo per qualche attimo indietro di quasi un secolo (questa facoltà di girovagare lungo i<br />
secoli a piacimento, come se fossimo a bordo <strong>de</strong>lla macchina di Wells o nel bel mezzo <strong>de</strong>i film di<br />
Robert Zemeckis, è il passatempo più divertente che questo tipo di ricerche consente) 171 . Altre carte<br />
milanesi <strong>de</strong>l quindicesimo secolo sembrano quasi pren<strong>de</strong>rsi gioco di noi riproponendoci una<br />
singolare alternanza fra <strong>de</strong> Nigris e <strong>de</strong> Rubeis.<br />
Nell’elenco completo <strong>de</strong>i religiosi titolari di canonicati nelle nove principali Collegiate milanesi<br />
nell’età sforzesca 172 ho trovato un Bernardino <strong>de</strong> Rubeis che ha un canonicato nel 1486 nella<br />
Collegiata di Santa Maria <strong>de</strong>lla Scala e quindi in Sant’Ambrogio Maggiore con ultima attestazione<br />
il 23.10.1497, e un Vincenzo Enrico <strong>de</strong> Nigris in San Giorgio al Palazzo nel 1490 (ultima<br />
attestazione 10.8.1493) dove viene sostituito da un Giovanni Stefano <strong>de</strong> Nigris nel 1493; ma<br />
troviamo anche un Gerolamo <strong>de</strong> Nigris nella stessa Collegiata e nel me<strong>de</strong>simo anno, mentre un<br />
Bernardino <strong>de</strong> Nigris è canonico in Santa Maria <strong>de</strong>lla Scala a partire dal 1491, con ultima<br />
attestazione nel 1503. Se ci fate caso, questo ultimo canonico Bernardino <strong>de</strong> Nigris ha sostituito nel<br />
1491 nella Collegiata di Santa Maria <strong>de</strong>lla Scala il prece<strong>de</strong>nte canonico che si chiamava Bernardino<br />
<strong>de</strong> Rubeis. Stessa Collegiata, stesso giorno nel quale uno arriva e l’altro parte, stesso nome di<br />
battesimo, cognome diverso: esce De Rubeis, entra <strong>de</strong> Nigris. Ancora una volta: <strong>de</strong> Negri o <strong>de</strong><br />
Rossi, o se preferite <strong>de</strong> Negri sive De Rossi.<br />
Ci sarebbero tutte le condizioni per <strong>de</strong>ci<strong>de</strong>re di lasciar per<strong>de</strong>re e passare al prossimo cognome, da<br />
Ello, che è l’ultimo <strong>de</strong>ll’elenco, posizione nella quale è stato tenuto di proposito. Le nostre carte<br />
locali medievali e mo<strong>de</strong>rne, infatti, sono piene zeppe di individui chiamati da Ello, che spuntano<br />
davvero da tutte le parti. Speriamo di non per<strong>de</strong>rci.<br />
9. UNA SOLA MOLTITUDINE<br />
Il problema <strong>de</strong>l ricercatore alle prese con il cognome da Ello è esattamente opposto a quelli<br />
incontrati in tutti gli altri casi, perciò la chiave interpretativa giusta, la sola possibile per riuscire in<br />
qualche modo a districarsi tra le quasi infinite attestazioni melzesi <strong>de</strong>lla loro presenza è proprio<br />
quella di accorgersi che sono davvero troppe. Le due righe <strong>de</strong>l transumptus che elencano i fondatori<br />
<strong>de</strong>lla cappellania, <strong>de</strong>l resto, sono già una spia 173 molto eloquente <strong>de</strong>l problema che bisogna<br />
171<br />
Mi riferisco, evi<strong>de</strong>ntemente, a La macchina <strong>de</strong>l tempo, il famoso romanzo di fantascienza di Herbert George Wells<br />
pubblicato nel 1895, una <strong>de</strong>lle prime storie che racconti di un viaggio nel tempo con un mezzo meccanico, ed ai tre film<br />
<strong>de</strong>lla serie Ritorno al futuro, (rispettivamente <strong>de</strong>l 1985, 1989 e 1990) diretti da Robert Zemeckis ed interpretati da<br />
Michael J. Fox e, nel ruolo <strong>de</strong>llo scienziato pazzo, da Christopher Lloyd.<br />
172<br />
Fonti e repertori per la storia milanese: i canonici <strong>de</strong>lle principali collegiate in età sforzesca, a cura di Giorgio<br />
Chittolini, in rete.<br />
173<br />
Sono sempre stato un ammiratore <strong>de</strong>ll’opera di Carlo Ginzburg, che fin dai titoli <strong>de</strong>i suoi testi più conosciuti - qui<br />
ricordo solo “Giochi di pazienza” e soprattutto “Spie, radici di un paradigma indiziario” - ci ha spiegato la necessità,<br />
specialmente quando siamo di fronte a una gran<strong>de</strong> scarsità di fonti, di pren<strong>de</strong>re esempio dall’indagine poliziesca,<br />
perché, in questi casi, spesso, sono solo gli indizi, le tracce involontarie lasciate da qualcuno, che possiamo pren<strong>de</strong>re in<br />
consi<strong>de</strong>razione come spie di una verità nascosta che solo una metodologia di tipo <strong>de</strong>duttivo può far emergere. “La<br />
straordinaria fortuna <strong>de</strong>l romanzo poliziesco” scrive Ginzburg in Spie, “è dovuta al suo uso di un metodo conoscitivo<br />
insieme antichissimo e molto mo<strong>de</strong>rno, l’uso di procedimenti che mettono insieme molte discipline diverse,<br />
profondamente permeati di diacronia e fondati sul paradigma indiziario” e nei quali entrano in gioco “elementi<br />
impon<strong>de</strong>rabili: fiuto, colpo d’occhio, intuizione”, allo scopo di pervenire a quella che con espressione felicissima<br />
Ginzburg chiama “la capacità di fare profezie retrospettive” come avviene, per fare due esempi famosi, nelle inchieste<br />
di Dupin e di Holmes, i celebri personaggi inventati da Poe e Conan Doyle. Carlo Ginzburg ricorda che il primo<br />
scrittore a paragonare la scena <strong>de</strong>l <strong>de</strong>litto a “un terreno incolto, coperto di neve, punteggiato di tracce” fu Emile<br />
Goboriau nel suo romanzo “Monsieur Lecoq”, Parigi, 1877, consi<strong>de</strong>rato uno <strong>de</strong>i capostipiti <strong>de</strong>lla mo<strong>de</strong>rna narrativa<br />
poliziesca. Da parte mia, fidandomi <strong>de</strong>l ricordo <strong>de</strong>i romanzi polizieschi che sono, da sempre, il genere letterario che<br />
preferisco, potrei ricordare molte altre citazioni celebri. Sherlock Holmes, per esempio, nel corso di una <strong>de</strong>lle sue<br />
indagini afferma: “Il difficile è scin<strong>de</strong>re il contorno dai fatti - separare i fatti essenziali e inconfutabili dai fronzoli<br />
ricamati da teorici e cronisti. Poi, partendo da una base sicura, il nostro compito è quello di appurare cosa se ne può<br />
<strong>de</strong>durre e quali sono i cardini fondamentali su cui si impernia tutto il mistero”. (Sir Arthur Conan Doyle in “Memoirs<br />
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