Villa, I signori de Aquaneis.. - Sistema bibliotecario Milano Est
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Storia in Martesana - N° 4 - 2010<br />
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Non c’è dubbio che questo Martinus <strong>de</strong> Rubeis, che nello stesso documento si firma “Io. Martino<br />
Rubeo”, a Melzo fosse persona molto nota, <strong>de</strong>gna di fiducia e probabilmente anche ricca, così come<br />
suo padre, il dominus Alessandro. Negli atti <strong>de</strong>l notaio Paolo Regni 161 ho trovato diverse carte che li<br />
riguardano. Dall’atto notarile <strong>de</strong>l 24 aprile 1559 abbiamo già appreso che proprio Alessandro <strong>de</strong><br />
Rubeis era creditore insieme a Battista Fasolo <strong>de</strong>lla ragguar<strong>de</strong>vole somma di seicento lire imperiali<br />
nei confronti di alcuni personaggi che appartenevano alle più importanti famiglie di Melzo 162 . Un<br />
altro atto <strong>de</strong>llo stesso notaio cita il “dominus Alexandro <strong>de</strong> Rubeis filius quondam Martini”<br />
confermandoci che il console di Melzo <strong>de</strong>l 1573 si chiamava come suo nonno 163 . Nel 1605 il<br />
Cardinale Fe<strong>de</strong>rico Borromeo verifica che tra i beni <strong>de</strong>lla cappellania di Sant’Andrea c’è un campo<br />
che confina con un terreno <strong>de</strong>l signor Georgius Rubeis, che qualche pagina dopo verrà nominato<br />
come proprietario una seconda volta, trattando <strong>de</strong>i beni <strong>de</strong>lla chiesa di Sant’Ambrogio 164 .<br />
Per i <strong>de</strong> Rubeis non ci soccorre nemmeno il transumptus, che fra i testimoni elenca un Franciscus<br />
Niger, ma nessun <strong>de</strong> Rubeis. Ricordando, però, la ben nota espressione <strong>de</strong>l notaio Dossi (“<strong>de</strong> Nigris<br />
seu Rubeis”) e soprattutto quella usata dal Cardinale Fe<strong>de</strong>rico Borromeo (“<strong>de</strong> Nigris sive Rubeis”)<br />
potrebbe essere perfettamente logico che la presenza di un Negri ren<strong>de</strong>sse inutile oppure<br />
impossibile quella di un Rossi.<br />
Nel borgo di Melzo <strong>de</strong>l Cinquecento c’era un individuo che doveva essere piuttosto noto e che si<br />
chiamava Martino <strong>de</strong> Rossi. Di questo Martino troviamo numerose tracce nel seicentesco Libro <strong>de</strong>i<br />
Matrimoni conservato nel nostro archivio parrocchiale 165 , non perchè si fosse sposato molte volte,<br />
ma perchè vi compare in diverse occasioni come testimone, sempre nominato come Martino di<br />
Rossi. Nell’altra fondamentale fonte ecclesiale melzese coeva, lo Status Animarum compilato dal<br />
parroco di Melzo nell’ultimo quarto <strong>de</strong>llo stesso secolo, ritroviamo l’intera famiglia <strong>de</strong>l testimone di<br />
nozze. Secondo la preziosa testimonianza <strong>de</strong>l prevosto, che a Melzo conosceva tutti, mastro Martino<br />
di Rossi, che ha moglie ed un figlio maschio, viene i<strong>de</strong>ntificato come figlio maggiore di messer<br />
Alexandro di Rossi, che evi<strong>de</strong>ntemente nel frattempo è rimasto vedovo, perchè a<strong>de</strong>sso il suo nucleo<br />
famigliare compren<strong>de</strong> solo un servitore. Noi sappiamo già che questo messer Alessandro, il padre di<br />
Martino, compariva diverse volte negli atti <strong>de</strong>l notaio Paolo Regni, attivo a Melzo nello stesso<br />
periodo, e ricordiamo bene che in tutti questi atti era sempre chiamato Alexandro <strong>de</strong> Rubeis 166 .<br />
Ricordiamo anche che un individuo con lo stesso nome e cognome <strong>de</strong>l testimone di matrimoni era<br />
stato ricordato più volte, pochi anni prima, in un altro documento molto importante per la storia<br />
religiosa di Melzo, il verbale compilato nel 1568 dal parroco Vincenzo Lupi a proposito <strong>de</strong>i<br />
“Miracoli <strong>de</strong>lla Scoladrera” 167 , ed anche in quelle carte, scritte in latino, il nostro personaggio<br />
animarum suarum constituerint Dominos Io. Martinum <strong>de</strong> Rubeis, et Laurentium <strong>de</strong> Malingenijs suos sindicos, missos,<br />
nuntios, et procuratores speciales…”. E più avanti: “Prefatis Dominis Io. Martino Rubeo filio quondam D.ni Alexandri<br />
et Laurentio <strong>de</strong> Malingenijs filio quondam Domini Francisci ambobus habitantibus in suprascripto Burgo Meltij<br />
sindicis dicta Communitatis Meltij, presentibus, ac stippulantibus per nomine, et vice, dicte Communitatis Meltij ad<br />
effectum...”. Perciò la stessa persona, nello stesso atto, viene chiamata Io. Martino Rubeo e poche righe prima Io.<br />
Martinum <strong>de</strong> Rubeis, nel primo caso <strong>de</strong>clinando il cognome, ma non nel secondo.<br />
161<br />
Gli atti <strong>de</strong>l notaio Paolo Regni, attivo a Melzo dal 1555 al 1566, sono in ASMi, Notarile, Rubrica 4046.<br />
162<br />
Si veda la nota n. 86.<br />
163<br />
Si tratta di un contratto d’affitto rogato da Paolo Regni il 9 ottobre 1557 tra Alessandro <strong>de</strong> Rubeis e Jo. Paulus <strong>de</strong><br />
Zamborris (?) figlio di Francesco, cappellano di “Sancti Petri Donati plebs Septale”.<br />
164<br />
Per il primo campo: “Item petia terra campi, ubi dicitur la Doremolla, cui coheret a manebona Domini Georgii<br />
Rubeis a meridie Schola Pauperum, a sero Domini Bernardi Scotti, a monte via Banfae pert. 19 t. 13 p. 6”. Per il<br />
secondo: Item fictum libellarium librar trium cum dimidia quod solvitur a Georgio Rubeo super sui viridario vicino<br />
ecc.sia sancti Ambrosij”.<br />
165<br />
Archivio Parrocchia <strong>de</strong>i SS. Alessandro e Margherita, Melzo (in seguito APMe), Anagrafe, Registro <strong>de</strong>i Matrimoni,<br />
Tomo I, 1573-1635. Ringrazio Lino Ladini di questa segnalazione.<br />
166<br />
Si vedano i documenti citati alle note n. 29 e n. 55.<br />
167<br />
LINO LADINI, I miracoli di Santa Maria di Scoladrera, ovvero Melzo 1568: una storia d’altri tempi, opera<br />
segnalata al Bando Storia Locale di Melzo, sez. A, Melzo, 1991. Alla base di questa ricostruzione c’è il documento<br />
“Scoladrerae Processus super Miracula B. Mariae Virginia”, ASDMi, Visite Pastorali, sez. X, Pieve di Melzo, vol. 8,<br />
q. 33, che contiene il verbale d’inchiesta con gli interrogatori <strong>de</strong>i testimoni, voluto dalla Curia milanese e redatto da don<br />
Vincenzo Lupi, parroco di Melzo.<br />
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