Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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Il ricco notaio Anselmo, proveniente da Gorgonzola, aveva moglie e quattro figlie femmine oltre a<br />
una sorella, ed aveva acquistato dal padre Pietro la casa di <strong>Milano</strong> nella quale viveva. Era<br />
proprietario di diversi fondi agricoli nel territorio di Gorgonzola e affittava anche una serie di campi<br />
che posse<strong>de</strong>va nel vicino borgo di Inzago. La sua famiglia aveva posseduto, infine, almeno nove<br />
fondi melzesi, sei <strong>de</strong>i quali erano quelli donati e <strong>de</strong>ttagliatamente elencati nel testamento di<br />
Anselmo, gli altri tre quelli conferiti a suo tempo alla cappellania di Sant’Andrea 132 , senza contare<br />
che a Melzo al principio <strong>de</strong>l Trecento, come apprendiamo dall’elenco <strong>de</strong>i confinanti <strong>de</strong>lle sue<br />
proprietà, c’erano altri due fondi posseduti dai suoi parenti 133 .<br />
Dal testamento apprendiamo che il notaio lascia importanti legati, oltre che all’ospitale che gli stava<br />
più a cuore, anche alla chiesa francescana di Pozzuolo Martesana 134 e soprattutto alla “Scuola <strong>de</strong>i<br />
Poveri <strong>de</strong>lla Beata Gloriosa Vergine” di Gorgonzola, associazione laicale che non si sa quando sia<br />
stata fondata né da chi 135 , ma la cui particolare intitolazione lascia pochi dubbi sul ruolo<br />
predominante che la famiglia Aquania fin dal principio vi esercitava. Questa Scuola <strong>de</strong>i Poveri, i cui<br />
a<strong>de</strong>renti in futuro dovranno obbligatoriamente appartenere al terzo ordine <strong>de</strong>i frati Umiliati, sarà<br />
chiamata a gestire in perpetuo le attività <strong>de</strong>ll’ospizio. Le notizie sui milanesi Aquania proseguono<br />
nel 1385, quando due componenti <strong>de</strong>lla famiglia sono eletti nel Consiglio generale <strong>de</strong>lla città in<br />
rappresentanza <strong>de</strong>lla Porta Orientale, e proseguono il 27 aprile 1432, quando un altro cittadino<br />
milanese, Tassino <strong>de</strong> <strong>Aquaneis</strong>, figlio <strong>de</strong>l fu dominus Giacomo di porta Vercellina, appartenente<br />
alla Parrocchia di Santa Maria Podone, ven<strong>de</strong> a un certo Venturino <strong>de</strong> Lemene “che abita nel borgo<br />
di Melzo” la proprietà (il notaio scrive: “il diretto dominio e la civile possessione”) di una vigna<br />
melzese che si trova “al Ronchello” (“ubi dicitur ad Runchellum”). Più di due secoli dopo il<br />
transumptus, perciò, le proprietà melzesi <strong>de</strong>lla famiglia Aquania non si sono ancora <strong>de</strong>l tutto<br />
esaurite, ed uno <strong>de</strong>i possessori ha lo stesso nome di battesimo <strong>de</strong>l primo rettore <strong>de</strong>lla cappellania di<br />
132 I fondi conferiti alla cappellania, secondo il transumptus, erano: a) un terreno con sedime, cioè con un fabbricato, lo<br />
stesso dove sorgeva la chiesa, che, infatti, confinava “con la via, col cimitero <strong>de</strong>lla chiesa, e ad ovest con Iacomolo<br />
Acquanei”; b) una terra di sedici pertiche “<strong>de</strong>nominata ad Zoncha”, confinante “con una via, con la proprietà<br />
<strong>de</strong>ll’arciprevosto Guglielmo e <strong>de</strong>i suoi nipoti, con il terreno di un Landriano lavorato da Marchisium Lamperghi”; c)<br />
una terra di otto pertiche <strong>de</strong>nominata “a Liano” confinante con quello di due fratelli, “Jacobi e Vincentj” il cui<br />
cognome è illeggibile, con un fondo di Bandoli di Pegiorano, con una via, con un terreno che apparteneva alla chiesa<br />
milanese di Santa Maria di Passarella e con un fondo <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Canibus.<br />
133 I fondi melzesi di proprietà di Anselmo Aquania nel 1310 sono: a) due campi adiacenti, che si trovano “ad<br />
Ronchum”, il primo di dodici pertiche e mezzo e “confinante coi terreni <strong>de</strong>gli eredi di Pini Zuchalonge… e di Petri<br />
Lampergi”, il secondo (che “iacet ibi prope”) di cinque pertiche e mezzo, confinante con le proprietà “di Filini Anto…<br />
Pagani”. Questi campi sono affittati a “Ottobellus et Anselmolus fratres, filii quondam Anselmi <strong>de</strong> Manzocho <strong>de</strong> burgo<br />
Melzo” che pagano undici staia di mistura, segale e miglio; b) un terreno avitato di quattro pertiche e mezzo posto<br />
“dove dicono ad Rovedum” confinante con un fondo di “Cassi Aquanei”, uno di “Filippi Antoni”, uno “<strong>de</strong>l signor<br />
Mattei” e affittato a “De Travallia et consortes <strong>de</strong> burgo Melzo” che pagano cinque staia di frumento e un cappone; c)<br />
due terreni affittati a “Vasallis Lambergis <strong>de</strong> burgo Melzo”, il primo di sette pertiche dove dicono “in Vargi” e dove i<br />
confinanti sono “Juani <strong>de</strong> Aliate… Francischi <strong>de</strong> Besentrate e ... Vasalli Lampergi”, il secondo di cinque pertiche dove<br />
dicono “ad Baialupum”, confinante con beni <strong>de</strong>lla Chiesa milanese di “Sancte Marie ad Passarellam”, di “Negronis<br />
Rascheldi” e di “Petrazolli Tretii”, per ognuno <strong>de</strong>i quali Vassallo Lampergo paga quattro staia di frumento d’affitto; d)<br />
ad “Ambroxius Rasellus et filii eius <strong>de</strong> burgo Melzo” è infine affittato un campo di otto pertiche “iacente ubi dicitur ad<br />
sanctum Erasmum”, senza indicazione <strong>de</strong>i confinanti e <strong>de</strong>ll’importo <strong>de</strong>l fitto. Si veda ENZO PINI, Tutti gli uomini…,<br />
cit, pp. 169-170.<br />
134 “Così <strong>de</strong>si<strong>de</strong>ro, dispongo e incarico che attraverso i miei esecutori sia completata e condotta a termine la chiesa di<br />
Santa Maria nella località di Pozzuolo <strong>de</strong>lla Diocesi Milanese. Essa necessita di campanile e sacrestia, dormitorio,<br />
refettorio, scuola,capitolo, locali per ospiti o ricovero provvisorio di infermeri, nonché case, officine e muri tutt’intorno<br />
per quanto è necessario. Ciò dovrà essere condotto a termine senza di me qualora la morte mi sorprenda”.<br />
135 Scriveva il prevosto Francesco Beltazzi di Gorgonzola nel 1773: “Antichissimo è questo luogo pio, erretto in<br />
Gorgonzola, in modo che non trovasi istromento alcuno, o scrittura dimostrante da chi e quando e come sii seguita tale<br />
errezzione o fondazione, sendo <strong>de</strong>l tutto ignoti li Benefattori et istitutori di questa scuola. Non può attribuirsi tal<br />
mancamento se non ad una gran<strong>de</strong> trascuratione di non curarsi di conservare la memoria lo<strong>de</strong>vole di que’ antichi<br />
fondatori, e lasciar smarrire ogni attestato autentico con una così vergognosa smenticanza, o pure potrebbe dirsi non<br />
senza probabilità esservi concorso qualche <strong>de</strong>testabile e disonorata malizia di uomini per <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rio di robba o di<br />
comando o d’amministrazione”.<br />
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