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Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est

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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />

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sufficiente a restituire vigore a consorterie estenuate da lotte <strong>de</strong>cennali e moltiplicate nei rami, che<br />

non ebbero la forza biologica ed economica per risollevarsi da una condizione secondaria” 122 .<br />

Facino morì a Pavia nel 1412, di gotta, e la sua vedova Beatrice di Lascaris sposò Filippo Maria<br />

Visconti, che perciò ottenne in questo modo il controllo <strong>de</strong>lle città conquistate dal feroce capitano di<br />

ventura, i suoi soldati e il tesoro che aveva accumulato. L’uomo che inten<strong>de</strong>va conquistare lo Stato<br />

milanese, quindi, finì per lasciare ogni sua cosa al nuovo duca. Fu sepolto, con onori, nella basilica<br />

di San Pietro in Ciel d’Oro a Pavia, poi nella chiesa di San Francesco Gran<strong>de</strong>.<br />

Le notizie fin qui raccolte sembrano dunque in grado di confermare le mie prime <strong>de</strong>duzioni, e<br />

forniscono qualche sostegno anche alle conseguenze che ne ho voluto trarre. Da parte mia, ho<br />

cercato di ritrovare nei repertori le tracce successive di qualcuno <strong>de</strong>i <strong>de</strong> Canibus milanesi o<br />

lombardi, per scoprire in quale comune, dopo essersi trasferiti da Melzo, gli esponenti <strong>de</strong>lla<br />

famiglia fossero finiti. Nella seconda parte <strong>de</strong>l Trecento, epoca che registra il coinvolgimento di<br />

molti laici nel settore <strong>de</strong>ll’assistenza, a Pavia si ricorda il nobile Melchiorre <strong>de</strong> Canibus il quale,<br />

constando la scarsa capacità ricettiva <strong>de</strong>lla sua città nei confronti <strong>de</strong>i malati e <strong>de</strong>i bisognosi, con il<br />

suo testamento <strong>de</strong>ll’11 maggio 1374 aveva fondato, “pro remedio anime”, un hospitale intitolato<br />

al re Magio di cui portava il nome, fornendolo di letti e di quanto altro potesse servire “pro<br />

hospitalitate servanda”. Nella città di Pavia <strong>de</strong>l quindicesimo secolo, si ricorda anche il nobilis D.<br />

Christophorus <strong>de</strong> Canibus civis papiensis, annoverato tra i primi stampatori pavesi nell’anno<br />

1499 123 . Nel 1549 il dottor Antonio Maria Cani di Sartirana, certo un diretto ere<strong>de</strong> <strong>de</strong>i primi <strong>de</strong><br />

Canibus lomellini, chie<strong>de</strong> la cooptazione nel Collegio <strong>de</strong>i Giureconsulti di Pavia, se la ve<strong>de</strong> negata e<br />

due anni dopo vince il ricorso, raggiungendo col tempo una posizione di rilievo all’interno<br />

<strong>de</strong>ll’istituzione, dove acquisterà fama quale lettore <strong>de</strong>lla Facoltà legale 124 .<br />

Infine ho trovato notizia di un censimento svolto a Garlasco nel 1459, che nominava un Rubeus <strong>de</strong><br />

Canibus - la cui famiglia contava ben 26 componenti - come uno <strong>de</strong>i 26 proprietari <strong>de</strong>l borgo, e con<br />

lui, nello stesso comune, un Lorenzo <strong>de</strong> Canibus con una famiglia di 13 e un Pietro <strong>de</strong> Canibus che<br />

aveva solo tre figli. Anche in questo caso non ho approfondito, perché in quell’anno erano già<br />

trascorsi più di due secoli dal transumptus. Può darsi che questi <strong>de</strong> Canibus pavesi <strong>de</strong>l capoluogo e<br />

<strong>de</strong>lla provincia fossero i nipoti di quelli ritornati infine ai paesi d’origine dopo tutti i viaggi <strong>de</strong>i<br />

secoli prece<strong>de</strong>nti, oppure, proprio come i Lampergo di Melzo, erano i discen<strong>de</strong>nti di quelli che non<br />

si erano mai mossi da lì.<br />

7. LA BENEFICENZA DEL NOTAIO ANSELMO<br />

A proposito <strong>de</strong>i <strong>de</strong> <strong>Aquaneis</strong>, famiglia che esprime il primo rettore beneficiario <strong>de</strong>i beni conferiti<br />

alla cappellania, ci sono molte cose da riferire. Le notizie espressamente melzesi in verità sono<br />

molto poche, e una sola è di gran<strong>de</strong> importanza. Il testo <strong>de</strong>l tansumptus - nella parte centrale scritta<br />

dal “presunto” notaio Dossi o Rossi - dice che “quel giorno nel Borgo di Melzo” i rappresentanti <strong>de</strong>i<br />

fondatori si incontrano “fuori da questa chiesa di Sant’Andrea” con “il Dominus Frater Tassius<br />

Aquaneus <strong>de</strong>ll’ordine <strong>de</strong>lla Beata Maria Vergine p.s. Parr. di Santa Maria ad Passarella, abitante in<br />

questo Borgo” e <strong>de</strong>signato come primo rettore <strong>de</strong>lla cappellania, visto che lo scopo <strong>de</strong>lla riunione è<br />

proprio la stesura di un atto di “magna donazione” di beni a suo favore.<br />

Più avanti, quando viene <strong>de</strong>scritta la posizione <strong>de</strong>lla chiesa rispetto ai suoi confinanti, leggiamo che<br />

l’edificio sacro ha “di fronte la via” e alle spalle il “cimiterius dictae ecclesiae” mentre sugli altri<br />

due lati ci sono due proprietà private, rispettivamente di Jacomolo Aquaneus e di Fabrizio <strong>de</strong><br />

122 Ibi<strong>de</strong>m.<br />

123 Si veda la Memoria bibliografica per la storia <strong>de</strong>lla tipografia pavese <strong>de</strong>l Sec. XV, Pavia, 1807.<br />

124 CHIARA PORQUEDDU, Nobili e mercanti, cives e forenses nelle ammissioni al Collegio <strong>de</strong>i Giudici, Comune di<br />

Pavia, Musei Civici, annali, 27.<br />

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