Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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appoggi e clientele nel contado rurale, rappresentava naturalmente la radice <strong>de</strong>l potere e <strong>de</strong>lla<br />
ricchezza <strong>de</strong>lle principali famiglie aristocratiche milanesi, ma era praticabile in tutti questi aspetti<br />
solo da pochissime.<br />
Altre famiglie di fortuna più recente dovevano accontentarsi di legare i propri interessi solo a<br />
particolari ambiti, il più comodo e sicuro <strong>de</strong>i quali restava quello <strong>de</strong>l vassallaggio ecclesiastico,<br />
oppure, con più coraggio, quello professionale.<br />
Nell’epoca di fondazione <strong>de</strong>lla cappellania di Sant’Andrea, il primo quarto <strong>de</strong>l Duecento, la<br />
presenza a Melzo di proprietà fondiarie <strong>de</strong>i più importanti e danarosi cittadini milanesi sembra<br />
dunque assai limitata, perlopiù originata da qualche legato ereditario oppure dalla presenza saltuaria<br />
in loco di qualche famiglia di vassalli <strong>de</strong>ll’arcivescovo o di loro parenti, e non da vere e proprie<br />
strategie d’investimento fondiario a lungo termine da parte di una <strong>de</strong>lle casate <strong>de</strong>l potere milanese<br />
più tradizionale, oppure di quelle partecipi <strong>de</strong>l mondo emergente <strong>de</strong>lla mercatura e <strong>de</strong>lla finanza. Se<br />
leggiamo l’elenco <strong>de</strong>i “sei” fondatori <strong>de</strong>lla cappellania, due assenze, più ancora <strong>de</strong>lle presenze,<br />
saltano subito all’occhio.<br />
La prima impressione infatti, se guardiamo l’elenco <strong>de</strong>lle “sei” famiglie che è anche il titolo di<br />
questo saggio, riguarda la mancanza di un gruppo parentale “davvero” importante nell’ambito di<br />
quel mondo laico emergente che ho appena ricordato; esattamente al contrario, anzi, sarebbero state<br />
due <strong>de</strong>lle famiglie fondatrici certamente melzesi ad entrare a far parte <strong>de</strong>lla cerchia più ristretta<br />
<strong>de</strong>lle famiglie metropolitane più in vista, ma questo sarebbe accaduto, come vedremo, solo nel<br />
secolo successivo.<br />
La seconda impressione consiste nella facile constatazione che mancano, in questo elenco, anche le<br />
famiglie che in quegli anni avevano investito più <strong>de</strong>lle altre nella campagna melzese e <strong>de</strong>i paesi<br />
limitrofi.<br />
Se guardiamo al territorio più prossimo a Melzo, infatti, la documentazione disponibile per l’epoca<br />
che prece<strong>de</strong> di poco l’istituzione <strong>de</strong>lla cappellania, pur frammentaria e certo incompleta, ci segnala<br />
la presenza di proprietà importanti <strong>de</strong>i Marcellini a Vignate, ad Albignano ed a Pantigliate 28 , <strong>de</strong>i<br />
Bracchi e <strong>de</strong>gli Avvocati a Rosate 29 , <strong>de</strong>i Cotta ad Inzago accanto all’abate di Sant’Ambrogio 30 e <strong>de</strong>i<br />
Colioni a Pantigliate 31 , per citare solo alcune <strong>de</strong>lle maggiori famiglie milanesi con interessi nella<br />
nostra zona, ma nessuna di esse con beni a Melzo.<br />
28<br />
Drudo Marcellini, primo lea<strong>de</strong>r <strong>de</strong>i popolari milanesi, fu po<strong>de</strong>stà in molte città dal 1196 al 1211. Esclusi dalla<br />
vassalità vescovile e dal capitaneato, ma imparentati con i <strong>de</strong> Pirovano, i componenti <strong>de</strong>lla famiglia abitavano nella<br />
“contrada <strong>de</strong>i Marcellini”, perciò in una strada, non lontana dal Broletto, che da loro addirittura pren<strong>de</strong>va il nome.<br />
Acerbo Marcellini sarà po<strong>de</strong>stà di Treviglio nel 1227, Magatto Marcellini a Monza nel 1255. Nel dodicesimo secolo la<br />
famiglia era riuscita ad acquistare grandi quantità di fondi anche verso il lodigiano e il comasco, e nel milanese a<br />
Pantigliate, mentre nella zona vicina a noi occorre ricordare che nel 1213 risultavano possessori ad Albignano sei<br />
diversi componenti <strong>de</strong>lla famiglia, Pedrocco, Belletto, Algisio, Obizzo, Belletino e Guglielmo Marcellini (si veda in<br />
Archivio <strong>de</strong>l Capitolo Metropolitano di <strong>Milano</strong>, serie A, cart. 1, n. 3, 25 maggio 1213; anche in PAOLO GRILLO,<br />
<strong>Milano</strong> in età comunale (1183-1276). Istituzioni, società, economia, op. cit., pp. 338-342) mentre nel 1254 a Vignate<br />
erano attestati come proprietari altri sette esponenti <strong>de</strong>lla casata, quali Abiatico, Asclerio, Azo, Benno, ser Lancia e ser<br />
Drudo, nonché gli eredi di Lantelmo Marcellini (originale in Archivio di Stato di <strong>Milano</strong> (in seguito ASMi), Fondo<br />
Pergamene, cart. 488, n. 286 e cart. 489, n. 374, 25 aprile 1254).<br />
29<br />
Trascrivo: “Anche la famiglia <strong>de</strong>gli Avvocati, legata alla curia di <strong>Milano</strong>, e quella <strong>de</strong>i Bracchi, mercanti milanesi di<br />
panni di lana, avevano costituito a Rosate possedimenti importanti”. La citazione da PAOLO GRILLO, <strong>Milano</strong> in età<br />
comunale, op. cit., p. 132.<br />
30<br />
I Cotta esprimono diversi consoli milanesi già nel XII secolo: Rainerio Cotta è console nel 1199, ambasciatore a<br />
Vercelli nel 1214, po<strong>de</strong>stà a Torino nel 1205, a Genova nel 1211, ad Orvieto nel 1212. A seguito <strong>de</strong>lla progressiva<br />
emarginazione dalle cariche pubbliche, nel secolo successivo i Cotta si legano strettamente al mondo ecclesiastico;<br />
esprimono un abate di Sant’Ambrogio, Guglielmo (dal 1235 al 1267) una ba<strong>de</strong>ssa <strong>de</strong>l Monastero Maggiore, Vittoria<br />
(dal 1210 al 1244) e un canonico di San Lorenzo, Giacomo. Se guardiamo al territorio più prossimo a Melzo, nel 1239<br />
ser Rainerio Cotta e nel 1241 Obizo e Castellano Cotta sono vicario e po<strong>de</strong>stà <strong>de</strong>ll’abate di Sant’Ambrogio ad Inzago.<br />
Si veda PAOLO GRILLO, op. cit., pp. 273 e segg.<br />
31<br />
Amizo Colionus <strong>de</strong>l fu Pietro, console <strong>de</strong>i negoziatori nel 1192, aveva comperato nel 1208 una imponente proprietà<br />
fondiaria nei pressi di Pantigliate composta da 109 appezzamenti per complessivi 120 ettari pagandola 1768 lire e 6<br />
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