Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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piuttosto quella che ho chiamato una moltitudine, costituita dai discen<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>lle famiglie migrate a<br />
suo tempo dal paese <strong>de</strong>l lecchese fino a Melzo, molto probabilmente conosciuto a seguito <strong>de</strong>lle<br />
transumanze, e rimaste per abitarvi, lavorare e moltiplicarsi. Perciò, tecnicamente, “non esiste” una<br />
famiglia da Ello, ma un cognome dato ad alcuni nuclei parentali diversi e giunti a Melzo in tempi<br />
diversi, per via <strong>de</strong>ll’abitudine di indicare i migrati con il nome <strong>de</strong>l luogo di provenienza, tra i quali<br />
c’erano famiglie più ricche, proprietarie di case e di fondi - e c’erano, in particolare, quella <strong>de</strong>i due<br />
notai melzesi <strong>de</strong>l Quattrocento e la famiglia Baroni, che nel primo Duecento aveva fondato la<br />
cappellania di Sant’Andrea - ma c’erano anche massari, artigiani e semplici coltivatori.<br />
Non sappiamo, perché non è in alcun modo provato, se qualcuno <strong>de</strong>i ricchi melzesi “provenienti da<br />
Ello” fosse in rapporti di parentela più o meno stretta o comunque in relazione con i famosi Negroni<br />
da Ello che nell’ultima fase <strong>de</strong>l Quattrocento, a <strong>Milano</strong>, inventarono la prima casa di moda per le<br />
armature conquistando una fama e un mercato internazionali. Ma fin dal 1345, nel transumptus, nel<br />
momento in cui i discen<strong>de</strong>nti <strong>de</strong>i fondatori <strong>de</strong>lla cappellania dichiaravano, mentendo, che l’atto di<br />
fondazione risalisse a trecento anni prima, nel “mettere in scena” il falso rogito <strong>de</strong>l presunto notaio<br />
Dossi o Rossi attraverso uno sforzo di fantasia retrospettiva, al fine di certificare la notorietà e forse<br />
anche la credibilità <strong>de</strong>l “da Ello” melzese pensavano bene di affiancarlo, al tavolo <strong>de</strong>l notaio, con un<br />
altro da Ello, di nome Marchesio, “abitante nel borgo di Melzo” come tutti gli altri, ma<br />
evi<strong>de</strong>ntemente più noto, più importante, più ricco, tanto da essere elevato, per meriti non <strong>de</strong>tti, al<br />
ruolo di ospite d’onore <strong>de</strong>lla cerimonia. Dimostrandoci, proprio con la <strong>de</strong>cisione di ricorrere solo<br />
nel loro caso a questo accorgimento tanto strano ed inconsueto, di essere perfettamente al corrente<br />
di quanto la fortuna melzese <strong>de</strong>lla famiglia Baroni fosse molto più recente, e perciò di quanto fosse<br />
difficile accreditare la presenza di un loro antenato in un’epoca tanto lontana, tanto da dover<br />
rafforzare questa finzione con la presenza - con la “partecipazione speciale” - di un loro parente di<br />
estremo riguardo.<br />
Quest’ultima consi<strong>de</strong>razione - mi rivolgo ai lettori più interessati e curiosi di questioni di metodo, e<br />
più consapevoli di quanto, nell’indagine storica, esse si rivelino spesso le più utili ed anche le più<br />
interessanti - ci porta a sospettare, ancora una volta, che quando ci troviamo alle prese con<br />
un’indagine caratterizzata dalla scarsità <strong>de</strong>lle fonti, le nostre possibilità di successo sono quasi<br />
sempre affidate alla strenua, quasi ossessiva, ma necessaria attenzione alle spie, alle tracce, agli<br />
indizi, ad alcuni minimi <strong>de</strong>ttagli. Ho iniziato il resoconto <strong>de</strong>lle mie ricerche, se ricordate, spiegando<br />
come la lettura <strong>de</strong>l transumptus - e in particolare proprio <strong>de</strong>lle righe che elencavano i cognomi <strong>de</strong>i<br />
fondatori - mi avesse sempre suscitato, fin dalla prima volta, la curiosità di compren<strong>de</strong>re le ragioni<br />
di un particolare apparentemente secondario, ma che mi pareva strano, poco comprensibile e<br />
sorpren<strong>de</strong>nte: perché mai, dopo avere elencato tra i fondatori - di nessuno <strong>de</strong>i quali era ricordato il<br />
nome di battesimo - il notaio avesse specificato “e con l’intervento di Marchesius <strong>de</strong> Ello”senza<br />
dirci perché la sua presenza fosse tanto importante da dovere essere sottolineata. Ora, proprio al<br />
termine di queste riflessioni, quel <strong>de</strong>ttaglio singolare si è infine rivelato come l’accorgimento poco<br />
efficace per cercare di nascon<strong>de</strong>re uno <strong>de</strong>i punti <strong>de</strong>boli <strong>de</strong>lla costruzione di un documento falso; ma<br />
noi, che spesso smarriti e privi di appigli cerchiamo di leggere e pretendiamo di compren<strong>de</strong>re i<br />
pochi segni che ancora sopravvivono da un passato irrimediabilmente molto lontano, mentre era il<br />
presente, vivo e semplice, di chi lo stava vivendo, possiamo anche ve<strong>de</strong>re questa incapacità <strong>de</strong>i<br />
discen<strong>de</strong>nti di “mettere in scena” una spiegazione più credibile come una piccola lezione: spesso<br />
l’errore essenziale di ipotesi e ricostruzioni faticose viene rivelato da un <strong>de</strong>ttaglio, ma proprio<br />
l’attenzione per i <strong>de</strong>ttagli, l’i<strong>de</strong>a di cercare e scavare <strong>de</strong>ntro il mistero di un particolare che sembra<br />
secondario, talvolta è la sola risorsa che infine, insieme alla nostra bene<strong>de</strong>tta testardaggine, riesce a<br />
suggerirci quale sia la direzione d’indagine più utile.<br />
Il secondo <strong>de</strong>i particolari che mi sorpren<strong>de</strong>vano consisteva nella scelta di indicare il cognome di un<br />
altro <strong>de</strong>i fondatori come “<strong>de</strong> Nigris seu Rubeis”, <strong>de</strong> Negri o <strong>de</strong> Rossi. Avevo scoperto che i notai, di<br />
fronte a un cognome doppio o triplo - di solito a seguito di un matrimonio - separavano i due<br />
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