Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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Con le ricerche nei repertori ho trovato carte molto più tar<strong>de</strong>, in particolare <strong>de</strong>l Quattrocento: un<br />
Pietro Maria <strong>de</strong> Rubeis alla testa <strong>de</strong>gli eserciti di Filippo Maria Visconti e quindi di Francesco<br />
Sforza, ma anche, più promettente, un Guido <strong>de</strong> Rubeis nominato condottiero <strong>de</strong>lle milizie milanesi<br />
e governatore <strong>de</strong>lla Lunigiana nel 1476. Tra le infeudazioni assegnate in quella regione ad individui<br />
e famiglie di provenienza diversa, infine, gli studiosi ricordano che il feudo di Ottobiano in<br />
Lomellina era stato concesso nel 1455 ai Rossi di Piacenza, una “famiglia legata alla corte e alla<br />
clientela piacentina <strong>de</strong>gli Scotti” 159 . Da parte <strong>de</strong>i <strong>signori</strong> di <strong>Milano</strong> si ten<strong>de</strong>va, di solito, ad<br />
assegnare feudi o importanti incarichi a quelle famiglie nobiliari che provenivano dalle terre che<br />
venivano loro assegnate, o che in quei contadi già da tempo <strong>de</strong>tenevano precisi interessi. E’ il caso<br />
<strong>de</strong>i Marliani, patrizi milanesi già ricchi e notissimi nel capoluogo da oltre due secoli, che in origine<br />
provenivano dal feudo comasco di Marliano, ma che <strong>de</strong>tenevano nel melzese numerose proprietà ed<br />
i dazi di molti comuni già diversi anni prima che Filippo Maria Visconti investisse Aimo <strong>de</strong><br />
Marliani <strong>de</strong>l feudo di Melzo.<br />
Se, perciò, Francesco Sforza aveva mandato Guido <strong>de</strong> Rubeis a governare la Lunigiana, è possibile<br />
che il suo ramo famigliare risalisse a quei <strong>de</strong> Rubeis che già verso la fine <strong>de</strong>l dodicesimo secolo<br />
appartenevano al numeroso elenco <strong>de</strong>i suoi feudatari, prima di subire le <strong>de</strong>vastazioni di Facino Cane<br />
e <strong>de</strong>lle sue feroci armate. Quanto ai tre <strong>de</strong> Rubeis diventati po<strong>de</strong>stà milanesi nell’ultimo quarto <strong>de</strong>l<br />
Duecento, gli anni <strong>de</strong>lle loro nomine sono successive a quel 20 aprile 1277 nel quale l’arcivescovo<br />
Ottone Visconti fa redigere l’elenco “<strong>de</strong>lle duecento famiglie nobili <strong>de</strong>lla città e <strong>de</strong>lla campagna”,<br />
dove, al contrario <strong>de</strong>i Canibus, non ne troviamo traccia. La <strong>de</strong>rivazione più che evi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>l<br />
cognome Rubeus o <strong>de</strong> Rubeis dal colore rosso ren<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla tutto aleatoria l’indagine tra le antiche<br />
carte <strong>de</strong>l milanese sui possibili antenati <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Rubeis melzesi. Molti indici di repertori, alla voce <strong>de</strong><br />
Rubeis, scrivono infatti drasticamente: vedi Rossi. Negli “Atti <strong>de</strong>l Comune di <strong>Milano</strong> sino al 1250”<br />
- per fare un solo esempio - troviamo un elenco lunghissimo di Rubeus, <strong>de</strong> Rubeo, <strong>de</strong> Rubeis (gli<br />
odierni <strong>de</strong> Rossi) Rubo e <strong>de</strong> Rubo, oltre ad altrettanto numerosi Russius, ai quali si potrebbe anche<br />
aggiungere un altro interminabile elenco di nomi di persona di individui soprannominati Rubeus per<br />
via <strong>de</strong>l colore <strong>de</strong>i capelli. Le notizie circa i continui rapporti fra i Rossi di Parma e la città di <strong>Milano</strong><br />
nei secoli successivi non mancano certo, ovunque si cerchi. Per il Trecento basterà forse ricordare,<br />
dopo che nel 1343 un Bertrando Rossi aveva promosso una sollevazione nella sua città per<br />
nominare Luchino Visconti signore di Parma, e un Bertrardo II che “fu sempre alla Corte <strong>de</strong>i<br />
Visconti, servendoli colle armi, e quale ambasciatore a diversi principi italiani e stranieri” e<br />
perciò, forse con qualche esagerazione, era consi<strong>de</strong>rato “uno <strong>de</strong>i più potenti <strong>signori</strong> di Lombardia”.<br />
Si tratta, con ogni probabilità, <strong>de</strong>llo stesso Bertrandus <strong>de</strong> Rubeis citato nel Repertorio Diplomatico<br />
Visconteo come ambasciatore a Firenze il 20 novembre 1364.<br />
Le notizie melzesi sui <strong>de</strong> Rubeis sono quasi altrettanto numerose, ma tutte, per questa ricerca, hanno<br />
il difetto di essere molto tar<strong>de</strong> rispetto alla data <strong>de</strong>l transumptus, perché si collocano tra la metà <strong>de</strong>l<br />
Cinquecento e l’inizio <strong>de</strong>l Seicento. La carta più conosciuta che riguardi un componente <strong>de</strong>lla<br />
famiglia ci informa che un Johannes Martinus <strong>de</strong> Rubeis, figlio <strong>de</strong>l dominus Alessandro, nel 1573<br />
ricopre la carica di console di Melzo insieme a Lorenzo Malingegno, quando si appren<strong>de</strong> <strong>de</strong>lla<br />
<strong>de</strong>cisione da parte <strong>de</strong>ll’arcivescovo Carlo Borromeo di trasferire a Melzo presso la chiesa<br />
parrocchiale di Sant’Alessandro e Margherita la se<strong>de</strong> prepositurale, posta fino a quel giorno presso<br />
la chiesa di San Pietro di Corneliano, e subito la Comunità di Melzo pensa di donare alla parrocchia<br />
una casa a due piani che sorge accanto all’edificio sacro, individuata come l’abitazione più consona<br />
da <strong>de</strong>stinare al prevosto e ai nuovi canonici 160 .<br />
159<br />
NADIA COVINI, In Lomellina nel Quattrocento, cit. Ricordo che la famiglia piacentina Scotti avrà un ruolo<br />
importante a Melzo a cominciare dalla prima parte <strong>de</strong>l Cinquecento, al tempo <strong>de</strong>i conflitti militari franco-spagnoli che<br />
la vedrà schierata dalla parte opposta rispetto ai Trivulzio.<br />
160<br />
Nel rapporto <strong>de</strong>lla visita pastorale <strong>de</strong>l Cardinale Fe<strong>de</strong>rico Borromeo leggiamo: “Cumq. dicti Consul., Commune, et<br />
hom.s Meltij habita notitia dicta ordinationis, ac translationis ipsius Preposituralis Ecclesia Sancti Petri Cornaliani<br />
fiend. in dam ecclesiam sanctorum Alexandri et Margarite, unanimes, et concor<strong>de</strong>s ad honorem Dei, et salutem<br />
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