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volume - Centro Documentazione Luserna

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Attraverso le prealpi, dal territorio vicentino a Trento 15<br />

sione e che una variegata gamma di cittadini, in parte coincidenti col ceto consolare<br />

(Terlago, Saraceni, «de Perociis», Calepini, da Brez, e altri), faceva lavorare<br />

panni di lana, cercando di emanciparsi dall’egemonia commerciale e produttiva<br />

esercitata dagli imprenditori bergamaschi, di Lovere e Gandino. «Adonque<br />

la reverendissima signoria vostra bene faceret istos bergamaschos totaliter eos expellere<br />

de ista civitate quia proverbialiter dicitur che non hè cossì bone terre dove praticha<br />

bergamaschi che y non le guasti. Meio seria che fusse via de qua, azò che y non<br />

fosseno la destrutione de questa magnificha citade». Testimonianze importanti<br />

dunque di quella poderosa diffusione del lanificio delle prealpi lombarde che la<br />

storiografia recente (Epstein, Albini, Silini per il Bergamasco, Grillo per il Comasco)<br />

ha con grande abbondanza di dati dimostrato e nella prospettiva trentina<br />

ciò è la prova di una importante corrente di traffico da ovest ad est. Questa<br />

occasionale documentazione cittadina è del resto confermata dai dati desumibili<br />

da un importante registro del dazio prelevato al passo del Tonale nell’anno<br />

1470, edito dallo Stenico una trentina di anni fa e da me studiato in una precedente<br />

occasione, e molta attenzione merita pure la fonte sulla quale si basa questa<br />

comunicazione.<br />

Si tratta del ms. 435 della Biblioteca Civica di Trento, un manoscritto cartaceo<br />

di 00 cc., sul quale un officiale episcopale trascrisse le registrazioni effettuate<br />

(verosimilmente su altri registri o fascicoli) tra il settembre 1468 e il giugno<br />

1474 alle porte della città dai funzionari vescovili incaricati di riscuotere il dacium<br />

bullettarum o ‘dazio piccolo’. Con tutta probabilità, il vescovo di Trento riscosse<br />

a partire dai primissimi anni del Quattrocento questo dazio, le caratteristiche<br />

del quale sono analoghe a quelle del dazio delle porte di molte altre città<br />

italiane. Vi era soggetto chiunque passasse dalle porte, sia in previsione di un<br />

soggiorno in Trento sia per semplice transito. In totale, il registro elenca circa<br />

11.200 item: nei quattro anni pieni (1469-1471 e 1473, escludendo cioè i primi<br />

nove mesi del1468 e i primi sei mesi del 1474, nonché il 1472 condizionato da<br />

una pestilenza) la media delle registrazioni è di 2.000 bollette. Tuttavia il numero<br />

degli individui è largamente superiore perché spesso una sola bolletta era relativa<br />

ad un gruppo più o meno numeroso, si trattasse dei servitori di un dominus,<br />

o dei famuli di un mercante, o talvolta anche di una comitiva di pellegrini.<br />

Le notizie che ogni bolletta somministra sono evidentemente essenziali; e<br />

inoltre, per quanto le registrazioni seguano uno schema, non sempre del tutto<br />

omogenee. L’attività professionale di colui che transita – una indicazione che ai<br />

fini di una indagine sulla mobilità di uomini e di cose, come quella che ci accingiamo<br />

a svolgere sarebbe un elemento della massima importanza – è precisata<br />

solo raramente. Si dichiara se le persone viaggiano a cavallo o a piedi, considerando<br />

peraltro pedester anche chi porta con sé un cavallo «da soma» o «da basto»<br />

senza cavalcarlo; in altre parole è equester, e paga una tariffa più elevata, solo chi

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