Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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Fig. 3. Bernardino Bellotto: Vaprio e Canonica verso nord-est, 1744<br />
Che cosa succe<strong>de</strong> ai Lampergo di Melzo dopo che alcuni di loro, emigrati a <strong>Milano</strong>, fanno fortuna?<br />
Il nostro grado di conoscenza <strong>de</strong>l Trecento e <strong>de</strong>lla prima parte <strong>de</strong>l Quattrocento melzese, fino ad<br />
oggi, é davvero mediocre e <strong>de</strong>l tutto insufficiente e non consente alcuna risposta attendibile. Gli<br />
storici <strong>de</strong>lla Diocesi milanese sanno che, purtroppo, molti atti trecenteschi sono andati<br />
<strong>de</strong>finitivamente perduti, ma questa sfortuna non giustifica tutta la nostra ignoranza circa questo<br />
lungo periodo 68 . Bisogna, quindi, cercare ancora.<br />
68<br />
“Nel passaggio dal Duecento al Trecento, la fine <strong>de</strong>l libero comune coinci<strong>de</strong> con l’esplosione <strong>de</strong>i conflitti di potere tra<br />
le principali casate, i cui capi emergono proprio dai feudi da cui ricavano nuove terre e nuovi benefici, in genere<br />
accettando o comunque riconoscendo i poteri locali per garantirsi la loro fe<strong>de</strong>ltà. Anche Melzo conosce le continue<br />
guerre che oppongono i Torriani ai Visconti, ma non abbiamo notizie che provino una permanenza a Melzo di qualche<br />
esponente <strong>de</strong>lle famiglie conten<strong>de</strong>nti che non fosse occasionale e legata agli eventi bellici; <strong>de</strong>vo ritenere che, terminato<br />
il conflitto, i Visconti tenessero propri uomini di fiducia e pochi armati nel piccolo castrum che più avanti, fortificato e<br />
ampliato, si chiamerà Palazzo Trivulzio, ma i loro nomi ci sono ancora ignoti” (rif. la mia “Storia di Melzo dagli inizi<br />
alla fne <strong>de</strong>ll’Ottocento”). Il vero fatto nuovo di questi anni - come ha scritto Claudio Maria Tartari - <strong>de</strong>stinato a<br />
cambiare entro breve tempo l’intera storia medioevale e mo<strong>de</strong>rna di Melzo, è rappresentato dalla nuova e particolare<br />
importanza strategica assunta dalla pianura a occi<strong>de</strong>nte <strong>de</strong>ll’Adda, che da questo momento diventa il terreno privilegiato<br />
<strong>de</strong>l continuo scontro <strong>de</strong>gli eserciti che si contendono la <strong>signori</strong>a di <strong>Milano</strong>. La resa <strong>de</strong>l principe Matteo Visconti ad<br />
Alberto Scotto, signore di Piacenza e guelfo, avviene il 2 giugno 1302 proprio nelle campagne a settentrione di Melzo,<br />
verso Sant’Erasmo quando l’esercito di Matteo è affrontato e battuto.<br />
“Le contese per il Ducato” - ho osservato nel mio libro - “non impediscono l’affermarsi <strong>de</strong>l nuovo mondo mercantile<br />
cittadino, mentre nel contado l’agricoltura incomincia ad assumere un ruolo inedito, sconosciuto all’economia antica e<br />
feudale. Aumenta l’attenzione verso il potenziale produttivo <strong>de</strong>i terreni e verso le nuove tecniche agricole, migliora la<br />
possibilità di commercializzare i prodotti <strong>de</strong>i campi e quindi di non <strong>de</strong>stinare più tutta la produzione al consumo interno.<br />
Comunità di villaggio, grandi monasteri e <strong>signori</strong> locali si contendono i frutti di una crescita nella quale tutti difendono<br />
e conservano i propri privilegi: mentre i e grandi proprietari fondiari si arricchiscono, resta viva l’iniziativa <strong>de</strong>i comuni<br />
e la loro capacità di arbitrare i contrasti, specialmente riguardo l’uso <strong>de</strong>lle acque. Fino a quando le traumatiche<br />
conseguenze <strong>de</strong>lla Peste nera <strong>de</strong>l 1347 riducono la nostra campagna a una economia di sopravvivenza che faticherà a<br />
risollevarsi. Le rivolte popolari esplose in molti luoghi nel 1380 ci dicono di città e villaggi invasi da or<strong>de</strong> di<br />
mendicanti. L’ultima pestilenza infierisce fra il 1399 e il 1400 su una popolazione che già muore di fame e di stenti: dal<br />
1401 al 1408 i Visconti firmano numerosi <strong>de</strong>creti che prevedono la confisca <strong>de</strong>i beni e la prigionia per gli evasori fiscali<br />
fuggitivi. Giovanni Simonetta, storico ducale sforzesco, racconterà che “la gente non viveva quasi se non d’herbe<br />
selvatiche, di lumache, di carne di cavalli, e ancora furono quelli che mangiavano <strong>de</strong>’ cani e <strong>de</strong>’ sorci e d’altre cose<br />
tristi”. (“Rerum Gestarum Francisci Sfortiae commentarii” ora in “Rerum Italicarum Scriptores”, vol. XXI, 2, p. 305).<br />
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