volume - Centro Documentazione Luserna
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8<br />
Florio Sartori<br />
A Verona franarono le mura esterne dell’Arena, di tutta la cinta rimase solo<br />
la ben nota Ala.<br />
A Venezia il terremoto fu causa di una eruzione di acqua sulfurea dal suolo.<br />
Nel Veneto la terra si aprì in molti luoghi e franarono molte montagne.<br />
L’abate Agostino dal Pozzo scriveva: “il laghetto ch’è nel distretto di Brancafora,<br />
poco distante dalla villa di Casotto... era stato formato da una immensa<br />
frana o dirupamento del monte a sinistra (destra orografica, ndr) del fiume, che<br />
aveva otturato l’alveo, e fermato il corso dell’acqua, la quale per lungo tempo<br />
seguitò a penetrare sotto quel gran cumulo di pietre, detto ancora le Marogne,<br />
e sortiva in varj zampilli poco sotto alla chiesa del Casotto sino al principio di<br />
questo secolo (1700, ndr.), nel quale fu in qualche modo disgombrato l’alveo<br />
dell’Astego. È probabile che una tal rovina sia accaduta nel terribile terremoto<br />
accaduto al 3 di gennaio del 1117, il quale secondo quel che scrive l’annalista<br />
Sassone fu così orribile, che non v’è alcuno che possa dire d’averne sentito un<br />
simile. Fece delle altre gran ruine, mentre sappiamo che per un simile dirupamento<br />
si fermò eziandio per qualche giorno il corso dell’Adige”.<br />
Lo sbarramento dell’Astico (denominato nell’antica Tavola Teodosiana Mino<br />
Medoaco, poi Medoaco Minore, in seguito divenuto Lastego, Astego e infine<br />
Astico) “durò per 261 anni e cioè fino a quando, il 22 ottobre del 1378, una<br />
disastrosa alluvione lo ruppe”. Così rammenta Conforto da Costozza.<br />
L’alluvione provocò morte fra gli uomini e gli animali con effetti disastrosi soprattutto<br />
nella bassa pianura.<br />
Cosa ci sia sotto a quell’immensa frana nessuno può dirlo. È stato trovato<br />
un grosso tronco di larice millenario con i segni evidenti della scure di un boscaiolo<br />
vissuto quasi mille anni fa.<br />
La villa di Casotto compare per la prima volta in un documento del 1385,<br />
sette anni dopo l’alluvione. Da sempre i Casottiani erano organizzati in una<br />
Regola, un’istituzione che risale al medioevo, per cui gli abitanti sono i soli<br />
proprietari di un territorio indiviso e ne determinano in modo autonomo le<br />
norme di gestione, riunendosi in Assemblea e avendo personalità giuridica di<br />
diritto privato.<br />
In origine, gli abitanti di Casotto vivevano della poca agricoltura che offriva<br />
la montagna, pascolavano le loro greggi, fabbricavano il carbone utilizzando la<br />
legna. Abitavano le pendici del monte sopra il paese attuale, perché il luogo offriva<br />
più sicurezza. Il fondovalle era poco abitato, la gente viveva soprattutto<br />
sui monti, al riparo, per timore delle razzie dei soldati, dei viandanti e dei briganti,<br />
che imperversavano numerosi in quanto la valle era frequentata per il<br />
transito verso la Germania.<br />
Alcune persone lavoravano nella vecchia miniera di ferro, sfruttata a partire<br />
dal 1400 fino al 1509 e poi abbandonata a causa di una pestilenza, che uccise