volume - Centro Documentazione Luserna
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102<br />
Armando De Guio<br />
zionali e post-deposizionali). Un buon risultato, in merito, viene ottenuto con<br />
la tecnica in oggetto che, in modo semplificato e derubricativo, potremmo appunto<br />
definire come “scavo then and now” o anche “emiscavo”. Si tratta,<br />
semplicemente, di risparmiare, lasciando al suo presente stato di abbandono,<br />
una parte del deposito (ad esempio e indicativamente metà) in modo tale da restituire<br />
al pubblico tre distinte e spettacolari “superfici informative”: la parte<br />
scavata (fino a rimettere in luce piani funzionali originali ed elevati residui), la<br />
parte non scavata (abbandono) e l’interfaccia di collegamento fra le due, ossia<br />
la stratigrafia, adeguatamente visualizzata e didascalizzata in situ. Ciò consente<br />
di assumere la dicotomia informativa “ora/allora” (cfr. ad es. BRANGIAN<br />
2000) su di un nuovo, esaltante piano percettivo e sinottico. Pannelli esplicativi<br />
e restituzioni in scala fanno da cornice allo scavo e consentono al visitatore, in<br />
termini di mirata ergonomia conoscitiva, di integrare sul posto una robusta<br />
mappa cognitiva del sito.<br />
Le indagini preliminari della “Ex Malga Croiere 2” stanno restituendo una<br />
struttura di tipologia “canonica”con due corpi principali (A e B) affacciati su di<br />
una corte e una struttura annessa a sud (corpo B). Un transetto, largo un metro<br />
e lungo trentasei, è mirato ad intercettare i tre corpi di fabbrica e si pone due<br />
obiettivi: a) verificare la consistenza del deposito archeologico nell’intera area<br />
di scavo indagandone un’eventuale articolazione interna dei corpi di fabbrica e<br />
i rapporti tra di essi; b) un’indagine sulla natura del deposito chiamato corpo C<br />
(possibile “porcilaia”).<br />
4. Archaeology of the War vs Archaeology through the War 3<br />
Particolarmente affascinante si presenta la più recente prospettiva di ricerca<br />
da “Archeologia della Guerra” (guerra del 1915-18 di cui gli Altipiani sono stati<br />
uno dei principali teatri: cfr. fig. 11).<br />
La voce “archeologia della guerra” (con i suoi omologhi e succedanei definizionali<br />
e i suoi generici o specifici domini di applicazione, ad es.. 1° o 2°<br />
guerra mondiale) sta assumendo, a livello internazionale, una locazione sempre<br />
più alta nell’agenda dei problemi di rilevanza della moderna archeologia, come<br />
è ben attestato da una cospicua letteratura specialistica (cfr. ad es. DOBIN-<br />
SON, LAKE, SCHOFIELD 1977; ENGLISH HERITAGE 1998, 2000;<br />
HILL, WILEMAN 2002; DE GUIO 2002, 2003; DE GUIO, BETTO c.s.),<br />
vari editoriali degli ultimi 15 anni di riviste di riferimento (quali “Antiquity”),<br />
convegni, congressi e ora anche insegnamenti dedicati a vari livelli (in particolare<br />
corsi-master MFA di ambito anglosassone) e da numerosi siti web dedicati (<br />
cfr. ad es: www.britarch.ac.uk/projects.dob ).<br />
3 Cfr. DE GUIO 2003.