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volume - Centro Documentazione Luserna

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Attraverso le prealpi, dal territorio vicentino a Trento 13<br />

Il modesto esempio che presento in questa occasione si inscrive appunto in<br />

una linea di ricerca che ovviamente non contraddice la centralità del rapporto<br />

nord-sud nella storia del territorio trentino, ma che la integra. Ogniqualvolta si<br />

approfondisce – osservando con attenzione le pur modeste fonti disponibili –<br />

una tematica specifica, capita in effetti di constatare la ricchezza delle relazioni<br />

culturali, sociali ed economiche intra-alpine, che traversano il territorio trentino<br />

in direzione ovest-est o est-ovest. Ci troviamo qui all’interno di quella épaisseur<br />

des Alpes, di quello ‘spessore’ geografico – così diverso da una semplice barriera<br />

– del quale ha parlato più volte il maggior storico vivente della montagna alpina,<br />

Jean-François Bergier.<br />

Farò qui l’esempio della storia mineraria, cioè di un comparto non trascurabile<br />

della storia economica trentina del tardo medioevo, adducendo anche<br />

qualche esempio relativo proprio al territorio montano tra Vicenza e Trento<br />

che è l’oggetto specifico di questo contributo. Una lunga tradizione di studi<br />

imperniata sulle gloriose fonti normative del liber poste montis Arzentarie compreso<br />

nel Codex wangianus minor ha sottolineato e continua a sottolineare, appunto,<br />

la dipendenza dell’attività mineraria nel territorio trentino medievale dal ‘mondo’:<br />

a livello di uomini, di know-how tecnologico, di lessico. Viceversa non è difficile<br />

scoprire le tracce non trascurabili, sin dal Duecento, della migrazione da<br />

ovest ad est dei ‘tecnici’ bergamaschi, che esportano nella montagna trentina le<br />

loro tradizioni prima di superare anche lo spartiacque fra il bacino dell’Adige e<br />

quello del Piave e insediarsi nell’area dolomitica. Nel 1282, quattro magistri originari<br />

de episcopatu Bergomi, forse discendenti di alcuni magistri attivi nei decenni<br />

precedenti in val di Fiemme, ricevono dalla consorteria signorile vicentina dei<br />

da Velo i diritti di prospezione mineraria e di installazione di forni e fucine, e il<br />

conseguente indispensabile godimento dei boschi e delle acque, in una vasta<br />

area compresa fra Rotzo ad est, il monte Melignone, il monte Tonezza e valle<br />

Orsara ad ovest (dunque sul secolarmente conteso confine fra Lastebasse e<br />

Folgaria), Arsiero e la valle di Posina a sud, con esplicito riferimento alla consuetudo<br />

attestata nel liber sancti Vigilii. I da Velo, che da tempo (come ha mostrato<br />

Bortolami nel suo contributo alla Storia dell’altipiano di Asiago) erano in relazione<br />

con la famiglia trentina dei da Beseno anch’essa interessata al controllo delle<br />

montagne fra il Trentino e il Vicentino, si impegnano a fornire, all’occorrenza,<br />

ben 300 laboratores ai quattro imprenditori minerari.<br />

Allargando l’obiettivo, più in generale, alle relazioni commerciali, non è difficile<br />

trovare per il territorio trentino conferme all’importanza notevole e sottovalutata,<br />

insieme al fondamentale itinerario della valle dell’Adige, degli itinerari<br />

commerciali secondari, relativamente secondari, che si intersecano nel territorio<br />

del principato vescovile nel senso della longitudine, tra la Lombardia e il<br />

Trentino, tra la val di Fiemme e la valle del Piave, tra la val Lagarina e la montagna<br />

veronese e vicentina. Non tornerò qui su concetti molto noti alla ricerca

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