Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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Non siamo più stupiti di ritrovare insieme in alcune terre <strong>de</strong>l Monferrato, addirittura come con<strong>signori</strong>,<br />
due famiglie <strong>de</strong>lla vecchia aristocrazia pavese che per una serie di motivi a noi ignoti, forse<br />
semplicemente per ragioni parentali, avevano unito i propri <strong>de</strong>stini anche muovendosi verso luoghi<br />
diversi, ma non certo lontani, da quelli di provenienza.<br />
Nella Lomellina, nel frattempo e negli anni successivi, proseguiva la perdita d’importanza e di<br />
potere <strong>de</strong>i “numerosi rami nobiliari eredi <strong>de</strong>lle dinastie antiche, che nel medioevo erano state o<br />
alleate o accanite avversarie <strong>de</strong>l Comune pavese, comunque protagoniste di una lunga stagione di<br />
lotte politiche tra l’epoca post-comunale e l’affermazione <strong>de</strong>lla <strong>signori</strong>a viscontea. Molti casati si<br />
ridussero alla preminenza su singole terre e castelli rurali, talora conservando discreti assetti<br />
patrimoniali ed esercitando localmente forme di patronato, con una spinta frammentazione <strong>de</strong>i rami<br />
<strong>de</strong>rivati. Vi era unità di casato per quanto concerneva la funzione amministrativa e politica, ma<br />
sussisteva una divisione di patrimoni, di terre e di castelli. Ciò portò al lento impoverimento <strong>de</strong>i<br />
gruppi e alla loro progressiva perdita di potere nell’età mo<strong>de</strong>rna 114 .<br />
Cercando di indagare meglio su queste migrazioni, a quanto pare sempre congiunte, <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Canibus<br />
e <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Rubeis, ho trovato anche un’altra carta, milanese questa volta, che di per se’ non dimostra<br />
nulla, ma che in ogni caso non potevo assolutamente ignorare. Si tratta <strong>de</strong>lla sententia pronunciata il<br />
12 luglio 1174 per una controversia sorta tra l’abate <strong>de</strong>l monastero di San Celso di <strong>Milano</strong> e un<br />
advocatus milanese (che secondo me non è affatto un uomo di legge, ma un componente <strong>de</strong>lla<br />
famiglia Avvocati, che come abbiamo visto aveva possessioni nella zona) a causa <strong>de</strong>lla proprietà di<br />
un campo nelle vicinanze di Rossate (“possessionem unius agri reiacentis iuxta fossatum burgi <strong>de</strong><br />
Roxate, ubi dicitur in Deserto”) perciò a poca distanza da Melzo. La mia gran<strong>de</strong> curiosità per quella<br />
sentenza stava tutto nell’elenco <strong>de</strong>i suoi numerosi testimoni, presumibilmente tutte persone <strong>de</strong>l<br />
luogo di Rossate, fra i quali comparivano un Iohannardus Canis, un Suzo <strong>de</strong> Melzo, un Amizo <strong>de</strong><br />
Rivolta ed un altro individuo chiamato - non era chiaro se fosse il nome o il cognome - Rubeus 115 .<br />
Un altro Canis, Anrico o Enrico, era ricordato a Rossate anche due anni prima, come venditore di<br />
un terreno alla chiesa milanese di San Giorgio al Palazzo, che già da molti anni posse<strong>de</strong>va altri beni<br />
nello stesso luogo, ceduti dal nobile milanese Guitardus da Lampugnano con testamento <strong>de</strong>l<br />
1108 116 . Per cercare di scoprire qualcosa di più, bastava leggere un altro contratto rogato l’anno<br />
successivo, nel 1173, questa volta relativo a beni posseduti dal monastero di San Giorgio al Palazzo<br />
a Rossate e Lavagna.<br />
Nel suo lungo testo sono nominati altri nomi di luoghi e persone che mi interessavano molto:<br />
anzitutto c’è un campus qui dicitur <strong>de</strong> Roxa, cioè un appezzamento di terra che potrebbe essere<br />
stato popolarmente <strong>de</strong>tto “<strong>de</strong>i Rozza”, oppure più semplicemente e prosaicamente un “campo <strong>de</strong>lla<br />
roggia”, ma tra i numerosi proprietari confinanti citati vengono elencati anche gli eredi di un<br />
Marchisio Negroni (here<strong>de</strong>s Marchisii Nicronis) e un Arnoldus Rubeus: quest’ultimo, molto<br />
probabilmente, era anche il nome completo <strong>de</strong>l personaggio ricordato come testimone nella<br />
sententia <strong>de</strong>l 1173 117 . Non bastava ancora, naturalmente, perchè non potevo certo ignorare le<br />
114 NADIA COVINI, In Lomellina..., cit.<br />
115 Originale in ASMi, AD, Pergamene, cart. 688 [A]. Copia semplice in BONOMI, Morimun<strong>de</strong>nsis, pp. 496-497, n.<br />
195. Regesto: Catalogo, III, fasc. 45. Edizioni: MANARESI, Gli atti <strong>de</strong>l Comune di <strong>Milano</strong>, pp. 129-130, n. XCII.<br />
Regesti: RIBOLDI, Le sentenze <strong>de</strong>i consoli, p. 261; BISCARO, Gli Avvocati, p. 27, n. XXII; PICASSO, Monasteri e<br />
città, p. 388. I testimoni citati nel testo hanno a volte nomi pittoreschi: “Interfuerunt Iohannes Prandoboni,<br />
Iohannardus Canis, Obertus et Enblavatus qui dicuntur <strong>de</strong> Davero, Suzo <strong>de</strong> Melzo, Ubertus <strong>de</strong> Sallianese, Petrus<br />
Sartor, Pellegrinus Bondarus; <strong>de</strong> servitoribus Lanfrancus Cornagia, Trusso Cacainbasilica, Amizo <strong>de</strong> Rivolta et<br />
Rubeus”.<br />
116 Originale in ASMi, AD, Pergamene, cart. 416 [A]. Regesti: Catalogo, III, fasc. 60; OLTROCCHI, Ex tabulario. Sul<br />
verso, di mano forse <strong>de</strong>l rogatario: Iudicatum <strong>de</strong> rebus da Rosxa<strong>de</strong> factum ab Guitardo da Lampugnano. Edizione:<br />
GRECO, Note storiche, p. 59. Per Anrico Canis si veda la Carta Libelli, 22 luglio 1172. Originale in ASMi, AD,<br />
Pergamene, cart. 417, fasc. 188b, n. 19 [A]. Regesto: Catalogo, III, fasc. 61. Regesto: GRECO, Note storiche, p. 73.<br />
117 1173, Breve recordationis <strong>de</strong> terra. Elenco <strong>de</strong>i beni di San Giorgio al Palazzo in Rossate e Lavagna. Originale in<br />
ASMi, AD, Pergamene, cart. n. 417 [A]. Il Regesto si trova in Catalogo, III, fasc. 61.<br />
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