Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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discen<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>lla famiglia <strong>de</strong>i fondatori ma anche suocero di un Giovan Battista da Ello. Nel<br />
documento, il notaio Erasmo dispone che si edifichi “nella chiesa di Sant’Andrea di questo borgo<br />
di Melzo una tomba sotto la finestra verso la strada all’ingresso <strong>de</strong>lla chiesa, nella quale <strong>de</strong>porre il<br />
mio cadavere, e sopra la quale lascio il mandato di costruire un altare per celebrare le messe di cui<br />
qui si parla” 140 .<br />
In quel mese di gennaio, però, Erasmo Aquania per sua fortuna non muore. Scrive, perciò, un<br />
secondo testamento il 13 novembre <strong>de</strong>llo stesso anno, nel quale ribadisce la volontà di essere<br />
sepolto “nella chiesa di Sant’Andrea di Melzo nel luogo <strong>de</strong>putato, davanti all’altare costruito ad<br />
onore <strong>de</strong>lla signora di S. Maria di Loreto e <strong>de</strong>lla Fontana” 141 . L’importanza <strong>de</strong>l richiamo a questi<br />
due documenti nel contesto di questa ricerca (e non solo) è davvero notevole.<br />
Per quanto riguarda la ricerca <strong>de</strong>i committenti <strong>de</strong>i numerosi e pregevoli affreschi che adornano la<br />
chiesa, mi pare <strong>de</strong>l tutto evi<strong>de</strong>nte che il preciso riferimento <strong>de</strong>l notaio Erasmo all’altare costruito ad<br />
onore <strong>de</strong>lla signora di S. Maria di Loreto e <strong>de</strong>lla Fontana suggerisce molte concrete <strong>de</strong>duzioni<br />
circa un’ipotesi di committenza che invece fino ad oggi, come si può costatare leggendo le poco<br />
convincenti ipotesi avanzate da parte di chi se n’è occupato, è stata <strong>de</strong>l tutto trascurata. Suggerisce,<br />
in particolare, che se facciamo caso ai documenti 142 tutte le opere artistiche e tutte le donazioni fino<br />
ad oggi conosciute a favore di chiese melzesi si confermano provenienti da famiglie locali. Anche la<br />
chiesa di Sant’Andrea non fa mai eccezione a questa regola, anzi ogni carta vecchia o nuova fino ad<br />
oggi ritrovata e che la riguardi sembra piuttosto confermare, irrevocabilmente, questa costante 143 .<br />
Dimostra, infine, che almeno un ricco componente <strong>de</strong>lla famiglia Aquania di Gorgonzola, circa<br />
trecento anni dopo che un suo antenato aveva conferito un terreno per costruire la chiesa di<br />
Sant’Andrea di Melzo, e un altro aveva contribuito ad istituirvi una cappellania, proprio in quella<br />
piccola chiesa <strong>de</strong>si<strong>de</strong>rava trovare il luogo di riposo per le proprie spoglie mortali, confermando che<br />
lo stretto legame tra la sua famiglia e quell’edificio di culto non era affatto spento, né si era in alcun<br />
modo affievolito.<br />
Per la nostra ricerca tutte queste numerose notizie sono, come si capisce, essenziali. Se nei primi<br />
anni <strong>de</strong>l Trecento la donazione di un singolo componente di una famiglia di Gorgonzola, il notaio<br />
Anselmo proprietario <strong>de</strong>i numerosi fondi sopra ricordati, è sufficiente per costruire un ospizio e a<br />
garantirgli redditi in perpetuo, e se a questi legati si aggiungono le somme rilevanti <strong>de</strong>stinate alla<br />
chiesa di Pozzuolo e gli altri importanti lasciti a favore <strong>de</strong>lla Chiesa negli anni seguenti da parte<br />
<strong>de</strong>lla stessa famiglia, nel caso <strong>de</strong>i <strong>de</strong> <strong>Aquaneis</strong> siamo evi<strong>de</strong>ntemente al cospetto di un nucleo<br />
parentale già molto ricco e influente, che partendo dal paese d’origine di Gorgonzola nel corso <strong>de</strong>l<br />
secolo prece<strong>de</strong>nte ha accumulato gran parte <strong>de</strong>lle proprie rilevanti fortune economiche, e che poi,<br />
con il notaio Anselmo, nel capoluogo ha esteso ancor più la propria ricchezza. Viene da pensare ai<br />
Lampergo, specialmente a quel Jacomolo che lasciando Melzo per dirigersi verso <strong>Milano</strong>, verso la<br />
fine di quel secolo, potrebbe aver confidato nel loro esempio.<br />
140 Il testo dice: “In ecclesia sancti Andree dicti burgi Meltii sepulturam unam sub finestra existente versus stratam ad<br />
introitum praedictee ecclesiae et in quo reponatur cadaver meum et super quo iubeo et mando quod construatur<br />
altarem unum pro celebrando infrascriptas missas”. ASMi, Notarile, notaio Giacomo Brambilla q. Beltrame, filza<br />
5948, 22 gennaio 1522.<br />
141 ASMi, Notarile, stesso notaio e filza, 13 novembre 1522.<br />
142 Mi appare sempre più chiaro, se rileggo tutti i documenti fino ad ora noti, che siamo di fronte a due gruppi compatti<br />
e coerenti di carte, il primo legato direttamente o indirettamente al primo e più antico ciclo <strong>de</strong>gli affreschi <strong>de</strong>ll’absi<strong>de</strong><br />
<strong>de</strong>lla chiesa, e che può essere circostritto con ogni evi<strong>de</strong>nza ad un intervallo storico molto ristretto, <strong>de</strong>limitabile intorno<br />
al periodo 1520-1526, il secondo legato al secondo e più mo<strong>de</strong>rno ciclo di affreschi, che compren<strong>de</strong> il Martirio di<br />
Sant’Andrea e la Pesca miracolosa, circoscrivibile con altrettanta se non superiore evi<strong>de</strong>nza al periodo 1573-1576.<br />
Questa semplice constatazione, storicamente dimostrabile, sembra poter condurre a nuove ipotesi circa i committenti ed<br />
anche gli autori <strong>de</strong>gli affreschi, <strong>de</strong>l tutto differenti da quelle fino ad ora avanzate, che però non riguardano questa<br />
ricerca.<br />
143 Sono, ancora, davvero tante le cose che ci sono ignote nella storia religiosa melzese, ma è davvero necessario<br />
continuare a cercarle, perché solo ogni scoperta di nuove carte sarà utile alla nostra conoscenza, molto più utile rispetto<br />
a qualunque esercizio immaginativo costruito su ipotesi non dimostrate.<br />
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